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Editoriale

PASSAGGIO

GIAMPAOLO COTTINI - 30/03/2018

resurrezioneC’è in ogni uomo una profonda tensione tra il desiderio di poter affermare se stesso in ogni direzione e di porsi come onnipotente rispetto ad ogni forza esterna, e la percezione di un profondo limite invalicabile, di una pesantezza che ci impedisce di volare verso dove vorremmo. La vita è così percorsa  da una lotta tra la vita e la morte, tra il tendere  all’infinito e il rimanere prigionieri della finitezza del nostro essere. E’ la dialettica tra grandezze e miserie dell’ uomo che già Pascal identificava come motore dell’ esistenza: la nostra esperienza ci dice che siamo di fronte in realtà al combattimento tra vita e morte, tra volontà continua di auto trascendersi e sconfitta imposta da un limite invalicabile. Così ogni giorno siamo chiamati a decidere per il cambiamento, per il superamento dello stato di fatto in vista di operare un vero e proprio passaggio verso una condizione nuova di esistenza.
Pasqua è questo passaggio: è il cambiamento definitivo di colui che essendo il Signore della vita vince la morte, accettando però di passare attraverso di essa assumendola in tutta la sua drammaticità: questo segna il mutamento definitivo della natura umana.
La fede cristiana parla infatti di resurrezione, non di immortalità dell’anima, evitando così ogni tentazione spiritualista e obbligandoci a pensare che il caso serio della vita sta proprio nella vittoria sulla morte e sul disfacimento della corporeità.
Gesù è veramente stato sepolto nel sepolcro, è disceso agli inferi ed è risorto per poi salire definitivamente al cielo, così come si dice nel credo, ed è passato in una nuova vita proprio perché ha accettato di assumere fino in fondo le condizioni della vita carnale.
La Pasqua è il miracolo di questa resurrezione che è un avvenimento non una teoria, che è un fatto accaduto misteriosamente in un tempo ed in un luogo precisi.
La Pasqua diventa così la sintesi tra l’amore di chi si dona completamente per gli altri come Gesù sulla croce per liberarci dai nostri peccati, e il dolore quotidiano che è la cifra dell’ esistenza umana.
Solo l’ amore giustifica il sacrificio.
In un’ epoca che tende a diventare post-cristiana, l’annuncio della Pasqua suona come l’affermazione dell’ impossibile che diventa possibile: lo ha detto papa Francesco a Milano ricordando come l’appartenenza ad un popolo scelto per l’alleanza ridà nuovo significato al miracolo della vita che vince la morte.
Cristo è risorto, è veramente risorto: è iniziata per l’ umanità un’ esistenza nuova e diversa, impensabile, e dentro di essa si colloca la vita quotidiana di ciascuno di noi.
Per questo si giustifica la vita di comunione delle nostre comunità cristiane come superamento dell’egoismo personale per affermare un bene comune; per questo ha senso parlare di una chiesa impegnata ad includere tutti e a non emarginare nessuno, una chiesa  dei poveri che è sempre in uscita e che è sempre rivolta al bene di tutti gli uomini; una chiesa che vive di una unità costruita nella pluriformità.
La chiesa è dunque non solo il luogo della memoria di quanto accaduto, ma è la carne stessa che realizza i contenuti della promessa; per questo la Pasqua si presenta non come festa di valori ma evento che realizza il mistero della vittoria della vita sulla morte. In questo senso la Pasqua chiede la pace come condizione necessaria per il riconoscimento reciproco tra gli uomini e per il loro immergersi in Dio come fonte di ogni certezza e di ogni valore.Una pace che scaturisce da quel sepolcro finalmente liberato e da cui splende la luce che si diffonde su tutto.
E’ la vittoria della pace che supera ogni interesse particolare, si afferma in un orizzonte più ampio ed universale in cui ognuno può vivere e riconoscere valori di sé e dell’ altro.
La tradizione ci fa guardare i simboli pasquali nella consapevolezza che la vita prevale su tutto: l’uovo segno dell’ origine della vita, l’acqua del battesimo finalmente capace di poter purificare l’uomo dalle sue mancanze e dai suoi peccati, l’agnello che non è più solo vittima sacrificale ma è agnello mistico che rappresenta la centralità della vittoria di Cristo.
Sono tutte immagini che ricorrono in tutta la tradizione artistica che hanno formato la coscienza del cristiano in  duemila anni di storia.
Pensate alla Resurrezione di Piero della Francesca a Sansepolcro!
La Pasqua è il giorno che ci introduce alla gloria di Dio e ci fa riconoscere la sua Signoria su tutto il tempo dell’ umanità: il tempo acquista un nuovo valore e non si esaurisce nel solo risultato immediato dell’ azione.
Buona Pasqua a tutti: è l’augurio che la vita di ciascuno di noi sperimenti la speranza contro ogni disperazione, la carità contro ogni egoismo, l’ unità contro ogni divisione, la pace contro ogni inimicizia.

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