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VACANZE

GIAMPAOLO COTTINI - 22/07/2016

L’Ospizio del Gran San Bernardo

L’Ospizio del Gran San Bernardo

C’è un modo di considerare le vacanze che le riduce a semplice contenitore di tempo vuoto, un tempo da riempire con lo svago e il divertimento, con lo scopo di allontanarsi (divergere e prendere le distanze, appunto) da quanto normalmente ci assilla di più. Si va per questo alla ricerca del vuoto per compensare la dimenticanza di qualcosa con cui temiamo di doverci impegnare, tanto che la libertà offerta dal tempo di vacanza può trasformarsi quasi senza accorgercene nella totale distrazione da noi stessi. Perciò la vacanza diventa il luogo della verifica di ciò che l’io attende veramente, e solo allora diventa momento di vera ricreazione dello spirito e di ricostituzione delle energie del fisico. Ciò non significa pensare solo a vacanze cosiddette impegnate, spesso più stressanti del lavoro, rinunciando al sacrosanto diritto al giusto riposo, ma piuttosto chiede un atteggiamento limpido e sereno per meglio riconoscere la via maestra del proprio io nell’ascolto del Mistero insondabile di cui siamo fatti. E così il tempo del riposo diviene propizio per conoscere meglio sé stessi, liberandosi dal clamore e dalla confusione della vita quotidiana.

Ciò è tanto più importante in tempi oscuri e violenti come quelli che stiamo vivendo, perché offre lo spazio per riproporre. in modo vivo, le domande essenziali. E non è la proposta solo di cercare in un buon libro il viatico allo smarrimento creando un luogo di personale riflessione interiore impenetrabile al prossimo, ma piuttosto di spalancarsi con libertà anche a relazioni umane che ci ridicano chi siamo veramente. In tempi in cui l’altro viene visto come un potenziale nemico, è possibile, infatti, riscoprire che possiamo guardare a lui come ad un bene per me, qualunque sia la circostanza in cui può avvenire l’incontro concreto.

Ma poiché l’uomo è creato da Dio capace di gustare la bellezza del creato, è essenziale anche che impari a godere dell’armonia della natura, che quotidianamente è donata come tesoro offerto a tutti. Perciò il primo sguardo da recuperare perché la vacanza sia bella è quello dello stupore per la multiforme bellezza del creato, imparando a scrutare l’impronta impressa in ogni volto ed in ogni cosa. In questo sguardo diventa possibile riconciliarci con tutto l’umano superando i pregiudizi e godendo dell’originalità che in ogni io si esprime. Partendo proprio da chi ci è più prossimo e familiare riscopriremo così tanti riflessi inusitati di quel caleidoscopio che è l’esistenza. Tutto torna allora alla sua originaria luce offrendo uno straordinario richiamo alla preghiera come sorgente di contemplazione del volto del Creatore.

Abbiamo tutti bisogno di trovare serenità, soprattutto dopo le violenze terroristiche di queste settimane, che sono assolutamente insensate e che ci lasciano inquieti perché sembrano cancellare ogni traccia di umanità; ma non è sufficiente rinchiudersi in una sorta di riflessione mistica, cercando il dialogo con Dio solo nel silenzio della propria coscienza: dobbiamo cercare anche nuovi rapporti autentici, in cui amore e amicizia possano essere nuovamente vissuti in modo vero. Senza voler esagerare (siamo in vacanza!), non si può perciò limitarsi a chiacchierare in modo banale, ma bisogna andare un po’ più in profondità alla scoperta della Verità dell’uomo.

Auguro allora che le vacanze siano sintesi di parole e silenzio, facendo anche esperienza di un meritato riposo. Recentemente, visitando l’ospizio dei monaci costruito al Passo del Gran San Bernardo sopra Aosta, ho potuto leggere alcune interessanti meditazioni su come il rapporto con la montagna abbia un valore quasi sacro, così che il rapporto con Cristo venga vissuto nella contemplazione anche della bellezza della montagna e sui sentieri tracciati dalla natura e da Dio per avvicinare l’uomo al cielo. L’uomo è destinato all’infinito e tutto è occasione per farne esperienza, purchè l’animo sia aperto come quello di un bambino che è sempre capace di dire di tutto “tu sei un bene per me”.

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