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Economia

SUPERTRAPPOLA

GIANFRANCO FABI - 03/03/2023

superbonusÈ stato come un fulmine a ciel sereno, anche se tutto lasciava prevedere che grosse nubi stessero apparendo all’orizzonte. Il decreto varato a metà febbraio dal Governo, e sostenuto con convinzione dal ministro Giancarlo Giorgetti, ha disinnescato infatti una mina che rischiava di portare l’Italia alla deriva nella navigazione europea.

In pratica si é bloccato il meccanismo del Superbonus, la misura varata dal secondo Governo di Giuseppe Conte, quello giallo-rosso, che garantiva il completo finanziamento dello Stato (più un premio del 10%) ai lavori di ristrutturazione di condomini e villette finalizzati al miglioramento dell’efficienza energetica.

Una misura decisa per dare ossigeno all’attività edilizia, una finalità certamente positiva, ma con disposizioni e procedure al di fuori di ogni logica economica. Innanzitutto era una misura che aiutava sostanzialmente i ricchi proprietari di case e che prevedeva norme, come la cessione dei crediti, in palese contrasto con le regole comunitarie. E non è un caso se una norma di questo tipo non sia stata attuata in nessun altro paese non solo europeo, ma del mondo.

Il blocco della cessione dei crediti, che il Governo di Mario Draghi era riuscito solo in parte a realizzare, ora è diventato totale e e definitivo chiudendo le porta ad una pratica che lo stesso ministro ha definito “scellerata”.

Draghi aveva più volte sottolineato la pericolosità del superbonus per i conti pubblici, ma non era riuscito a porre dei limiti sostanziali data l’opposizione del 5 Stelle che rappresentavano un sostegno essenziale al suo governo di larghe intese. E non sorprende ora che i 5 Stelle, emarginati politicamente e ridimensionati elettoralmente, siano rimasti i più fieri sostenitori di un intervento che ha determinato un onere di oltre cento miliardi nel bilancio dello Stato e che ha reso più efficiente sotto il profilo energetico meno dell’uno per cento del patrimonio immobiliare.

Tutti i paesi europei hanno incentivi di questo tipo, ma sono incentivi parziali, legati al reddito e con uno stanziamento ben preciso secondo le compatibilità dei bilanci.

Lo stop improvviso al 110% ha indubbiamente creato problemi e polemiche. Il Superbonus è diventato una super – trappola. Ci sono lavori programmati che ora non faranno passi in avanti, ci sono ristrutturazioni iniziate che rischiano di fermarsi perché non hanno più la possibilità di finanziamenti. Sono a rischio migliaia di posti di lavoro così come è incerto il futuro di moltissime imprese edili (molte delle quali peraltro era stata creata proprio per rispondere alla crescita della domanda provocata dal Superbonus).

Ma la colpa di questa situazione è tutta di chi questo provvedimento ha voluto, sostenuto e difeso portando l’Italia sull’orlo della crisi finanziaria.

Ora si tratta di ricostruire rapporti corretti tra tutte le parti in causa. L’efficienza energetica è un obiettivo nobile e giusto, ma altrettanto importante é la responsabilità di tutti, una responsabilità che viene annullata se lo Stato alla fine paga sempre e comunque senza badare al prezzo e alla qualità dei lavori.

La politica dei bonus, se aveva qualche giustificazione nei giorni pesanti della pandemia, ora deve essere profondamente rivista. Per non creare privilegi e per ridare spazio alle regole del mercato, le uniche che garantiscono la migliore qualità al minor prezzo. E per aiutare veramente chi ha bisogno. Esattamente il contrario della logica del Superbonus edilizio.

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