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Economia

L’INDUSTRIA ITALIANA, UN NUOVO FUTURO

GIANFRANCO FABI - 03/03/2012

Tra pochi giorni i tre saggi (tra i quali il varesino Antonio Bulgheroni) completeranno il giro di orizzonte tra le associazioni che formano la Confindustria e comunicheranno le indicazioni che vengono dalla base per il nuovo presidente dopo la scadenza del mandato di Emma Marcegaglia. Il 22 marzo riferiranno le loro conclusioni ai centottantasette membri della Giunta di Confindustria che subito dopo voteranno a scrutinio segreto. Il prescelto avrà tempo poco meno di un mese per mettere a punto la squadra dei vicepresidenti e il programma del primo biennio, che sarà presentato alla stessa Giunta il 19 aprile. Tappa finale del complesso processo di nomina, mercoledì 23 maggio, quando l’Assemblea privata di Confindustria eleggerà formalmente il nuovo presidente che il giorno dopo terrà il suo primo discorso programmatico all’Assemblea pubblica.

Come è consuetudine una delle prime tappe del nuovo presidente sarà l’annuale assemblea dell’Unione degli industriali della provincia di Varese.

Ma chi sarà? E quale sarà il suo programma? La seconda domanda è più facile della prima perché al momento attuale non è possibile prevedere chi tra i due candidati ufficiali sarà alla fine prescelto, mentre chiunque sarà nominato avrà alcune priorità molto chiare da portare avanti per rinsaldare il sistema industriale italiano. I due contendenti sono Giorgio Squinzi, titolare della Mapei, industria specializzata nei materiali per l’edilizia e a lungo presidente di Federchimica, e Alberto Bombassei, presidente della Brembo, una delle più note aziende mondiali nel settore dei freni per auto e moto. Due esponenti di industrie affermate che hanno fatto dell’innovazione, della ricerca, dell’internazionalizzazione, i loro punti di forza e praticamente da sempre impegnati nell’attività dell’associazione degli imprenditori a livello nazionale, settoriale o locale. Due personalità forse diverse come carattere, ma entrambi hanno vissuto in prima persona le strategie vincenti dello sviluppo industriale in un contesto difficile come quello italiano.

Sul programma le differenze appaiono soprattutto sfumature tattiche ed è una evidente forzatura catalogare, come è stato fatto, Bombassei tra i falchi e Squinzi tra le colombe. La realtà è che l’uno e l’altro hanno ben presente come la passione imprenditoriale deve affiancarsi al dialogo costruttivo e come sia necessario che tutte le parti sociali si assumano precise responsabilità prima di avanzare le pur doverose rivendicazioni. E l’uno e l’altro sono convinti che l’industria, e con essa l’innovazione e la crescita sociale, debba costituire ancora a lungo una forza centrale della realtà economica italiana.

L’Italia infatti corre il rischio di diventare un paese post-industriale, ma non perché all’industria sono subentrate attività avanzate nel campo dei servizi e della ricerca, ma perché non si è riusciti a bloccare la decadenza dei settori tradizionali, perché la vera innovazione è rimasta ai margini, perché la difesa dell’esistente ha preso il posto del necessario e costruttivo rinnovamento.

Per l’associazione degli imprenditori si tratta di accettare la sfida del cambiamento e di superare quei problemi che hanno portato solo pochi mesi fa alla clamorosa uscita della FIAT. Ma una Confindustria senza la FIAT, che resta la maggiore azienda privata italiana e la più internazionale, è come Varese senza il Sacro Monte, i Promessi Sposi senza Don Abbondio, o la pizza napoletana senza il pomodoro.

Anche per questo gli ultimi quattro anni hanno rappresentato un periodo particolarmente difficile per l’associazione degli imprenditori. Non è stato facile il rapporto con il Governo nei confronti del quale si è comunque passati da un sostanziale appoggio ad una aperta contestazione. Non è stato facile il rapporto con i sindacati, soprattutto con una CGIL che paradossalmente è diventata una forza conservatrice. Non è stato facile lo scenario esterno, segnato da una crisi globale che ha messo a dura prova tutti i Paesi.

Il cammino del nuovo presidente comunque segnerà una svolta rispetto al passato ed è un cammino che prevede subito le salite alle prime tappe. Sia Squinzi, che peraltro è un appassionato ciclista, sia Bombassei hanno comunque tutti i mezzi per affrontarle al meglio.

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