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Economia

ILLUSIONE FUTURA

GIANFRANCO FABI - 01/07/2020

btpInizierà lunedì 6 luglio il collocamento al pubblico di un nuovo titolo di Stato dal nome altisonante di Btp Futura, un titolo che avrà durata dieci anni ed è particolarmente dedicato al pubblico dei piccoli risparmiatori.

In pratica lo potranno acquistare tutti, partendo da un taglio minimo da mille euro. Negli ultimi giorni in Ministero dell’Economia ha fatto un grande sforzo di propaganda per sollecitare l’acquisto di questi titoli il cui ricavato sarà interamente dedicato a finanziare gli ultimi provvedimenti varati per affrontare l’emergenza sanitaria ed economica che il paese ha dovuto e dovrà ancora affrontare.

Ma per ottenere un buon risultato questo titolo offre anche alcune particolarità per renderlo, almeno in teoria, più attraente rispetto agli altri titolo sul mercato. I tassi di interesse di base saranno garantiti, ma potranno aumentare in linea con l’eventuale crescita del Prodotto interno lordo, ed è inoltre previsto un premio fedeltà fino al 3% per chi manterrà i titoli fino alla scadenza.

Non è stato fissato un quantitativo minimo o massimo, ma l’ambizione è quella di almeno eguagliare il risultato dell’emissione il mese scorso di un altro Btp, questa volta chiamato Btp Italia, della durata di cinque anni, e per il quale sono stati raccolti ben 14 miliardi dai risparmiatori e altri 8 dai cosiddetti investitori istituzionali, come i fondi pensione o i fondi di investimento”.

Da un profilo strettamente finanziario il Btp Futura appare vincente: garantisce tassi più alti di quelli di mercato, ha un premio fedeltà, può avvantaggiarsi dall’eventuale (e peraltro da tutti sperata) crescita dell’economia italiana. Da un punto di vista politico il Governo fa leva sul fatto che il ricavato, come detto, sarà destinato a finanziare le misure contro l’emergenza.

C’è tuttavia una grande contraddizione. Nello stesso momento in cui il Governo chiede questi soldi ai risparmiatori, promettendo loro un vantaggioso tasso di interesse e quindi impegnandosi a pagare un prezzo rilevante, lo stesso Governo rifiuta i fondi che potrebbero venire dal Mes, il meccanismo europeo di stabilità che è pronto a finanziare, badate bene a tassi praticamente a zero, fino a 36 miliardi le spese per l’emergenza sanitaria.

Dove sta la differenza? Poniamo che con il Btp Futura si raccolgano dieci miliardi e che il tasso di interesse iniziale sarà dell’1%. Ebbene il primo anno il costo sarà di cento milioni e per i dieci anni, tenendo conto della crescita dei tassi di interesse, si supereranno sicuramente i due miliardi. Cifre ovviamente destinate a crescere se la “raccolta” sarà superiore.

Ecco allora che questi almeno due miliardi di costi aggiuntivi dovranno essere pagati, attraverso le tasse, dagli stessi cittadini a cui si chiede di fare un prestito allo Stato.

Ma sul Mes si sta svolgendo una delle più surreali polemiche politiche. L’opposizione, con Lega e Fratelli d’Italia insieme a un folto gruppo di 5 stelle, sono contrari per timore che si ripeta in caso della Grecia, a cui furono imposte drastiche misure di risanamento del bilancio per ottenere un prestito che salvasse, come è avvenuto, il Paese dalla bancarotta.

Dopo la pandemia tuttavia il Mes ha cambiato volto e prevede aiuti fino al 2% del Prodotto interno lordo (per l’Italia potrebbero essere 36 miliardi) con la sola garanzia di destinare questi fondi a spese e investimenti collegati all’emergenza sanitaria. E del tutto evidente che l’Italia, che già ora spende 110 miliardi l’anno per la sanità, ha bisogno come l’ossigeno di fondi per migliorare le proprie strutture e per contrastare il più possibile una nuova ondata di contagi.

Ma quando l’ideologia prende il sopravvento anche la logica deve fare un passo indietro. E così si varano strumenti finanziari con costi elevati, costi che ricadranno inevitabilmente sui cittadini perché lo Stato sarà costretto a togliere con una mano quello che ha dato con l’altra.

Il grande successo del collocamento, se ci sarà, sarà quindi un’illusione. Un buon padre di famiglia non solo non spenderebbe una somma rilevante quando potrebbe risparmiarla, ma soprattutto non approfitterebbe del buon senso dei cittadini facendo loro credere di ottenere dei vantaggi quando invece si carica di oneri aggiuntivi un bilancio dello Stato che non è certo in buona salute.

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