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Politica

DA MEZZA CALZETTA A STATISTA

MANIGLIO BOTTI - 03/02/2012

Alcuni millantati politologi, mesi fa, chiacchierando al termine di una cena, prevedevano di quanti punti sarebbe salito l’indice della Borsa di Milano grazie a un’anticipata fuoruscita di Berlusconi dal governo: uno disse di tre punti; macché – replicò un altro – di quindici!

S’è visto poi, quando l’uscita è realmente avvenuta, che non era così. Dopo l’insediamento a Palazzo Chigi del professor Monti, gli indici della Borsa e dello spread con i titoli tedeschi hanno continuato a oscillare paurosamente, spesso gli uni verso il basso e gli altri verso l’alto, come prima. A dimostrazione che ai cosiddetti mercati poco importano, dinanzi alle capienze dei portafogli, talune vicende italiane. Certamente, Monti e il suo governo – con l’approvazione del Parlamento – hanno prescritto all’Italia una cura pesante. Può darsi, e tutti se lo augurano, che tale intervento sortisca l’effetto desiderato. Sul piano internazionale, le cose si stanno muovendo molto piano, e anche le risatine ironiche di Sarkozy e della signora Merkel, alla fine, si sono ritorte contro i loro stessi autori.

Sul piano interno, invece, bisognerebbe domandarsi che cosa ciò avrebbe comportato se a propinare le dosi da cavallo fosse stato proprio Berlusconi. Pensiamo – solo per fare due esempi – alla riforma delle pensioni e alle liberalizzazioni, cominciate dai tassisti e dalle farmacie, lasciando (per ora) tranquille le banche e le società finanziarie. Gli squilli di tromba, da sinistra, ci avrebbero assordati. Per una volta non è difficile credere al premier destituitosi, quando dice di averlo fatto per senso di responsabilità, senza avere ricevuto una forma di disapprovazione del suo operato da parte delle Camere, e in difesa del bene comune. Per primo gliel’ha riconosciuto il suo successore.

Non è un caso che Umberto Bossi, ancora capo carismatico della Lega, abbia tacciato l’(ex) alleato di essere una “mezza calzetta” perché non vuole fare cadere il governo Monti. E non è un caso che il Corriere della Sera abbia invece elogiato il comportamento del magnate televisivo, paragonandolo a quello di un vero statista, lo stesso giornale che fino a pochi mesi fa ben si sarebbe guardato da simili paragoni, pena sbeffeggiamenti e critiche a non finire. Insomma, Berlusconi – imprevedibilmente, invero – lontano dai riflettori sta dando il meglio di sé.

I soliti dietrologi hanno affermato che l’ex premier ha patteggiato in qualche modo la sua uscita di scena. Si vedrà come andranno a finire i processi in corso. Per adesso le sue mosse lo hanno messo al centro della storia, o della cronaca, e non del tutto in senso negativo.

Un’indicazione, comunque vadano a concludersi le nostre avventure, rimane chiara: nel 2013, nel momento della scadenza elettorale naturale, Berlusconi avrà settantasette anni. Davvero troppi per il personaggio che, In Italia, ha sovvertito l’antico detto siculo “megghiu cumannari ca futtiri”. A quell’età egli arriverà in ritardo per tutti e due gli esercizi.

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