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Apologie Paradossali

EREDITÀ PERDUTA

COSTANTE PORTATADINO - 08/12/2023

teatro

Il demolito Teatro Sociale di Varese

(O) Ci buttiamo sul rapporto Censis 2023 o sulla classifica delle province italiane dove si vive meglio? Sul solito pessimismo del Censis, peggiorato dopo il ritiro di De Rita o sul recupero di 10 posizioni di Varese?

(S) O sui 17 anni di galera inflitti al gioielliere che ha sparato ai rapinatori?

(C) Specificamente su nessuno dei tre, semplicemente perché non abbiamo gli elementi e forse nemmeno le capacità culturali per intervenire adeguatamente. Mi accontenterò di prenderne spunto per porre una domanda alla “classe dirigente” varesina.

Di primo acchito devo manifestare un briciolo di delusione. Più che uno slittamento verso il pessimismo, dai tempi di De Rita (padre), il rapporto 2023, almeno come lo presentano i giornali, non sembra andare oltre il rispecchiamento di dati statistici e di sondaggi, come se non avessimo già abbastanza. La stessa cosa credo si possa dire dalla classifica delle province, il risultato di un algoritmo che somma indicatori diversi, il cui peso è difficile valutare se sia oggettivo o determinato dalle preferenze dell’estensore. Però dai tre forse riesco a cogliere un fattore comune, bene espresso da un concetto dell’introduzione del Censis: tutti crediamo di essere in emergenza, sempre e per ogni argomento, ma questo alla fine non ci fa reagire adeguatamente, subiamo un sovraccarico emozionale, ma poi non prendiamo provvedimenti validi.

(O) Proprio come nel caso di Giulia, mica crederete che sarà un’ora di educazione sessuale o affettiva a formare una generazione di giovani meno insicura e possessiva?

(C) Il Censis chiama ‘ipertrofia emotiva’ questa reazione collettiva. Vi offro un riscontro: non avete notato come i grandi comunicatori si sono subito messi nella scia (uso una delle tre parole magiche del rapporto) dell’emozionalità del caso Giulia, sparando in diretta le lacrime di Fedez, quelle di Belen, le remote tristezze di Simona Izzo, i tradimenti seriali di questo o di quella. Ma, dice il Censis, la molteplicità di scie non crea lo sciame.

(O) Vorrei capire che cosa intende per ‘sciame’. Se parliamo di api, ciò che genera lo sciamare è una positività, governata da una precisa gerarchia: una parte dell’alveare segue una regina, per permettere la creazione di una seconda comunità.

(S) Certo senza una gerarchia di obiettivi e di regole è inutile porci traguardi ambiziosi, si ripiega su piccole patrie e piccole rivendicazioni, fino al farsi giustizia da sé, come il gioielliere. Tanto più si esaspera il consenso sulle minacce, anche da opposte visioni, come l’emigrazione o il clima, quanto più si è incapaci di proporre soluzioni. Ma questo proviene dai livelli della società e delle istituzioni più responsabili, perciò come meravigliarsi se la reazione della gente comune è così poco consapevole da apparire sonnambuli?

(C) Cerchiamo di non fissarci su questo concetto, anche se la tentazione di applicarlo a Varese è forte, pur in presenza di quel guadagno di posizioni nella qualità della vita che sarebbe bello conoscere a quale miglioria, che a noi sfugge, è dovuto. Più che al concetto di sciame o di gregge, anch’esso carico di positività, tanto che chiamiamo ‘dis-gregazione’ un fenomeno molto negativo, mi riferirei a quello di ‘sistema’. Dalle nostre parti non si riesce a fare sistema tra le varie componenti della società: economiche, sociali, culturali, educative, religiose. Ma così si conferma quello che scriveva lo storico locale Luigi Zanzi: “La caduta di taluni nodi operativi esercitanti di fatto un ruolo “istituzionale” di sostegno e di controllo di un’autonoma strategia di sviluppo della “situazione locale” – Una città che non ha più il “suo” giornale, la “sua” banca, il “suo” teatro, e non ha ancora un “suo” vescovo”. Città e provincia appaiono sempre più disgregate e riproducono particolarismi simili a quelli che da tempo devastano la famiglia e ogni corpo intermedio o comunità naturale. Senza una capacità di creare sistema, ci ammonisce il Censis: “Rimane sullo sfondo il dubbio che, se ciascuno conquisterà la libertà di essere qualsiasi cosa, senza regole, senza vincoli, senza sciame, non sapremo fare, insieme, le cose che da soli non siamo in grado di fare e non sapremo essere, tutti insieme, ciò che da soli non siamo in grado di essere.”

(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante

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