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Editoriale

OOHMELIA

MASSIMO LODI - 27/01/2023

omeliaCarità è stupire. Il Papa si lamenta delle prediche. Troppo lunghe e incomprensibili. Per dire il necessario, e far breccia nelle menti/nei cuori dei fedeli, bastano pochi minuti e parole che allertino la meraviglia dell’attenzione. Carità è chiarità, come spiegava un maestro dell’esegesi biblica. Se la s’ignora, il messaggio da far circolare non parte. Subentrano disinteresse, apatia, scadimento spirituale. E regna il conformismo, la peggiore delle diavolerie. Stiamo col Papa.

Carità è memoria. Vale nella Chiesa, vale fuori di essa. Lo ricorda Liliana Segre quando denunzia che ormai “…gli ebrei rischiano di venire a noia”. Vuol spiegare che della Shoah si racconta con debole efficacia. E meno spesso di quanto è necessario, nei luoghi della politica, della cultura, dell’informazione: incroci decisivi dell’esistenza. Stiamo con la Segre

Carità è sintesi. Tenere insieme valori senza i quali si precipita dentro l’abisso. L’invito al risveglio di coscienza viene dal capo dei vescovi. Argomento: la tragedia della guerra. Obiettivo: far quadrare la circolarità delle richieste di pace, che sembrano girare attorno sé stesse. Senza mai lo stop alla stazione giusta, ben distinguendo fra aggressore e aggredito. Stiamo col cardinale Zuppi.

Carità è pragmatismo. Credo in uno scopo, cerco di perseguirlo con intento pratico. I princìpi vanno omaggiati tramite l’operare realistico. A proposito del “cessate il fuoco” in Ucraina non se n’è vista l’ombra, e proprio da questo cono bisogna uscire. Non è una chiacchiera generica, e invece un monito preciso. Anche una disponibilità concreta della Chiesa, riconferma il segretario di Stato vaticano, di fronte a mediatori sinora rivelatisi velleitari. Stiamo col cardinale Parolin.

Carità è smetterla d’usarne a vuoto la pienezza di significato. Questo il Papa non l’ha detto, ma ce n’era zero bisogno. È facile impancarsi in discorsi di principio, difficile inchinarsi di fronte al problema che ci passa accanto ogni giorno. Innanzitutto la “brevità di vita”: cioè accorciare il distanziamento da quel che ci tocca e ignoriamo. Basterebbe cominciare da un piccolo comportamento per arrivare ai grandi gesti. Carità è una roba mini e non serve il top dell’intuito a comprenderlo. Vogliamo chiamarla sorpresa, stupefazione, incanto? Più semplicemente oohmelia: conversazione franca con noi stessi, una liturgia semplice, prodigiosa e dimenticata. Stiamo con la rivoluzionaria tradizione.

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