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Opinioni

POLIAMBULATORI TERRITORIALI

STEFANO ROSSETTI - 20/11/2020

mediciHo letto e condivido l’analisi sulla questione sanitaria fatta dal Sindaco Galimberti su RMF online del 13 novembre scorso. Come abitualmente facciamo da tempo io e Davide, ci siamo scambiati opinioni e commenti in merito che, con piacere, condivido con voi.

  1. “Necessità anche di nuove professionalità sanitarie, esperti che mandino avanti i reparti per quanto riguarda gli aspetti amministrativi e gestionali e lascino ai medici la possibilità di fare i medici”.

Attenzione però che queste nuove figure non decidano l’organizzazione e la gestione dei reparti e delle attività autonomamente senza lavorare in stretto contatto e coinvolgere nelle scelte e negli indirizzi programmatici gli stessi operatori sanitari, evitando ciò che spesso succede nel pubblico, cioè che “la mano destra non sa ciò che fa quella sinistra”! In buona sostanza le ristrutturazioni amministrative e gestionali dovrebbero essere fatte da esperti in materia, sgravando di tali responsabilità e carichi lavorativi i medici, ma non possono prescindere da un coinvolgimento tempestivo, concreto e fattivo dei medici stessi che sono poi coloro che potranno giovarsi o potranno subire tali decisioni.

  1. “Riorganizzazione medicina territoriale”: Necessità sacrosanta!

Una possibile opportunità da valutare potrebbe essere la seguente: il medico di medicina generale, oltre al carico di lavoro clinico associato ad un elevato carico di tipo amministrativo-burocratico, è spesso isolato nel suo ambulatorio o nelle visite domiciliari e non ha il tempo necessario, o le occasioni, o magari anche gli stimoli ad interagire con colleghi e con specialisti sull’analisi e la gestione dei vari casi clinici. Poche occasioni di scambio e quindi di crescita culturale.

Ecco perché potrebbe essere interessante la creazione di strutture poliambulatoriali territoriali dove afferiscano un certo numero di medici di medicina generale, di specialisti in varie branche, e di altri operatori sanitari oltre ad avere disponibili, in loco o nelle immediate vicinanze, strutture di diagnostica di laboratorio e per immagini, di indagini strumentali, eccetera.

Questo per favorire un reale filtro medico e gestire territorialmente i pazienti destinando ai centri ospedalieri/universitari solo i casi che necessitino di elevata specializzazione. Ciò dovrebbe anche contribuire alla riduzione significativa delle liste di attesa e a poter accedere in tempi rapidi ai test clinici necessari per una corretta diagnosi e un’altrettanta corretta gestione del paziente. Ricordo per esempio i tempi di attesa per una spirometria che in un passato non tanto lontano superavano i sei mesi!

In più, mettendo in condizione di lavorare assieme medici di medicina generale, specialisti e altri operatori sanitari (fisioterapisti, radiologi, laboratoristi, eccetera) si creerebbero maggiori occasioni e possibilità di discussione clinica e di scambi culturali sui casi in esame. Ricordo infatti le riunioni cliniche volute dal professor Giannino Sala, organizzate in reparto ogni lunedì mattina, durante le quali tutto il suo staff al completo approfondiva e discuteva i casi clinici più complessi. Quanto sopra descritto nell’ottica di migliorare la gestione dei pazienti anche nei periodi di ferie in cui oggi tutto è lasciato nelle mani del sostituto che non sempre ha la piena conoscenza della storia clinica del paziente che ha di fronte. Queste strutture, che ho magari impropriamente definite come poliambulatori territoriali, dovrebbero essere in stretto contatto e collaborazione con i centri ospedalieri e dovrebbero altresì coinvolgere al loro interno delle figure professionali che gestiscano le logistiche organizzative e i tanti aspetti amministrativi e burocratici, lasciando i medici scevri da tali incombenze e liberi di dedicarsi alla gestione clinica dei pazienti. In questo contesto grande ruolo giocherebbero altri strumenti ormai diventati essenziali e imprescindibili quali la telemedicina, la digitalizzazione, la gestione e la messa in rete di cartelle cliniche, referti clinici e di laboratorio, eccetera.

Sono convinto che questa proposta non sia la sola strada percorribile, ma vuole essere solo di stimolo a migliorare e rafforzare la medicina territoriale che ritengo sia la strada maestra per un’accurata gestione della salute dei cittadini, lasciando la medicina ospedaliera focalizzata alla gestione dei casi clinici più bisognosi di elevata specializzazione.

Stefano Rossetti, Specialista in Gastroenterologia, Esperto in sviluppo di nuovi farmaci

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