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In Confidenza

FESTA

Don ERMINIO VILLA - 05/02/2021

prodigoUn padre aveva due figli. Uno va lontano, l’altro rimane ma è più lontano del primo. Il primo mette tra sé e il padre anche la distanza fisica, il secondo abita nella stessa casa, ma è abissalmente lontano per l’aspetto spirituale ed affettivo.

La parabola intende farci cambiare opinione su Dio. C’è una “felix culpa”, cioè un’avventura dolorosa che però ha permesso di conoscere più a fondo il cuore (e la gioia) del Padre. I due fratelli sono accomunati dagli stessi disvalori: per loro il padre non conta molto, forse niente. Contano solo i suoi beni.

Se ne va, un giorno, il più giovane, in cerca di sé stesso e di felicità. Non gli basta la casa, né il padre né il fratello. E forse la sua ribellione è un preludio ad una dichiarazione d’amore (quante volte i ribelli in realtà sono solo dei richiedenti amore!).

Cerca la felicità nelle cose, ma si accorge che le cose hanno un fondo, che però è vuoto. Così si ritrova a pascolare i porci: il libero ribelle è diventato un servo, a disputarsi il cibo con le bestie. Allora ritorna in sé, e torna, non per amore, ma per fame. Non sembra essere guidato da grandi ideali. Non perché pentito, ma perché ha paura ed è solo. Non desidera essere nuovamente figlio, ma solo salariato. Pensa che il padre sia come lui, uno che imposta le relazioni sulla convenienza e sul contratto.

Anche il maggiore mostra la pochezza dei suoi sentimenti e si arrabbia, quando sente che il fratello minore, tornato a casa, è stato trattato da figlio. Egli rivela col suo ragionamento che lui non è né figlio né fratello. In questi due fratelli ci siamo noi. Infatti, la parabola rivela il cuore di Dio, ma anche il nostro. Nemmeno noi ci meritiamo l’amore che Dio ha per noi.

Il padre rivela un altro mondo (di Dio), in cui contano le persone e non i contratti o i beni materiali. Quando il padre dice che “bisognava” riaccogliere il prodigo, così come “bisogna” uscire di casa e dialogare con il maggiore, sta parlando non di una necessità di calcolo, ma di amore. L’unica che fa vivere.

A Dio non importa il motivo per cui ci mettiamo in viaggio. È sufficiente che compiamo un primo passo. L’uomo cammina, Dio corre; il padre, vistolo di lontano, gli corse incontro… E lo perdona prima ancora che apra bocca: il suo amore previene il pentimento.

Il tempo della misericordia è l’anticipo. Si era preparato delle scuse, il ragazzo, continuando a non capire niente di suo padre. Niente di Dio, che perdona non con un decreto, ma con una carezza. Con un abbraccio, una festa. Senza guardare più al passato, senza rivangare ciò che è stato, ma proclamando un futuro. Dove il mondo dice “perduto”, Dio dice “ritrovato”. Dove il mondo dice “finito”, Dio dice “rinato”. E senza rimproveri, rimorsi, rimpianti.

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