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Chiesa

LE “PASSIONI TRISTI” E LA COSCIENZA DEI GIOVANI

GIAMPAOLO COTTINI - 28/04/2012

Il Cardinal Scola tra i giovani

Viviamo tempi molto difficili, che qualcuno ha definito l’epoca delle “passioni tristi”, in cui soprattutto i giovani si trovano smarriti e disillusi, demotivati e scettici di fronte al presente e al futuro. È facile che le difficoltà emergenti favoriscano atteggiamenti che non aiutano certo a ridare speranza: la rassegnazione, per cui si pensa che non ci sia nulla da fare per superare l’attuale situazione economica e sociale se non una fatalistica accettazione di misure tecniche, l’eccesso di fiducia nell’intervento pubblico come se la politica non avesse più la capacità di fare scelte se non quelle imposte dai numeri indipendentemente dai reali bisogni della gente, l’eccesso di lamentazione (sino alla disperazione più tragica) di fronte alla durezza dei sacrifici che la crisi attuale impone.

Il pericolo è che si sviluppi un clima invivibile di tensione e sospetto che esaspera i cittadini, anche per una certa tendenza a criminalizzare ogni atteggiamento che possa anche solo far pensare all’evasione fiscale, che non può essere combattuta come una terroristica “caccia alle streghe”: è l’esempio della tracciabilità dei flussi di denaro, che in nome di un principio di controllo rischia di invadere pesantemente la legittima autonomia della sfera privata. Ci troviamo perciò davanti ad un’Italia preoccupata, prigioniera dei conti da far “quadrare”, che pare dimenticare ogni prospettiva di novità e di ricerca di coesione sociale.

Le prime vittime di tale atmosfera sono certamente le giovani generazioni, che non solo si vedono private dei benefici e del benessere toccati a chi li ha preceduti, ma che sentono soprattutto l’assenza di motivazioni veramente valide, cioè di ideali convincenti, per poter costruire un progetto di vita positivo. Perciò è rivolto soprattutto ai giovani il messaggio dedicato alla Giornata per l’Università Cattolica dal titolo “Il futuro del Paese nel cuore dei giovani”. I giovani recano in sé la speranza di una novità possibile, ma occorre offrire loro un cammino di affidabile speranza, così come è proposto dal cardinale di Milano Angelo Scola nel suo messaggio agli studenti della Cattolica.

Anzitutto l’Arcivescovo si rivolge al cuore dei giovani, alla loro libertà, al loro desiderio di costruire una vita degna e ricca di significato. Il giovane sente che la realtà non può essere ostile, anche se ha bisogno di un significato profondo per poter diventare vivibile. L’esperienza dello studio universitario è estremamente importante per offrire una formazione culturale robusta, che unisca un’accurata competenza specifica al desiderio di andare a fondo dell’esperienza di fede come fonte del proprio impegno. Per questo il Cardinale richiama la missione della Cattolica di costruire un’educazione a tutto tondo, senza rinunciare a nulla della realtà per poterla affrontare realisticamente ma senza paura.

Può essere il cristiano un uomo dalle passioni tristi? Certamente no. L’avvio è per lui la sicurezza che Cristo è risorto e che con lui è entrato nell’umano un nuovo soggetto capace di trattare tutte le cose secondo verità. Come dice Papa Benedetto XVI, “la resurrezione inaugura una nuova dimensione dell’essere della vita, nella quale, in modo trasformato, è stata integrata anche la materia e attraverso la quale emerge un mondo nuovo. Perciò l’educazione deve essere innanzitutto la testimonianza di una vita in cui sia chiaro il riferimento all’evento di Gesù Cristo come capacità di vedere e di affrontare l’umano in maniera nuova”. L’arcivescovo invita pertanto ad una grande fiducia, che aiuti ad affrontare in maniera razionale anche i fattori dell’attuale condizione storica. È chiaro che ci sono delicate situazioni economiche e che il debito pubblico è il grande nemico dello sviluppo, ma anche la scelta di come dislocare le risorse e di come trovare i capitali necessari a far quadrare il bilancio derivano da una concezione della realtà, in cui deve esserci spazio per l’uomo e non solo per una logica contabile.

Il cristiano non ha soluzioni economiche e politiche prestabilite, ma sa che è importante la salvaguardia dell’uomo e dei suoi beni essenziali non solo di natura spirituale, ma anche di natura materiale come il bene del lavoro e della casa. In questa prospettiva il compito dei cattolici, prima ancora di studiare nuove formule di aggregazione politiche, è di trovare ragioni per delle scelte che aiutino le persone a vivere.

La formazione culturale è perciò essenziale, accompagnata dalla coscienza, ad esempio, che la famiglia è essa stessa soggetto economico, non solo nel senso che ha un proprio bilancio domestico, ma nel senso che produce beni relazionali incomparabili che non potranno mai essere sostituiti né dallo Stato né dalla società. La responsabilità dei cattolici oggi è non solo contribuire agli sforzi che il Paese sta compiendo per uscire dalla crisi, ma anche di giudicare quali modalità siano umanamente più consone alla difesa della dignità della persona e della famiglia, sapendo inventare anche nuove soluzioni sia per l’organizzazione del lavoro, sia per una diversa distribuzione delle risorse, sia per una partecipazione ai sacrifici comuni, sia per dare un’impronta di sobria moralità alla vita comune. Non si tratta semplicemente di dare giudizi di tipo morale sul comportamento di singoli uomini politici, ma piuttosto di chiedersi quanto le soluzioni trovate ai problemi rispondano alla costruzione del suo bene e del bene comune. Occorre perciò mettere a tema la questione della vita buona nella prospettiva di una responsabilità che soprattutto il cuore generoso dei giovani può assumersi. E tutto ciò insegna che il primo contributo che i cattolici possono offrire è proprio la testimonianza della loro coscienza di fede, giocata creativamente nelle circostanze storiche.

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