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Economia

ECCELLENZA E MEDIOCRITÀ

FEDERICO VISCONTI - 22/07/2022

geppettoDa qualche tempo mi sono messo a dissertare di eccellenza e di mediocrità. Per la scuola accademica a cui appartengo e per i maestri che ho avuto, l’ambito elettivo di applicazione sono le imprese, siano esse un’azienda industriale, una società di servizi, una Università privata… È in tali contesti che, risultati alla mano, si possono identificare profili di eccellenza imprenditoriale e manageriale. Così come, sempre a partire dai risultati, si può risalire alla mediocrità delle scelte e delle azioni di management che li hanno generati. La differenza la fanno le idee, i convincimenti, i valori, le esperienze, le competenze degli attori chiave dell’impresa. La fa, in buona sostanza, la “filosofia gestionale e organizzativa” interpretata dalla governance.

Ciò premesso, smetto le vesti del professore di Economia Aziendale e mi cimento in un esercizio che suona un po’ da compiti delle vacanze: disquisire di eccellenza e di mediocrità prendendo spunto da qualche favola che continua ad avere molto da insegnare, non solo ai bambini.

L’eccellenza è visione, intrapresa, rischio. La mediocrità è miopia, inerzia, pavidità. Scrive Franco Nembrini, in “Al lavoro con Pinocchio”: “L’alternativa a mastro Ciliegia: entra in scena Geppetto. Anche lui ha un sogno da realizzare. Ma è di tutt’altra ampiezza. Per mastro Ciliegia un pezzo di legno non è che un pezzo di legno, buono al massimo per fare una gamba di tavolino: ha un orizzonte ristretto. Geppetto ha un orizzonte sconfinato: nientemeno che ‘un burattino maraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali’. Vuole fare qualcosa di grande, di bello, di nuovo”.

L’eccellenza è impegno, fatica, responsabilità. La mediocrità è negligenza, pigrizia, incoscienza. Osserva Bruno Bettelheim, in “Il mondo incantato”: “La fiaba dei Tre Porcellini insegna in forma molto divertente e drammatica al bambino della scuola materna che non dobbiamo essere pigri e prendercela comoda, perché altrimenti potremmo perire. L’intelligente programmazione e la previdenza, unite al duro lavoro, ci permetteranno di trionfare anche sul nostro più feroce nemico: il lupo!”.

L’eccellenza è passione e coraggio. È sinonimo di verità. La mediocrità è indifferenza e opportunismo. È sinonimo di falsità. Andersen, ne “I vestiti nuovi dell’Imperatore”, racconta di un sovrano vanitoso che, truffato da due sarti/imbonitori, passeggia completamente nudo tra i suoi sudditi. Nel bel mezzo delle lusinghe (false ed opportuniste) del popolo, si solleva la voce innocente di un bambino che esclama: “Ma il re è nudo! Non ha niente addosso!”.

L’eccellenza è umiltà, saggezza, pragmatismo. La mediocrità è presunzione, stupidità, evanescenza. Ne “Il corvo e la volpe”, Esopo fa ben capire che alla volpe non interessa per nulla la bellezza del corvo. Vuole solo rubargli il formaggio. L’insegnamento è chiaro: non si deve cedere alla vanità. Bisogna essere umili e rimanere con i piedi per terra anche se qualcuno ci riempie di complimenti. Potrebbero non essere sinceri e avere un secondo fine.

La macchina è lanciata …. il lettore potrebbe aver pensato ad altre fiabe e ad altri insegnamenti. Se fosse, missione compiuta! Con un post scriptum: eccellenza e mediocrità non sono prerogative delle imprese. Si applicano a tanti ambiti gestionali, dalle associazioni sportive alla rappresentanza, dalle organizzazioni non profit agli enti pubblici…. A scalare, si applicano alla politica e ai suoi esponenti. Sarà un caso, ma non mi viene in mente nessuna fiaba cui attingere per qualche suggerimento mirato, in ore così delicate come quelle in cui sto scrivendo. Nel dubbio, comincerei a far tesoro di quanto sopra: basta e avanza.

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