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Apologie Paradossali

CIRCOLARITÀ URBANA DA SALVARE

COSTANTE PORTATADINO - 12/11/2021

Varese città policentrica in un volumetto di Mario Bertolone

Varese città policentrica in un volumetto di Mario Bertolone

(S) Caro Onirio ti rimprovero poca coerenza, nella precedente apologia decadi dalla pretesa ‘visione’ ad un elenco di opere pubbliche, magari ambiziose, ma sempre catrame e cemento

(O) Oggi riprendendo il filo della visione, consideriamo il tema dell’abitare. Certi urbanisti, anche famosi, hanno concepito un modello di città come “macchina per abitare”. Non si lascia nulla al caso, si programma tutto: servizi, mobilità, scuole, luoghi di svago, aree produttive. Potendolo fare ex novo, ci sarebbe del buono, se però si sapesse coinvolgere la realtà sociale esistente. Ma quasi mai è possibile; si lavora su un territorio compromesso dagli interventi precedenti. Varese non sfugge a questa regola, semmai è un’eccezione in peggio. Gli elementi che cent’anni fa potevano rappresentare un vantaggio sono diventati le palle al piede. Le stazioni ferroviarie a ridosso del centro abitato erano un plus, quando le automobili erano una rarità e il senso del tempo e dello spazio consentiva l’uso delle tramvie, integrato e corroborato da una sana camminata. Lo sbocco dell’autostrada, la prima in Europa, poteva sembrare una gran comodità ai pochi automobilisti dell’anteguerra, ma già negli anni ’50 il disturbo per chi, come i miei genitori, abitava in quei paraggi, diventava vera tortura per il passaggio notturno degli autotreni carichi di casse di birra e per le code delle auto dei turisti domenicali. Aver lasciato invariato il tessuto viario cittadino, mentre quello esterno veniva potenziato di dieci volte, ha prodotto un gravame intollerabile per inquinamento, rumore e perdita di tempo.

(S) La bella Varese ammirata da Stendhal, non c’è più!

(C) No! C’è ancora, è la Varese nascosta. Ma purtroppo poco efficace e tale è destinata restare se non passerà dal tentativo di riscoprire qualche angoletto pregevole ma dimenticato e difendere come un tesoro botanico qualche area marginale rinselvatichita, a quello di sviluppare progetti organici di grande respiro.

(O) Il primo passo non è materiale, ma culturale: bandire il concetto stesso di periferia.

(S) Ma va, sarebbe la quadratura del cerchio, ci sarà sempre un centro e una periferia.

(O) Per la geometria, ma non per i valori. E non si tratta nemmeno di rattopparla o al contrario, di rottamarla, come si sente proporre da due opposte scuole di archistar. Io propongo di ricostruirne i valori di prossimità, ancora intuibili sotto il tessuto dell’inurbamento, grazie al permanere della struttura policentrica originaria, antecedente alla ‘promozione’ a capoluogo di provincia.

(C) Potrei aggiungere che la stessa minaccia e la stessa speranza coinvolgono i comuni circostanti, almeno quelli tra il lago e il Campo dei Fiori.

(O) La mia ricetta, la ricetta onirica, è rinunciare all’accentramento e promuovere condivisione e circolarità. Solo qualche spunto: ridisegnare la mobilità urbana comprendendo i comuni vicini, anche in una logica di circolarità. La circolarità della mobilità urbana è ciò che salva alcune periferie milanese, non tutte, dal cadere nella logica del ghetto. Varese, al contrario di Milano, conserva ancora una struttura sociale policentrica, presidiata dalle parrocchie delle castellanze e da una struttura di vicinato fatta di scuole materne comunali e paritarie, di oratori, di luoghi di aggregazione e di feste tradizionali. Lo stesso vale per i comuni del circondario. La tentazione per questi ultimi sarebbe di chiudersi, cercando di salvaguardare qualche piccolo tesoro nascosto. A questo punto deve intervenire la generosità del capoluogo, che sia il primo a promuovere circolarità e condivisione, a partire dai servizi sociali ed educativi e da una diversa mobilità.

(S) Un esempio?

(O) Fare di alcuni punti (ospedale, polo scolastico, università) dei piccoli hub, punti d’incrocio e non solo di passaggio o di termine di una singola linea. Più innovativo ancora: collegare tra loro due terminali ‘periferici’ (che in questo modo non saranno più tali) per fare di due linee che finiscono nel vuoto una sola circolare con funzione di continuità.

(S) Non credo di aver capito. Anche questa spiegazione la rimandiamo?

(O) La cosa da capire è semplice, abitare a Varese deve e può diventare bello dappertutto, non solo in angoli privilegiati.

(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante

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