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Opinioni

I VIGILI NELL’EX CASERMA

OVIDIO CAZZOLA - 27/11/2020

La ex caserma Garibaldi

La ex caserma Garibaldi

Nel maggio dell’anno passato quando era in corso un importante confronto fra diverse ipotesi di nuova localizzazione del mercato ambulante, che il progetto ‘area stazioni’ prevedeva di trasferire, proponevo di considerare una ipotesi diversa da quelle in discussione, ricordando la disponibilità di un’area in condizioni di abbandono, con edifici della prima epoca industriale varesina e spazi inutilizzati tra la via Bainsizza e la via Monte Santo, in adiacenza al piazzale Kennedy, mantenendo così le abitudini e la facilità di accesso attuali.

Mi sembrava che questa localizzazione, con la partecipazione attiva delle proprietà interessate e la valorizzazione delle aree circostanti, avrebbe potuto superare l’abbandono di questa parte della Città, affidandole un ruolo di servizio e di vita, di riferimento nuovo e opportuno per l’adiacente viale Belforte cresciuto, in attesa di recupero del Castello, senza luoghi di incontro e di relazioni sociali.

Ma la scelta è stata per piazza della Repubblica.

Quali saranno le conseguenze sulla vita e la mobilità nell’area circostante alla piazza avremo modo di sperimentarlo in un futuro ormai prossimo.

Rimane frattanto ancora indefinito il ruolo che la ex Caserma ottocentesca può assumere.

Credo che il nuovo mercato ambulante favorisca una decisione, che da tempo ritengo opportuna e ragionevole, per una sede adeguata del comando e degli uffici dei Vigili urbani, non più accettabile in via Sempione. Occorre dare infatti a questo servizio comunale di grande rilievo una localizzazione in posizione centrale adeguata alla sua funzione.

La ex Caserma è un luogo idoneo al riguardo per la sua centralità, la sua vicinanza alle stazioni, la sua dotazione di spazi sia a livello di corte sia per le necessità degli uffici ai diversi piani dell’edificio e la loro raggiungibilità da parte dei cittadini.

Mi pare invece inopportuna l’idea di trasferire qui la biblioteca civica.

Lasciamola dove adesso si trova: per la bellezza dei Giardini estensi che la circondano, per la vicinanza a molte scuole con percorsi pedonali adeguati a raggiungerla. Per la pace che assicura ai suoi frequentatori.

Non vorremo certo trascinarla in mezzo al traffico che caratterizzerà piazza della Repubblica.

Ma la Città si deve anche impegnare ad assumere altre decisioni per il suo ruolo necessario in questo territorio prealpino, che purtroppo non sembrano suscitare adeguata attenzione.

Mi permetto di ricordarle ancora, richiamando anche le considerazioni, che ho condiviso, della società Oikos di Bologna redattrice del PRG degli anni ’90.

Riguardano la necessità di avviare forme di collaborazione intercomunale per definire le strategie urbane che la Città reale varesina, che corona il suo lago, che si articola nelle sue valli deve darsi, per avere un ruolo culturale, sociale, economico autonomo e necessario rispetto all’Alto milanese e per una collaborazione opportuna con il Canton Ticino.

La nostra storia e l’attuale realtà delle relazioni con i ticinesi non possono essere ancora infatti condizionate da una linea di confine che le controversie politiche hanno tracciato nei secoli passati.

Riguardano anche la riorganizzazione dell’abitato varesino per superare una concezione di città come pura sommatoria di volumetrie edificate o da edificare, dando rinnovato rilievo ai centri storici, creando nuovi luoghi che consentano arricchimento culturale e sociale, che offrano servizi commerciali di vicinato, nuove aree verdi e un sistema bibliotecario diffuso.

Considero spesso le condizioni abitative e di vita dell’area che ha come asse viabilistico il viale Belforte.

Lungo il quale l’edificazione è andata sviluppandosi a partire dal 1913 quando venne realizzato il nuovo Cimitero e la nuova linea tramviaria al suo servizio.

E considero quale possa essere il suo recupero per la vita di relazione oggi, solo affidata all’edicola per la vendita dei giornali, al vicino supermercato, a qualche pizzeria, a qualche bar.

Nel passato ha avuto grandi meriti la cooperativa di viale Belforte frequentata ormai da pochi anziani.

Oggi dobbiamo considerare la necessità di realizzare almeno due centri di incontro sociale.

Il primo nell’area dell’ex macello, il secondo nell’area del Castello di Belforte.

Desidero ricordare che il secondo ha già oggi una sua consistente rilevanza e attende ormai solo che venga decisamente affrontato il recupero del Castello. Esiste già infatti la presenza adiacente di un Centro parrocchiale attivo, edificato alcuni anni fa, nascosto dietro i lasciti di una importante storia varesina.

Con il Castello finalmente recuperato, con la creazione di un parco pubblico, con l’impianto di un museo del Risorgimento in un luogo dove si è svolta una delle prime battaglie che portarono alla formazione dell’Italia, di una biblioteca, i varesini di Belforte avrebbero finalmente un luogo importante e attrattivo ricco di significati.

Il progetto di recupero del Castello è stato presentato, occorre ora reperire le disponibilità finanziarie di entità contenuta per la sua salvaguardia, necessarie per evitare la perdita, con nuovi crolli, di una storia secolare. Una storia della quale noi siamo il proseguimento. Che continua con il nostro impegno oggi.

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