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Società

LOURDES UNITED

ANNA MARIA BOTTELLI - 24/07/2020

lourdes1Anche il Santuario di Lourdes, il più noto al mondo per la devozione a Maria, ha dovuto chiudere i battenti a causa della pandemia, a partire dal 17 marzo. Era particolarmente triste osservare durante le trasmissioni televisive – il Rosario quotidiano delle 18 o la Messa in svariati orari – la zona attorno alla Grotta completamente vuota. Penso che dall’anno delle apparizioni – 1858 – non sia mai successo. Pur tuttavia il mondo intero, unito attraverso la preghiera, si è costantemente rivolto a Maria, la Mamma sempre attenta e pronta a consolare, sostenere, aiutare i suoi figli. Ma ecco una buona notizia: da qualche giorno il Santuario ha ripreso l’accoglienza dei pellegrini, ovviamente con le dovute precauzioni e attenzioni, visto il momento difficile e la presenza ancora del Covid.

Il 16 luglio scorso, anniversario della diciottesima e ultima apparizione a Bernadette, il Santuario di Lourdes è diventato – per la prima volta nella sua storia – il luogo di un pellegrinaggio virtuale, chiamato profeticamente Lourdes United, attraverso un collegamento online di milioni di persone. Si sono succeduti celebrazioni, rosari, processioni, preghiere in dieci lingue, lungo le quindici ore di diretta ininterrotta. Per il Rettore, Mons. Olivier Ribadeau Dumas si è trattato di “un evento senza precedenti, segno di speranza e di comunione”. “Le sofferenze e le difficoltà – sostiene il Rettore – non avranno l’ultima parola, non saranno l’ultima parola di Dio all’uomo. I credenti, riuniti grazie alle reti sociali, sono uniti nella preghiera di affidamento a Maria: ciò diventa appunto un gesto di speranza.”  Ma Lourdes United si trasforma anche in un grande simbolo di comunione e di fiducia. “Possiamo essere in comunione tra noi oltre ogni frontiera e oltre ogni necessità sanitaria, facendo orazione insieme. E tutto questo si trasforma anche in una grande opportunità per creare quel legame sociale che occorre alla nostra società troppo individualista” continua ancora Ribadeau Dumas. In una postazione situata al di là del Gave, di fronte alla Grotta, nel pomeriggio del 16 luglio si sono succedute numerose interviste a varie persone, sull’importanza che Lourdes ha avuto nella loro vita. Due giovani bretoni raccontano di quando già da bambini – iniziarono a 9 anni – accompagnavano il nonno: ci fu in loro con l’età un’evoluzione e un accrescimento spirituale, grazie anche all’esperienza lourdiana. Una giornalista francese fu inviata a Massabielle per un servizio: da un atteggiamento scocciato e superficiale, dopo una profonda riflessione in solitudine davanti alla Grotta, su domande cruciali quali la vita, la morte, l’amore, sentì nel suo intimo delle risposte che le fecero cambiare radicalmente le sue opinioni. I miracoli – pensò – sono nelle piccole cose del quotidiano, quelle che trasformano la vita e il cuore. Una signora di Roma ora responsabile delle Piscine di Lourdes, ha ricordato i suoi primi pellegrinaggi a partire dagli anni 70, in treno per molte lunghe ore, e tutte le emozioni provate a contatto con il mondo dei malati.

Quest’ultima testimonianza a me ha evocato i miei inizi unitalsiani. Più o meno ventenne con altre amiche e amici universitari e non, insieme su quei “treni celesti” dove la sofferenza dei numerosi malati-pellegrini era mitigata dalla speranza di quel viaggio che si rinnovava per loro ogni anno.  Pur faticoso, era ricco di quella attesa che solo Lourdes sa far percepire. Anche noi – dame o barellieri – giovani e alle prime armi, condividevamo il loro entusiasmo che ci permetteva poi di ritornare a casa rigenerati. Tutti abbiamo imparato molto da quelle persone fragili e fisicamente vulnerabili, ma capaci di trasmettere la loro pace interiore anche solo con un sorriso. Tra i numerosi malati che ho incontrato negli anni, prima come dama poi come medico della sottosezione unitalsiana varesina, merita un ricordo particolare l’amica Cleofe. Varesina doc – abitava all’ultimo piano in un edificio di via S. Martino – era affetta da tetraparesi spastica insorta in periodo perinatale. Inchiodata da sempre sulla sedia a rotelle distribuiva con il suo sorriso e la sua vivace intelligenza pillole di saggezza costantemente alimentate da una religiosità profonda. Per lei il pellegrinaggio annuale a Lourdes rappresentava un appuntamento imprescindibile per l’incontro con Maria e per aumentare la sua fede. Si è soliti pensare che per il buon samaritano il malato sia il “prossimo”: a Lourdes tutti abbiamo appreso che siamo noi – i cosiddetti sani – il “prossimo” del malato e Cleofe ne è stata un esempio edificante.

La fatica a Lourdes passava in second’ordine – anche quella della partecipazione alla S. Messa delle 5 di mattina – prima di iniziare i vari servizi coordinati e gestiti dalle Dame maggiori. Un ricordo particolare di gratitudine per i loro insegnamenti alle carissime Massimina e Matilde sempre disponibili a consigliarci e a sostenerci: la loro fede era una roccia cui aggrapparci nei momenti critici. Ci hanno insegnato con generosità ad accogliere l’altro, ad ascoltare i malati in quanto persone da osservare sempre con benevolenza. Il loro esempio di fede che superava anche le montagne è stato davvero autentico. Ora entrambe nell’aldilà sono certa che continueranno a vegliare sull’amata Unitalsi varesina e su tutti noi ancora in viaggio, lungo il pellegrinaggio terreno in questo difficile momento storico.

Rievocando l’ultima apparizione del 16 luglio 1858, sappiamo che Bernadette all’epoca non si trovava nella Grotta ma dall’altra parte del fiume Gave.” Era distante – ricorda Ribadeau – come sono distanti le tante persone che da tutto il mondo partecipano all’evento online, con l’intenzione di pregare uniti”. Distanti sono anche i non credenti: ma Lourdes è uno strumento di salvezza anche per coloro – e sono numerosi – che proprio lì hanno trovato negli anni e continueranno a trovare un senso per la loro vita.

Quando Bernardette partì per Nevers, non fece poi più ritorno a Lourdes. Con il costante pensiero, riviveva il pellegrinaggio nel suo cuore. Attraverso il segno della croce mediante l’acqua benedetta, l’accensione di una candela e la recita dell’Ave, sosteneva di continuare a svolgere così la sua presenza virtuale in quel luogo amato.

Credenti o non credenti, partecipanti ai pellegrinaggi veri o virtuali, con i tre semplici gesti suggeriti da Bernadette, potremmo anche noi tutti continuare a sentirci uniti e rafforzati.

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