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Apologie Paradossali

CRISTIANI E SERVIZIO POLITICO

COSTANTE PORTATADINO - 18/06/2021

popolo(S) La mia specialità, lo sapete, è sollevare obiezioni e reagire al vostro incantato ottimismo, cari Onirio e Costante. Voi cercate di terminare in Gloria la settimanale Apologia e lasciate a me il compito, la settimana successiva, di far ripartire la discussione con una bella obiezione.

ECCOLA! Ma chi volete che dia retta ai programmi, sarà già tanto convincere le persone serie a candidarsi. Dalla rinuncia di Maroni, peraltro conosciuta in anticipo da chi di dovere, ad oggi: nessuna soluzione. Spero la conoscano i lettori, quando leggeranno il nostro pezzo. Perciò vi sollecito a riflettere sui mali della democrazia e in particolare su questo: se per chi ci crede non sia un’enorme fatica, quasi tutta sprecata, per ottenere scarsissimi risultati. Ricordate come Albertini ha declinato l’invito a fare il candidato sindaco di Milano per il centro destra: ho già dato! Ho lavorato moltissimo come sindaco negli anni passati, ora devo pensare alla mia famiglia. Alla stessa stregua, proprio oggi il quotidiano locale, accennando ad una possibile candidatura dell’attuale vicepresidente del Consiglio Regionale, Francesca Brianza, insinua poco benignamente: se perde non rischia nulla, dovrebbe lamentarsi nel caso vincesse, essendo chiamata ad un compito più faticoso, pieno di responsabilità anche oggettive e persino penali, e decisamente meno remunerato di quello attuale in Regione.

(O) Non è perché mi piace guardare al futuro, che non vedo i problemi attuali. Credo che il centro-destra, in particolare la Lega cui compete sicuramente l’indicazione del candidato, non riesca davvero a trovare, dopo Maroni, il nome di un candidato, non si pretende sicuramente vincente, ma veramente adeguato a rappresentare l’intera città. Ma la causa di questa incapacità sta proprio nel non aver saputo costruire un’alternativa di programma nel corso della passata consiliatura. Facendolo, sarebbero emersi anche i (o le) possibili interpreti. Per questa ragione la proposta programmatica è diventata urgente ed indispensabile soprattutto per il centro-destra, che aspira alla vittoria, ma badate, ancora di più per le formazioni minori, civiche o di centro, che altrimenti correrebbero il rischio di comparire come truppe ausiliarie o peggio, se isolate, come fuochi fatui.

(S) Un bellissimo programma, certo. Ma poi ti capita, come alla sindaca di Crema, sentite un po’: “C’è qualcosa che non torna nella vicenda del sindaco di Crema, Stefania Bonaldi (Pd), raggiunta da un avviso di garanzia perché un bambino dell’asilo si è schiacciato due dita in una porta. O meglio, nella vicenda c’è qualcosa di non detto. O meglio ancora, c’è qualcosa che è stato detto, ma non fino in fondo. Il caso, giustamente, ha sollevato un coro di proteste perché è evidente che al primo cittadino non può essere imputato nulla sull’infortunio del piccolo e, si spera, nulla le sarà imputato … Bonaldi si ritrova indagata per violazione di una delibera regionale che riguarda gli asili nido e impone «l’installazione di dispositivi idonei a evitare la chiusura automatica delle porte tagliafuoco” (www.tempi.it).

Un piccolissimo esempio di quello che il grande problema di come far funzionare la democrazia in Italia. Leggetemi bene, vi prego! Non ce l’ho con la democrazia come tale, ma con la difficoltà di renderla efficace ed efficiente nel nostro Paese. Leggete per favore, il dialogo (più finto dei nostri) che Sabino Cassese intesse con sé stesso sul Foglio del 15/6 sotto i nomi di Demo e Ademo (Popolo e Non-Popolo). Il conflitto tra il paladino della democrazia e il suo critico si conclude così:

Ademo. Voliamo più basso. Non può negare che la Cina abbia reagito più rapidamente e più efficacemente alla diffusione della pandemia e che anche l’Italia abbia dovuto mettersi nelle mani di un generale. - Demo. Riconosco la maggiore complessità delle democrazie. Questa complessità deriva dal fatto che, nel corso della storia, le democrazie hanno ascoltato più voci e hanno canonizzato un maggior numero di interessi collettivi, stabilendo criteri per la loro tutela. Quindi, ogni nuova decisione deve tener conto dei beni ambientali da tutelare, del patrimonio culturale da garantire, degli interessi dei lavoratori da proteggere, e così via. Ma questa maggiore complessità non comporta necessariamente maggiore lentezza, tanto è vero che quasi dovunque si parla di semplificazione e di reingegnerizzazione delle procedure. Uno sforzo di questo tipo è stato avviato e riavviato più volte negli ultimi anni anche in Italia, ma ha avuto due difetti. In primo luogo, non è stato continuo, è stato sottoposto a un ripetuto, “stop and go”. In secondo luogo, è stato diretto più a eliminare intralci e inconvenienti che a promuovere e incentivare un maggiore attivismo nelle strutture pubbliche. A questo bisogna porre rimedio”. Ditemi come si può davvero porre rimedio.

(O) Competenza e poi ancora competenza, dei politici e della struttura dirigenziale-

(S) Siiiì. Sentite questa notizia di metà giugno: “Si presentano in pochi, il concorso cambia. Alla selezione arriva solo il 65% degli ammessi. Il concorso riapre a 70mila candidati la possibilità di effettuare la prova scritta per un’assunzione a tempo determinato negli uffici della PA nelle regioni del Mezzogiorno”. Capite, dopo la selezione per titoli, quasi metà degli ammessi nemmeno si presenta. A quel punto si dice: abbiamo scherzato: VALE TUTTO! È questa la competenza che volevate?

(C) Nego di essere un ottimista a buon mercato. Aggiungo che l’altra ‘bella’ notizia di questi giorni riguarda il numero di giovani fuori sia dalla scuola sia dal lavoro, che è ormai uno dei più alti in Europa. Vedo anche le difficoltà che incontrerà la riforma della giustizia, che così continuerà a fare da freno all’efficienza della PA, mediante quello che Cassese chiama ‘lo sciopero della firma’. Dico solo che bisogna cominciare ad educare le coscienze, che è l’unica cosa che noi tre sapremmo fare, ciascuno a suo modo. Ci vorrà tempo, la deresponsabilizzazione è una malattia che viene da lontano e, attraverso il cattivo esempio, è più contagiosa di un virus. Anzi, chi si metta una forma di mascherina, la nasconde e la diffonde meglio. Ne aveva capito l’origine il card. Nicora, trenta anni fa, in quel volumetto “Carità e politica. Per un servizio dei cristiani alla comunità civile” che stanno diffondendo l’Associazione degli Amici di Nicora e il gruppo Lettera alla Città, grazie all’interessamento del Prevosto di Varese. Leggete qua: “Se di una cosa noi oggi soffriamo, è proprio di questo progressivo sganciamento della norma e del suo significato dalla coscienza consapevole e partecipe dei cittadini, per cui anche le riforme, intenzionalmente migliori, si consumano presto perché il tipo di partecipazione che viene espresso non riesce a cogliere e a condividere le finalità profonde che la norma vorrebbe portare avanti”. Con questo non voglio assolvere politici e funzionari, attribuendo la colpa a tutti, voglio solo cogliere l’occasione della pandemia, delle infinite trasgressioni alle buone regole di prevenzione di cui tutti o quasi ci siamo resi complici, degli innumerevoli ed immotivati sospetti che abbiamo alimentato su origini del contagio ed efficacia dei vaccini, per far capire come una gestione autoritaria di questa crisi ed in generale del rapporto autorità-cittadini non avrebbe ottenuto migliori risultati, in ogni caso solo parziali ed effimeri. Se, come dice il Papa, peggio della crisi attuale c’è solo la possibilità di perdere l’occasione di cambiamento che ci richiede, il tempo da ora all’autunno diventerà uno dei più importanti nella storia della nostra città.

(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante

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