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Opinioni

TESTA A TESTA

VALERIO CRUGNOLA - 08/10/2021

palazzoEra facile intuire che le elezioni di Varese fossero un testa a testa tra due primattori e cinque no. Così è stato, ma le novità rispetto al 2016 sono molte. Per capire dobbiamo ragionare sui valori numerici.

Gli aventi diritto al voto sono 2.017 più di cinque anni fa. Varese difetta di giovani, ma il crollo demografico non c’è, ed è un piccolo titolo d’onore della giunta uscente. Diminuiscono i votanti, – 2.130, circa il 51%. La presenza di sette candidati sindaco, 18 liste rispetto alle 16, circa 530 candidati consiglieri, ha molto complicato il voto, soprattutto quello disgiunto: di qui molte schede nulle (856 incluse le bianche, poche, di contro alle 155 del 2016, quasi tutte bianche).

Galimberti, sindaco uscente, guadagna 812 voti sul 2016, ed è prossimo ai dati del ballottaggio. La comparazione è però problematica per la presenza di Malerba e l’assenza di Zanzi. Lavoriamo per Varese nulla ha a che fare con Lega Civica. Varese 2.0 ha sfruttato alcune tensioni critiche nell’operato della giunta uscente: via Selene (tema però controverso); il Palaghiaccio (poco influente all’atto del voto); i campetti di padel a Lissago (benefici marginali); il futuro dell’ex Aermacchi, questo sì problematico, ma attribuibile alle scelte poco avvedute della proprietà – l’ennesimo supermercato – ben più che alla giunta, che ha negoziato compensazioni povere sul piano ideativo e di sostanza (ma l’intervento tardivo della Sovrintendenza ha rimescolato almeno parte del mazzo).

Resta l’avanzata di Galimberti in quasi tutti i seggi e l’arretramento quasi generalizzato di Bianchi rispetto a Orrigoni. Non ovunque Galimberti è in maggioranza. Il quadro sociale è molto variegato, sia nelle aree centrali – in sostanziale pareggio – che nelle periferie, con roccaforti tradizionali della destra nella cintura attorno al lago e roccaforti ritrovate dalla sinistra negli ex quartieri operai, in particolare Belforte e in misura minore San Fermo, aree che registrano segni tangibili del ruolo della giunta uscente. Nel suo minuscolo, il capoluogo, incluso un quartierone di fatto come Malnate, sembra orientato ad un concreto indirizzo riformistico mentre il circondario resta orientato a destra. Mille voti di scarto separano i due. Pochi.

Nella coalizione di Bianchi la Lega, proprio nella città in cui è nata, perde 757 voti, cui andrebbero aggiunti i voti complementari dell’estinto Movimento Libero, con il piccolo tesoretto di 441 voti. La Lega era già indebolita nel 2016. Il segnale dovrebbe inquietare i suoi leader locali. Il risultato negativo è tamponato dai veterani sempiterni di Forza Italia (+ 550 voti), e dalla destra postfascista, che associa Fratelli d’Italia e Varese Ideale, che sommati arrivano a 3.643 voti rispetto ai 2.674 ottenuti da Fratelli d’Italia, Varese Popolare e Popolo della Famiglia, un elettorato convergente. La lista messa insieme da Bianchi è invece molto al di sotto della lista Orrigoni: ben 2.001 voti in meno. Indirettamente, questo fa pensare a una debolezza strutturale dell’appeal di Bianchi nel cuore meno politicizzato della città. Zanzi, sotto il 3%, è premiato dal voto disgiunto rispetto alla lista, che perde 428 voti, un terzo dell’exploit del 2016. In affanno gli altri candidati.

A sinistra il recupero di credibilità del PD rosicchia i risultati previsti per le tre ottime liste civiche schierate con Galimberti (solo Concittadino rosicchia 72 voti in più). Il PD ha un successo inatteso, grazie al ruolo del governo Draghi, alla direzione centrale di Letta e a una buona guida locale con Carignola. Bene gli assessori uscenti, ad eccezione di De Simone (Buzzetti non si è mai spesa per sé stessa, ove vinca Galimberti, il suo assessorato è certo, impossibile fare meglio di lei nel risanamento di un bilancio compromesso regnante Fontana). Nelle preferenze cala Oprandi, scompare Gregori, emergono le novità di Bonoldi, Capriolo e D’Amico, buone le conferme di Laforgia, dell’ambizioso Boldetti e dei giovani della destra. La Lega cambia tutti. Tornano volti noti: Esposito, Puricelli, Monti, Brianza, Zocchi.

La dispersione di liste gravitanti sulla medesima area (Volt-Radicali, Socialisti, Azione, Verdi, incompatibili, nella loro laicità, con Italia Viva) si è rivelata un errore strategico. Per Galimberti non sarà facile riconquistare i voti andati ai grillini, ormai svaniti su tutto il territorio nazionale, ai socialisti, ai verdi (con il capolista partito per le vacanze) e ai giovani alle prime prove di Volt, dato che non avranno consiglieri, salvo forse i Verdi. Questa difficoltà è compensabile con un recupero di schede nulle, vista la semplicità del ballottaggio, di parte degli elettori di Varese 2.0, difficilmente trasferibili alle destre, di gran parte dei sostenitori di Coletto e di Pitarresi. Bianchi può recuperare quasi tutti i voti andati a Cazzato e Tomasella, organici alla destra. Ma anche il deputato di Morazzone non può dirsi tranquillo, data la fluidità a rapida evoluzione della situazione nazionale. Nessuno dei due ha interessi a imbarcare forze così esigue.

Il ballottaggio è scivoloso per tutti. Sono giorni piovosi, tra due settimane chissà.

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