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Quella volta che

CICLO STORICO

MAURO DELLA PORTA RAFFO E MASSIMO LODI - 20/12/2019

ganna-Caro Mauro, quella volta che…

“Caro Massimo, quella volta che Ivan Basso, ciclista di speciali doti, mi confessò un segreto”.

-Quale?

“A conclusione degli allenamenti per il Giro d’Italia, era solito effettuare un test sul Cuvignone. Se ci metteva non più di ventotto minuti ad arrivare in cima, significava ch’era pronto per vincere la storica corsa a tappe. Altrimenti, no”.

-Il responso funzionava?

“Funzionava. Basso s’impose in due Giri d’Italia, il Cuvignone gliel’aveva predetto. I varesini, nell’insieme, s’affermarono in nove. Cinque volte Binda, una a testa Ganna e Garzelli. Ganna fu la trionfale maglia rosa del 1909, esordio della manifestazione sportiva. Nessun altro territorio può contare su un simile albo d’oro”.

-Motivo dell’eccezionale trend?

“Misterioso. Le passioni nascono, si susseguono e tramandano senza che necessariamente vi sia una spiegazione”.

-Potrebbe essere, butto lì: un esempio tira il successivo. Spirito d’emulazione, eccetera…

“Non ho risposte sicure. Domande senza risposte, sì. Come quando chiedo ad amici del Comasco perché noi contiamo così tanti campioni delle due ruote e loro no”.

-Campioni in strada e campioni ai margini. Nel senso: formidabili capacità dirigenziali e organizzative…

“Lo dimostra la Tre Valli, che l’anno venturo celebra il centenario. Corsa leggendaria. E lo dimostra  l’organizzazione di alcuni campionati del mondo, l’ultimo nel 2008”.

-E il primo nel ’51, vicenda epocale: italiani favoritissimi, poi la beffa di Kubler…

“Dopo varie scaramucce tra i nostri big azzurri, si formò un gruppetto di fuggitivi. Riuscirono a farne parte Magni, Minardi e Bevilacqua. Non Bartali. Lo svizzero si rivelò più scaltro e bravo di loro. Sul traguardo, dove stavo anch’io a soli sette anni, la delusione fu grande. Peccato: cinquecentomila tifosi lungo il percorso, entusiasmo per la tentata e inutile rimonta di Ginettaccio, che quasi riuscì nel miracolo. Poi scoramento finale”.

-Ci rifacemmo nel 2008…

“Sì, primo Ballan, secondo Cunego. Stesso scenario d’arrivo del ’51, l’ippodromo delle Bettole. Fantastico”.

-Si parlò di farne lo stadio del ciclismo…

“Si parlò”.

-A proposito di stadio. Masnago ospitò un altro mondiale…

“Nel ’71. Mondiale su pista, specialità ch’era già in fase di decadenza dopo i fasti degli anni Cinquanta e Sessanta. Ero il segretario dell’Azienda di soggiorno, dovetti occuparmi della questione amministrativa, vissi da vicino l’evento. Ebbe il suo buon riscontro di spettatori, immagine, pubblicità per Varese”.

-Torniamo ai pedalatori mitici. Binda il super con tre mondiali, Ganna trionfatore nel primo Giro d’Italia, tanti altri nella loro scia. Abbiamo nominato Basso. E poi?

“Eviterei l’elenco, sarebbe sterminato. L’ultimo a inorgoglirci vincendo il Giro è stato Garzelli, curiosamente dello stesso paese di Fezzardi. Ma abbiamo esultato per Contini, primo italiano a tagliare vittorioso il traguardo della Liegi-Bastogne-Liegi, la corsa delle corse. Per Chiappucci, che conquistò le montagne e le tappe di tanti Giri e Tour. Per Panizza, Passuello, Pecchielan e tantissimi altri. Senza dire di quelli che potremmo considerare varesini d’adozione”.

-Tipo?

“Tipo Motta e Saronni, vincitori di quattro Tre Valli ciascuno, e spesso sulle nostre strade ad allenarsi. Saronni sgobbava con Panizza: a volte addirittura per nove, dieci ore di fila. Panizza faceva morire Saronni: lo racconta sempre Saronni, quando tiene banco in conferenze sul ciclismo del passato”.

-Il presente sembra meno promettente…

“Non è alla sua altezza. Almeno per ora”.

-Il ciclo è concluso?

“Continua a girare, il ciclo. Ma sui nuovi percorsi non si vedono più i ‘garùn’ d’un Binda”.

-Uno che beveva trenta rossi d’uovo battendo tutti nel ‘Lombardia’…

“Non ci sono più le uova d’una volta. Neppure i rossi d’una volta. Figuriamoci i Binda”.

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