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Cultura

IL DANTE VARESINO

ROSALBA FERRERO - 09/12/2022

isellaTra i nati a Varese nel 1922 figura Dante Isella: a lui la città ha deciso di intitolare uno spazio verde, antistante il liceo classico Cairoli da lui frequentato in gioventù e una targa è stata apposta a perenne ricordo dell’illustre filologo e professore universitario.

La celebrazione dello studioso è continuata con la presentazione di un volume, concepito come un omaggio di amici studiosi ex allievi, che come ha sottolineato Marta Morazzoni, introducendolo al pubblico, è «una testimonianza affettuosa, un ricordo di un professore» che molto ha influito sulla produzione e sulla conoscenza di molti scrittori, alcuni dei quali sono stati tratti dall’oblio da Isella nel suo rigoroso lavoro di studio, un lavoro che ha goduto e continua a godere del riconoscimento degli addetti ai lavori.

Proprio il carattere di nicchia degli studi condotti, ha spinto i curatori del volume non a realizzare una raccolta di saggi, dotti ma destinati a un pubblico limitato, ma un testo più accattivante, e divulgativo, un libro-immagine che ha trovato il suo compimento negli scatti in bianco e nero, secondo uno stile realistico in cui prevalgono i paesaggi sulle figure umane, che sono rare e anonime, di Carlo Meazza, accompagnati da lunghe didascalie illustrative che segnano le tappe dell’esistenza dello studioso.

Nel racconto dell’iter vitae dominano Varese e il suo territorio e a seguire Pavia Friburgo Zurigo Milano, insieme ai luoghi che hanno fatto da sfondo agli autori da Isella scandagliati nella sua opera di rigoroso filologo.

Dante Isella nomen est omen, come dicevano i latini: davvero il nome è stato in questo caso rivelatore dell’essere, un presagio: la ditta paterna dei trasporti, inizialmente condotti su carri trainati da cavalli non “sellati” e poi da furgoni, da una parte, e il nome Dante dall’altra non potevano che spingerlo a dividere il suo tempo tra i classici latini, amati e approfonditi al Cairoli e i quaderni della ditta paterna, in un diligente lavoro alla scrivania.

A rompere la monotonia di una prassi quotidiana condotta su libri scolastici o contabili era venuta la guerra. Dopo l’8 settembre Isella aveva riconquistato la città di Varese risalendo fortunosamente la penisola da Napoli, per trasferirsi poi in Svizzera lontano dagli orrori e dalle sofferenze della guerra a cui molti dovettero soggiacere per altri due anni.

Nell’esilio di Friburgo aveva potuto continuare gli studi insieme a molti altri fuoriusciti creando un sodalizio con il suo maestro, Contini, che durerà anche dopo rientro in Italia, a guerra finita, e che gli aprirà la strada a studi sempre più approfonditi di critica e filologia letteraria. Essi lo condurranno a formare un metodo di lavoro meticoloso, puntuale, scrupoloso, che analizza ogni termine, ogni costrutto, ogni “parola bisbetica selvatica eteroclita” per interpretare declinare sperimentare e illustrare ogni assonanza ogni cadenza ogni lemma.

L’analisi attenta e dettagliata in ottica diacronica e sincronica (un inciso: trovava il gerundio poco elegante) e trancianti sulla nostra lingua estremamente vasta e multiforme e sull’uso che ne è stato fatto dagli autori da lui studiati, in particolare da Gadda, Porta, Sereni e Fenoglio, che ha consentito una rilettura critica degli autori stessi e per i minori la totale “riscoperta”, lo hanno portato a raggiungere numerosi riconoscimenti e gli hanno consentito di essere una pietra miliare negli studi della filologia.

A cura di Clelia Martignoni, Felice Milani, Niccolò Reverdini e foto di Carlo Meazza: Dante Isella. Luoghi e autori di una vita nel centenario della nascita” – Publinova Edizioni Negri

 

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