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Attualità

RATZINGER E IL PARADIGMA DELL’AMORE

CLARA CASTALDO - 13/04/2012

«Non si può immaginare un amore che non rechi in sé il desiderio e la promessa del “per sempre”» perché «solo ciò che dura per sempre corrisponde veramente al cuore dell’uomo». Anche se questi si dimostrano essere il desiderio e l’inclinazione umana più naturali – l’augurio che ognuno fa a sé e all’altro – oggi c’è una sorta di resistenza alla possibilità che l’amore possa essere totale, incondizionato, reciproco, autenticamente accogliente.

Forse anche per questo le meditazioni di accompagnamento alla Via Crucis di Roma, quest’anno, sono state affidate ad una coppia: Danilo e Anna Maria Zanzucchi, iniziatori del Movimento “Famiglie Nuove” del Movimento dei Focolari. È la prima volta che questo compito viene svolto da due sposi e risulta ancor più significativo nell’anno in cui avrà luogo il VII Incontro Mondiale della Famiglia a Milano.

La scena del Calvario, nel testo di commento al Venerdì Santo, si traduce – si trasfigura – nelle sofferenze quotidiane di una famiglia, magari attraversata dalla pena per il tradimento del coniuge o per l’interruzione di quella originaria gioia della vicinanza o per la confidenza improvvisamente smarrita.

Dove finiscono, ad un certo punto, l’entusiasmo del vivere all’unisono, la “risonanza dei cuori”? Perché si creano le ferite nell’animo?

Il testo della famiglia Zanzucchi è concreto, sincero nel raccontare un’esperienza del tutto umana, feriale si potrebbe dire.

Ma la sofferenza di chi si sente abbandonato si specchia nella figura del Cristo che, flagellato e umiliato, trascina la croce lungo il cammino.

D’improvviso si perde lo slancio di una volta, tutto è ripetitivo, ogni atto pare pesante e vien voglia di evadere. Quale diventa, allora, l’orizzonte di senso per un uomo e una donna che hanno legato la propria vita a quella della persona amata? Il perdono e la compassione paiono, davanti all’immagine del Crocifisso, le sole vie da preferire (“La nostra debolezza c’è, ma il Tuo amore è più grande delle nostre carenze, può sempre accoglierci e capirci”). La promessa di trovare un senso in tutto questo, la promessa del “ristoro” si vede nella figura della Madonna “modello del silenzio”.

La famiglia diventa allora il primo e privilegiato luogo dove si sperimenta l’identità personale, la compagnia e l’accompagnamento, l’accoglienza, il perdono. Solo con questa prospettiva la famiglia diventa molto più di un semplice nucleo di persone legato da vincoli di sangue. Essa si trasforma in matrice e incubatrice di un essere umano, luogo di formazione e intuizione esistenziali, patria dell’intelligenza e del sentimento, dimora di paternità e felicità, perché “La casa è un posto dove andare. La famiglia è qualcuno da amare”.

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