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Economia

CONSIGLIO DI GUERRA SU MALPENSA

SANDRO FRIGERIO - 30/06/2023

Rudy Collini (Confcommercio) e Andrea Venegoni (Liuc BS)

Rudy Collini (Confcommercio) e Andrea Venegoni (Liuc BS)

Più o meno un consiglio di guerra. Lunedì scorso, nella bella Sala Monti della sede di Ascom, dedicata al presidente dei commercianti varesini dell’immediato dopoguerra, c’era una Gotha economico istituzionale locale: dal presidente della Camera di Commercio Mauro Vitiello, a quello degli Industriali Roberto Grassi, dal sindaco di Varese a quello di Gallarate, all’assessore regionale alle attività produttive Guido Guidesi, oltre al padrone di casa, il presidente provinciale di Confcommercio, un brillante Rudy Collini. Ufficialmente, il tema era la presentazione dello studio sull’impatto di Malpensa sul territorio di Confcommercio – Liuc Business School in collaborazione con la Camera di Commercio. Nella sostanza era il futuro a lungo termine dello scalo che rischia di avere le ali tarpate.

Da più di un decennio la Liuc, che ha solidi legami con Confindustria Varese, promuove un osservatorio sul polo-Malpensa, mentre Confcommercio Uniascom è detentrice dei dati forniti da Vodafone sui movimenti delle celle telefoniche: un avanzato sistema che permette di conoscere età, sesso, provenienza e altri dettagli ancora sugli utenti che impegnano in ogni istante le celle della telefonia mobile. Collaborazione naturale, insomma, ma oggi in acque agitate.

Lo scalo lombardo si riprendendo dopo la pandemia e nel 2022, pur riportando ancora un -26% rispetto al 2019 è stato con 21,3 milioni di passeggeri, il secondo d’Italia dopo i 29,6 milioni di Fiumicino, ancora “sotto” del 32,6%. I numeri continuano a salire così come i collegamenti (anche con l’estremo oriente), ma gli occhi sono rivolti all’area cargo e al freno espresso dalla Commissione del Ministero per l’ambiente al Masterplan 203, che conferma la crescita nell’ambito del sedime attuale, ma nega la possibilità di espansione per altri 44 ettari verso sud, nella Brughiera (Lonate Pozzolo).
Il “piccolo particolare” è che Malpensa “è” il trasporto cargo in Italia, quando si parla di merci in aereo. Lo scorso anno ne sono transitate 721 mila tonnellate, in aumento del 28% rispetto al periodo pre-covid, grazie soprattutto al maggior traffico generato dai corrieri espresso (un nome su tutti: DHL). E, soprattutto, dall’aeroporto della brughiera passa il 70% del traffico merci aereo totale del paese.

Se gli ambientalisti esultano, le categorie produttive sono “nere”. “Oltretutto, visti i volumi in gioco, quel che non passerà da Malpensa, dovrà passare da qualche altra parte, che sia Roma o altro aeroporto del Nord”, dice Mauro Vitiello, il presidente della Camera di Commercio. Quali alternative allora? Tra i partecipanti al “summit” varesino non escludevano altre lobbies, da quella di un Roma Fiumicino colpito dal ridimensionamento di Alitalia-ITA e relativi tagli occupazionali (e tradizionale base elettorale del partito della premier fin dal secolo scorso), a quello di altri scali lombardi, come quello di Brescia Montichiari. Forse non é un caso che giusto a maggio il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini a Brescia abbia dichiarato “Montichiari non può ma deve crescere, soprattutto nel cargo”, auspicando “una convivenza con target diversi per Malpensa, Linate, Orio Montichiari, Verona e Venezia”. Atteggiamento diverso, tra i leghisti, quello del ministro varesino Giorgetti, e governatore lombardo Fontana, che ha parlato di “parere negativo grave nella forma e nella sostanza: blocca lo sviluppo dell’aeroporto” e a questa posizione si è richamato a Varese l’assessore Guidesi, parlando di “necessità” di una visione di sviluppo partecipata dai diversi soggetti”.

I numeri intanto confermano il “peso di Malpensa”, sia quello diretto (486 aziende nel sedime, 18 mila occupati, 5,2 miliardi di valore creato), sia quello dell’indotto (11 mila occupati e 1,8 miliardi di valore), per non parlare dell’effetto “magnete” o “lubrificante” per le aziende del territorio locale e lombardo. Probabilmente è eccessivo dire, come afferma lo studio, che Malpensa “genera un surplus commerciale di 14,8 miliardi di euro”, ma è un fatto che 35,8 miliardi di export passano dall’aeroporto e che il 12% dell’export extra Ue passa di qui, compreso il 46% dell’export tessile moda

A questi numeri – forniti dallo studio presentato da Andrea Venegoni della Liuc – si aggiungono quelli del turismo. Sono 5,2 milioni i turisti (e viaggi di lavoro), cinque su sei stranieri, quasi raddoppiati rispetto al 2021, con una permanenza media che è di 3,4 notti per gli stranieri e 2,6 per gli italiani (spesa media: 252 e 200 euro). La buona notizia è che a beneficiare di questa crescita sarebbero, in provincia, non solo i centri vicini(Busto, Gallarate, Saronno), ma anche la zone più a nord, ovvero Varese e Luino.

Morale: Malpensa gallina dalle uova d’oro, opportunità da tener stretta, tanto che questa – secondo dati già comunicati da Camera di Commercio e Liuc a inizio anno – sarebbe la sola zona della provincia che ha resistito nel periodo della pandemia. Guarda caso è anche l’area che fa da cerniera con l’Alto Milanese. Insomma, al di là degli entusiasmi per i numeri dei flussi, ovvero dei “movimenti” dei passeggeri, un’occasione per riflettere come fare di Malpensa il lievito per la crescita e la riscoperta della provincia e della intera zona dei laghi.

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