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Economia

ORA COME ALLORA

SANDRO FRIGERIO - 20/01/2023

domenica

Domenica a piedi nel 1973

Una tempesta davanti a una traversata o un agitare di acque, anzi di benzina (o gasolio) in un bicchiere? Il caro carburante e il mancato rinnovo del taglio delle accise sembravano aver scatenato il primo vero problema per questo governo. Secondo le proprie valutazioni politiche si potrà dire quale dei due elementi citati pesa di più. Certo è che negli ultimi mesi del 2022, varesini e comaschi avevano visto qualcosa mai registrato prima: ticinesi che venivano dalle nostre parti per fare un pieno di carburante più a buon mercato invertendo flussi che duravano dal dopoguerra. Oggi, complice anche un calo dei prezzi internazionali, tutto sommato, un pieno pur senza sconti fiscali costa comunque meno di taluni picchi di inizio estate.

Il pensiero sembra tornare indietro di mezzo secolo. Ai primi di ottobre del 1973, una coalizione araba guidata da Siria ed Egitto aveva mosso guerra a Israele e i paesi arabi dell’Opec aveva deciso un aumento dei prezzi del petrolio e una riduzione delle forniture, con un embargo verso i paesi occidentali considerati più vicini a Israele. In Italia la benzina aumentò subito di prezzo: a 190 la “normale” e a 200 la “super”. Il 2 dicembre si apriva la stagione delle domeniche a piedi: per alcuni mesi la circolazione privata era sospesa nei giorni festivi, per poi passare a giugno del 1974 alle targhe alterne. I cinema chiudevano un mese prima e l’illuminazione veniva ridotta. Nel Paese, tuttavia, non si scatenò la polemica violenta che vediamo oggi. La crisi era esterna, in molti reagirono tirando fuori biciclette e tandem, qualche buontempone ricorse pure ai cavalli (se ne videro anche a Varese in via Sacco). Soprattutto da parte sindacale e dalla sinistra si moltiplicò il richiamo a “un nuovo modello di sviluppo”.

Non si parlava ancora di gas serra o di fonti rinnovabili, ma si scopriva che era finita l’era del petrolio e del gas (quest’ultimo ancora relativamente poco usato) ovunque disponibile e a basso prezzo. Dove possibile si andava alla ricerca di giacimenti domestici, ma ad aver fortuna furono soprattutto Norvegesi e Britannici nel Mare del Nord. In Italia, Ugo La Malfa, storico capo dei repubblicani, considerato il “vate” dell’austerità, e favorevole a uno spostamento dai consumi privati a quelli pubblici (fu responsabile anche del ritardo del passaggio al “lusso” della TV a colori), lanciava la sua idea. Da ministro del Tesoro del Governo Rumor, si dichiarava favorevole a “un aumento del prezzo della benzina non a 200 ma a 300 lire al litro, se questo voleva dire poter varare un deciso potenziamento del trasporto pubblico, per esempio ordinando una flotta di 10 mila nuovi autobus urbani”. Nel giro di pochi mesi fu accontentato, ma solo per la prima parte, quello dell’aumento della benzina. Almeno, c’era il coraggio di alzare gli occhi e guardare oltre la punta del naso.

L’inflazione era allora sui livelli odierni: a gennaio 1973 veleggiava sopra l’8%, da aprile a novembre era al’11% e a dicembre era salita ancora al 12,5%. L’anno dopo sarebbe andata ancor peggio, toccando il 20% in estate a il 24-25 per cento a novembre. La “scala mobile” (meglio detta “la contingenza”) proteggeva i salari ma incendiava i prezzi.

Coincidenza o frutto delle riflessioni del momento, mentre partivano in tutt’Italia le domeniche a piedi, salutate da un quasi gioioso “riappropriarci delle città”, negli stessi giorni a Varese partiva anche una piccola-grande rivoluzione. Si trattava della pedonalizzazione del Corso Matteotti: non era una vera e propria isola pedonale, ma nel giro di poco tempo l’area più centrale diventava off limits. Basta auto parcheggiate accanto al caffè Zamberletti o in piazza del Battistero e di lì a poco sarebbero cambiati, con nuovi sensi unici, i flussi veicolari del centro cittadino.

Oggi, neanche fossimo un caso isolato nel continente europeo, l’accise sì-accise no diviene un tormentone politico con accuse (questa volta con la “u”) di non meglio localizzate “speculazioni”; al governo si favoleggia di cartelli con l’indicazione quotidiana dei prezzi medi della benzina, non si sa bene se nazionali, regionali, locali. i cittadini però possono farla più breve: guardando sul Google Maps e individuando subito i prezzi alla pompa. Senza nuovi decreti.

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