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Apologie Paradossali

GLI ANONIMI DELLA SOCIETÀ CIVILE

COSTANTE PORTATADINO - 07/10/2022

Nicola Antonetti, Agostino Giovagnoli e Andrea Riccardi al convegno Cattolici e politica ieri e oggi

Nicola Antonetti, Agostino Giovagnoli e Andrea Riccardi al convegno Cattolici e politica ieri e oggi

(S) Passate le elezioni e anche la difficoltà del primo commento a caldo, possiamo finalmente cercare di capire se questi poveri cattolici hanno avuto una degna partecipazione a questo momento, temo storico, per il futuro dell’Italia?

(O) Non so se sia un argomento entusiasmante, persino per un pubblico cattolico, quale il nostro. Però diventa interessante se invece di rimpiangere il passato e di lagnarci per il presente, cerchiamo di approfondire che cosa sta veramente succedendo alla democrazia italiana e forse anche alle principali democrazie europee.

(C) Mettiamo in evidenza qualche dato, In questo scenario, l’elettore cattolico come ha votato? Ce lo dice Pagnoncelli, confrontando analiticamente il voto dei cattolici nelle ultime tre elezioni: Da tempo il comportamento di voto dei cattolici va di pari passo con l’orientamento politico della maggioranza italiani: nel 2018 il più votato era il M5s tra chi andava a Messa tutte le domeniche. Nel 2019 il primo partito votato dai cattolici praticanti era la Lega. La fede come la politica è un frammento di identità che non comunica con gli altri… ognuno ha una identità multipla e malleabile, manca una visione unica e coerente di sé stessi”.

(S) Il voto dei cattolici non è irrilevante per numero, ma perché è liquido, vagante, non c’è verso che segua un’indicazione autorevole, ecclesiastica o culturale. È come se mancasse una leadership.

(O) Un leader può avere successo solo se interpreta attese e interessi comuni, se tutti partecipano di una cultura di riferimento anch’essa comune, che per essere tale, deve poter collegare strati sociali e generazionali differenti. A me pare che sia questo che manchi. L’elettorato cattolico è ondivago non di per sé, ma in parte per il modificarsi della proposta politica dei partiti, in parte per l’incertezza del richiamo della gerarchia, infine anche per differenze generazionali. Faccio subito un esempio: poco importa della stabilità degli istituti famigliari e dell’aborto ai venti/quarantenni: nemmeno si sposano e quindi nemmeno mettono in conto di avere qualsivoglia problema con i figli.

(S) Ma abbiamo la consapevolezza che la crisi identitaria sia più culturale che morale? Leggete che cosa propone a tutti i politici il card. Zuppi: “Agli eletti chiediamo di svolgere il loro mandato come “un’alta responsabilità”, al servizio di tutti, a cominciare dai più deboli e meno garantiti… “l’agenda dei problemi del nostro Paese è fitta: le povertà in aumento costante e preoccupante, l’inverno demografico, la protezione degli anziani, i divari tra i territori, la transizione ecologica e la crisi energetica, la difesa dei posti di lavoro, soprattutto per i giovani, l’accoglienza, la tutela, la promozione e l’integrazione dei migranti, il superamento delle lungaggini burocratiche, le riforme dell’espressione democratica dello Stato e della legge elettorale… Senza dimenticare che la guerra in corso e le sue pesanti conseguenze richiedono un impegno di tutti e in piena sintonia con l’Europa. La Chiesa… “continuerà a indicare, con severità se occorre, il bene comune e non l’interesse personale, la difesa dei diritti inviolabili della persona e della comunità”. Tranne (forse) la promozione dei migranti, credo che sarebbero d’accordo tutti i partiti. Stranamente oltre ai temi della vita e della famiglia manca anche un minimo richiamo all’educazione.

(C) Buttiamo là un’ipotesi d’interpretazione, che forse potrebbe diventare anche un’ipotesi di lavoro: se l’irrilevanza politica dei cattolici dipendesse da una debolezza culturale, da una presenza troppo anonima anche nella società civile?

(O) Nella conclusione del convegno Cattolici e politica, ieri e oggi, all’ Istituto Sturzo, lo scorso 20 settembre (data simbolica), Andrea Riccardi, sostiene che «contro questa condanna all’auto-irrilevanza occorre una fede che si fa cultura. L’avrebbe sottoscritto anche don Giussani».

(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante

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