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Economia

PIÙ POSTI CHE LAVORO

GIANFRANCO FABI - 28/04/2023

lavoroC’è un elemento di particolare interesse, ma anche di preoccupazione, nelle statistiche che periodicamente fanno il punto sul mercato del lavoro in provincia di Varese: la tendenza in atto da alcuni anni che vede una progressiva crescita del numero di imprese che cercano lavoratori, preparati e competenti, e che non li trovano. Gli ultimi dati del sistema Excelsior, (l’indagine del sistema del sistema delle Camere di commercio sulle previsioni di assunzione delle imprese) ha messo in luce il fatto che lo scorso anno nel 46% dei casi le imprese segnalano problemi di reperimento delle figure professionali ricercate. Una percentuale in progressiva crescita negli ultimi anni: era del 31% nel 2018, del 32% nel 2019, del 35% nel 2020 e del 40% nel 2021. In pratica le aziende fanno sempre più fatica a trovare lavoratori con un profilo professionale adatto alle proprie esigenze.

Nel suo complesso il mercato del lavoro varesino presenta molte luci e qualche ombra. Sicuramente positiva è la crescita del tasso di occupazione che sale dal 66,2% del 2021 al 67,2% dello scorso anno. In parallelo diminuisce il tasso di disoccupazione che scende al 4,7% (poco più della metà del dato nazionale). Le ombre stanno soprattutto nella diminuzione dell’occupazione femminile, scesa dal 60 al 58,7% nel 2022, pur rimanendo al di sopra del dato italiano, pari al 51,1%, un dato che comunque è drammaticamente inferiore rispetto alla media europea che è vicina a quota 65%. In questa classifica l’Italia ha la maglia nera, superata lo scorso anno anche dalla Grecia. Resta lontanissima, come tasso di occupazione femminile, la Germania in cui è occupato oltre il 70% delle donne in età di lavoro.

La provincia di Varese ha quindi un mercato del lavoro che deve confrontarsi con due realtà quasi contrapposte: da una parte la spinta alla crescita economica che deriva dallo spirito innovativo delle imprese in un contesto di forti connessioni con i mercati globali, dall’altra l’incapacità del sistema formativo di preparare giovani in grado di affrontare la sfida delle competenze e della professionalità. Senza dimenticare la forte e crescente attrazione che continua ad esercitare il mercato del lavoro nella vicina Svizzera. La forte crescita negli ultimi anni del numero dei frontalieri (quasi 80mila in Ticino) è peraltro dovuta al fatto che rispetto al passato non sono più solo operai e muratori, ma ormai rappresentato una presenza più che significativa sia del terziario e dei servizi, sia negli impieghi specializzati nell’ingegneria e nell’informatica. Con stipendi che possono collocarsi tra il doppio e il triplo dei compensi italiani.

È proprio questa attrazione da parte della Svizzera che riduce in maniera significativa l’offerta di lavoro di medio/alto livello nella realtà varesina. Una dinamica che toglie potenzialità di crescita a settori industriali che stanno affrontando con decisione la rivoluzione dell’economia digitale, elemento fondamentale per mantenere un vantaggio competitivo sul mercato.

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