Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Attualità

CORONAVIRUS/3 PAURE

MANIGLIO BOTTI - 21/02/2020

nave

 Cominciamo dalla fine. Dal fatto che tutti, prima o poi – meglio poi che prima – dobbiamo morire. È un destino comune, dicevano a buon diritto gli antichi.Ed è l’istantanea riflessione, molto veloce, preoccupata e anche un po’ superficiale, che viene leggendo le paginate che i giornali dedicano all’epidemia di coronavirus che sta falcidiando una provincia della Cina, e non solo, a quanto pare…

 Nell’incertezza i condizionali, le ipotesi sono ancora d’obbligo. La paura, in questi casi la paura di una malattia irrimediabile – sarebbero necessari diversi mesi per enucleare un vaccino –, rappresenta il denominatore comune dell’ampio“interesse” riguardo la notizia. Perché il virus – il coronavirus – potrebbe estendersi, magari in continenti (l’Africa?) non adeguatamente attrezzati a contenerlo. E poi si ha l’impressione che la verità sia ancora una cosa vaga, un po’ pirandelliana, cioè una mezza verità, dove tutto è possibile a seconda di chi se ne occupi.

Non è tanto vero, come diceva il titolo di un film di Marco Bellocchio di tanti anni fa che “La Cina è vicina”. Tutto è relativo. Perché la Cina, nonostante le strade della seta, le amicizie commerciali, le spedizioni e le invasioni – che ormai hanno caratterizzato l’Europa e naturalmente anche l’Italia –, è ancora abbastanza lontana e, forse, sconosciuta. E poi è un territorio superpopolato: quasi un miliardo e mezzo di persone, vale a dire un sesto dell’intera umanità…

E qui sta il punto, da qui sono venuti i sospetti – corredati da un impegno encomiabile nella ricerca per conoscere e poi debellare il micidiale virus –, le indicazioni di una cosiddetta “solidarietà pelosa”, e forse un po’ ipocrita, che da noi non manca mai.

Mentre altrove, più in concreto, le precauzioni si sprecano: nel Centro e Sudamerica, per esempio, i controlli sarebbero capillari, anche a carico di europei.

Sempre quella storia della verità, un po’ detta un po’ no…Non si vorrebbe essere offensivi o, come s’è detto, ancora superficiali. Ma viene in mente la gag di Totò, a proposito della morte considerata ineluttabile destino dell’individuo, il quale Totò diceva allargando le braccia: Oggi a te, domani a lui…

Ma ora tutto sembra cambiare. Finora si era tenuta la malattia ancora a una certa distanza. Con quarantene, annunci collaudati di “sterilità” ecc. I casi recenti di Codogno, nella provincia di Lodi, e i due del Veneto  (in Italia, dunque e non nella provincia di Wuham che si deve andare a cercare sull’atlante) su cui si indaga hanno cambiato ogni prospettiva di lavoro e di precauzione. Tutto s’è all’improvviso capovolto.

 Si legge – dicunt, alla latina – che per ora il virus ha (avrebbe) portato alla tomba qualcheun migliaio di persone con decine di migliaia di contagiati, alcuni dei quali però l’hanno sfangata. Pare di sentirle le voci nei Bar Commercio, che ormai sono diventati un po’ le vere sedi delle nostre commissioni parlamentari: e che sono qualche migliaio persone a fronte di un miliardo e mezzo?

 Ma quando si ammala il vicino di casa tutto diventa diverso e incontrollabile.

 

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login