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Apologie Paradossali

ACCOGLIENZA

COSTANTE PORTATADINO - 02/06/2023

Edgardo (Pio Maria) Mortara, protagonista del film di Bellocchio

Edgardo (Pio Maria) Mortara, protagonista del film di Bellocchio

(S) Non è una novità che la cultura e anche l’industria cinematografica siano particolarmente ostili alla Chiesa, ma così evidente come a Cannes, quest’anno, mai. Da Bellocchio potevamo aspettarcelo, la sua carica ideologica si conferma inesauribile. Prende un tema, il caso Mortara, oggettivamente difficile da comprendersi anche nel contesto del potere temporale ottocentesco, certamente inaccettabile nel contesto secolarizzato odierno, lo decontestualizza, ne altera a piacimento lo sviluppo e l’esito.

(C) Bellocchio, mi pare in buona fede, sostiene di non averlo fatto e invita Papa Francesco a una cordiale visione privata. Per evitare pregiudizi, non avendo visto il film, inviterei chi volesse conoscere la storia, alla lettura di «Io il bambino ebreo rapito da Pio IX», scritto da Vittorio Messori utilizzando Il memoriale inedito del protagonista. Mi sorprende, invece, Gabriele Muccino che in A casa tutti bene 2, finale di stagione su Sky e Now, la serie ispirata al suo film, presenta una nuova versione dei suoi drammi famigliari e a Repubblica spiega bene che non c’è salvezza: «Non ho mai creduto alle famiglie felici, anche quelle perfette nascondono crepe». Ma quando mai cinema o letteratura hanno descritto famiglie perfette? Persino la teologia conosce solo la Sacra Famiglia, ma anche lì a Giuseppe l’ombra del dubbio deve essere dissipata dall’intervento miracoloso dell’angelo.

(O) Anch’io, che avevo ammirato la delicatezza di sentimenti di Muccino in “La ricerca della felicità”, in cui il rapporto tra padre e figlio resiste al logoramento, non del tutto ingiustificato, di quello tra i genitori. E si trattava di un soggetto tratto da una storia vera.

(C) La confusione, palese, è tra perfezione e felicità, come se la seconda fosse la conseguenza della prima. Ma proprio la storia del film citato dimostra il contrario: la felicità convive con l’errore, noi cattolici diremmo anche con il peccato, ma soprattutto con la possibilità che il rapporto affettivo, qualunque rapporto affettivo, provochi ansia, fatica, dolore, rimorso. La famiglia felice senza problemi appartiene solo alla narrazione pubblicitaria. Se felicità volesse dire essere vaccinati contro ogni possibile sofferenza dovremmo rinchiuderci in uno “splendido isolamento”.

(S) Anche per un gattino potremmo soffrire intensamente. Del resto lo stesso Muccino dice a Repubblica qualcosa di serio, se il titolo riporta il suo pensiero: “Le famiglie felici, non esistono. Il narcisismo le ha rese miserabili,” la seconda affermazione può avere un fondamento, per alcune, per molte, magari moltissime, ma in grazia proprio del narcisismo, malattia morale del tempo in cui viviamo, soprattutto per quelle persone che la logica del sacrificio, insita in ogni rapporto umano, la rifiutano a priori.

(C) “Miserabile”, detto così, sembra un insulto gratuito, direi piuttosto che nessuno diventa indegno di misericordia. Vediamo un esempio. Proprio la scorsa domenica si è chiusa a Varese la mostra dedicata a “Famiglie per l’accoglienza”, l’associazione di fraternità tra quel genere di famiglie che, non angosciate delle possibili complicazioni (o “crepe”) che possono verificarsi nell’esperienza dell’adozione o dell’affido, le affrontano serenamente. Ma non è molto diverso il sentimento che ci prende davanti ad un figlio ‘nostro’ e ‘normale’, ai suoi problemi, al manifestarsi della sua libertà in un modo a noi sgradito o anche solo imprevisto. L’esperienza dell’accoglienza dimostra che il destino dell’umanità non è il narcisismo, ma il suo contrario e che le famiglie felici non solo esistono, ma fanno compagnia e danno sostegno a tante persone, singole o in famiglia, che non un crudele fato, ma le circostanze, le offese altrui o i propri errori hanno messo in difficoltà.

(S) Da tutti questi casi, Bellocchio, Muccino, Roccella, i giornalisti Rai, vorrei ricavare un insegnamento: a qualcuno interessa un’egemonia culturale, ancor più di quella politica. Nel momento di minima rilevanza dei cattolici in politica, un pochino d’impegno in tema culturale servirebbe a tutta la società, non solo a loro.

(S) Sebastiano Conformi (C) Costante (O) Onirio Desti

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