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Parole

COSE IMPOSSIBILI

MARGHERITA GIROMINI - 23/07/2021

aliceMi ritrovo tra le mani “Alice nel paese delle Meraviglie”, un libro per bambini, ma non solo.

Ad ogni rilettura mi imbatto in livelli diversi di interpretazione e ricevo stimolanti input per la cura del pensiero divergente.

Il Cappellaio Matto si rivolge ad Alice e la invita a pensare, prima di colazione, a sei cose impossibili. Alle proteste della bambina che non sa come si fa, il Cappellaio ribatte che ci si può riuscire, basta volerlo.

Ho provato anch’io il gioco – esercizio di individuare ed elencare sei cose impossibili.

La prima cosa impossibile a cui ho pensato è questa: che il prossimo settembre la scuola riesca a riaprire in presenza e funzionare per i previsti 200 giorni annui.

Settembre si avvicina portando con sé un nuovo anno scolastico. Cosa che i politici sembrano non considerare con la dovuta impellenza.

Non registro l’accelerazione di passo che servirebbe per la rimozione degli ostacoli presenti sul percorso delle riaperture.

Al solito carico di problemi pre pandemia: classi pollaio, edifici non rimodernati, girandola di docenti, si aggiungerà il significativo numero di circa 200.000 di docenti non (ancora) vaccinati che dovranno tornare in cattedra.

Chissà se i resistenti cederanno alla chiamata per il vaccino che potrebbe assicurare una significativa limitazione dei contagi.

Ma sarà difficile, se non impossibile, che la docente no vax intervistata giorni fa dal Corriere della Sera si convinca della necessità di compiere un gesto responsabile verso la collettività. Seguace delle medicine alternative, è convinta che, se si dovesse contagiare, il suo corpo saprebbe trovare le risorse per combattere l’infezione.

In presenza di nuovi cluster pandemici, evento purtroppo da mettere nel conto, si farà ritorno alla DAD?

Una modalità di lavoro a distanza che ha avuto la preziosa funzione di salvagente nei primi lockdown ma che non potrà sostituire la scuola per il terzo anno scolastico.

Mi auguro che gli insegnanti abbiano colto che c’è una didattica diversa da imparare con nuovi percorsi di formazione. Perché non si traspone una lezione frontale dall’aula allo schermo con le medesime modalità.

Non potrà reggere a lungo una scuola dove il professore spiega da uno schermo e lo studente apprende recluso in un luogo remoto e impalpabile, per semplice passaggio di conoscenza da un campo a un altro.

Resta scontato il fatto che niente o quasi potrà sostituire il clima della comunità classe, né offrire la carica affettiva che permette di acquisire le conoscenze insieme alle competenze per la vita: collaborare, comunicare, dibattere, argomentare, appassionarsi, costruire legami con i coetanei e con gli adulti.

Inoltre sarà possibile o impossibile recuperare il tempo perduto?

Non lasciamoci abbagliare dai risultati della maturità 2021, dai numerosi 100 con lode o senza, assegnati a tanti giovani. Le relazioni sui risultati scolastici degli anni 2020 e 2021 parlano chiaramente di una pesante regressione per tutte le classi di età.

Purtuttavia non è colpa dei ragazzi se hanno vissuto quindici mesi di alti e bassi, con le connessioni ballerine e le case affollate per lo smart working e la contemporanea DAD di fratelli e sorelle.

Ma non è neppure colpa di quei genitori che non sono stati in grado di seguire i figli in questo accidentato percorso domestico.

Chissà che non abbia completamente torto il filosofo Massimo Cacciari che ha tuonato contro i “somari”: che avrebbero meritato di essere bocciati, in massa: “si ripeta l’anno”, ha sentenziato.

Potrei guardare alla scuola con occhi meno pessimistici, consolandomi del fatto che, in fondo, i fatidici quindici mesi sono stati malgrado tutto una scuola di vita senza eguali, così come lo erano stati gli anni della guerra con le lezioni altrettanto ballerine.

Ma torniamo al Cappellaio Matto e segnaliamo un’altra cosa impossibile.

I video e le immagini delle folle festose che si sono accalcate nelle piazze la notte della vittoria del campionato di calcio mi hanno fatto pensare che se i fan della scuola fossero anche solo la metà della metà di quelli del calcio, e del tennis, e se insieme, i veri fan dell’istruzione di figli e nipoti, accorressero nelle piazze a chiedere a gran voce una scuola efficiente ed efficace, i politici capirebbero che si deve assolutamente potenziare l’istruzione, offrire scuole attrezzate e curate, investimenti sostanziosi con una percentuale di Pil pari almeno a quella della Norvegia.

A proposito di cose impossibili prima di colazione.

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