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Lettere

FERROVIA GALLARATE MALPENSA

- 08/11/2019

Nell’ambito della Conferenza di Servizi decisoria per il rilascio del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale ai sensi dell’art. 27-bis del d.lgs. 152/2006, relativamente al progetto “MXP Railink – Collegamento ferroviario Malpensa Terminal 2″, nei Comuni di Gallarate, Casorate Sempione, Cardano al Campo e Somma Lombardo, in provincia di Varese, interamente collocato nel Parco Ticino, ho scritto al Presidente della Provincia di Varese (e nuovamente, nello stesso senso, scriverò a quello della Regione Lombardia), pregandolo di assumere una decisione più ferrea di quella fino ad ora assunta. Questa sarà convocata all’incirca verso la metà di questo mese e la Provincia di Varese si è limitata a esprimere il seguente parere: “Considerato che l’istruttoria svolta ha fatto emergere, per quanto di competenza di questo Ente, la presenza di impatti ambientali rilevanti su alcune componenti ambientali (ecosistemi e vegetazione, paesaggio) e che tali impatti, seppure mitigati dalle misure previste nel SIA e proposte nell’ambito di questa istruttoria, non sono pienamente compensati all’interno dell’ambito interessato dal progetto, si invita l’autorità competente, nel valutare la compatibilità ambientale dell’opera a tenere in considerazione la funzionalità della stessa entro un modello sostenibile di accessibilità a Malpensa”.

Lo ho invitato così a manifestare con maggiore imperiosità una propria contrarietà alla realizzazione della nuova ferrovia, quella che mi pare essere una vera e propria mostruosità.

Innanzitutto, una simile ferrovia (il tratto tra Gallarate-Malpensa terminal 2), una volta realizzata, comporterà la distruzione di un bosco di pregio senza che vi sia, alla base di tale scempiaggine, valida ragione. La verità è che sembra un’ipotesi progettuale che ricalca le decisioni attorno all’aeroporto. Tutte prese senza sentire il parere della popolazione residente e decise dall’alto. Infatti, la nuova ferrovia non verrebbe fatta per risolvere il problema di coloro che vivono, come specifica Arpa nei suoi rapporti, in una zona gravemente inquinata. Tutt’altro. Quest’opera, semmai venisse realizzata, lo sarebbe solo per soddisfare l’esigenza aeroportuale di avere un maggior numero di utenti.

Mancherebbe anche uno studio progettuale completo all’interno del quale inserirla. Mi rifiuto di valutare la bontà di un’opera che prescinda da uno studio preliminare che continuo ad invocare. La si deve smettere di considerare l’area attorno a Malpensa una terra sulla quale, senza che vi sia la benché minima attenzione per le sue alte valenze ambientali, poter scaricare tutto ciò che si pensa possa servire all’aeroporto, ovvero i bisogni che il Comune di Milano non possa soddisfare sul proprio (come è capitato ora con la necessità di riammodernare l’aeroporto di Linate).

A dare un ulteriore valore alla mia richiesta di esprimersi negativamente, ci sarebbe anche da considerare il fatto che l’operazione bridge, a unanime detta di amministratori e di tecnici, sia stata gestita senza che si creasse alcun tipo di problema a causa del treno. Che bisogno c’è allora di andare a realizzare una nuova ferrovia quando quelle già in azione sono perfettamente in grado di soddisfare le richieste di Malpensa anche qualora Milano avesse emergenze? Sarebbe ora che le istituzioni pubbliche che vorrebbero realizzare la ferrovia attraverso la Brughiera, tengano conto di quelli che dovrebbero essere i principali scopi dell’azione pubblica (innalzamento dei livelli di qualità di vita degli amministrati). Questi non sono certamente quelli di far crescere il reddito di una società privata.

Ho chiesto al Presidente della Provincia quindi di valutare queste parole che provengono direttamente dal mio cuore esprimendo un parere negativo.

Arturo Bortoluzzi

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