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Lettere

LETTERA APERTA SUI GIARDINI DELLA CITTA’

- 31/08/2012

Ho letto con grande disappunto che il Pgt, (Piano del governo del territorio) cambierà di nuovo il volto a Varese, e come se ce ne fosse bisogno in peggio, (al quale davvero, pare, non ci sia mai fine) e in un periodo storico come questo dove l’invenduto e l’offerta sono ben superiori alle richieste, e dove le banche (fortunatamente?) hanno chiuso i rubinetti; questo proprio i varesini non se lo meritano. Voglio ricordare che siamo giunti a questo crack economico, grazie anche a scelte urbanistiche scellerate, eppure sembra che solo un economista Nouriel Roubini, turco, figlio di ebrei iraniani,  abbia predetto, fin dal 2006 sul New York Times, la scintilla che poi ha incendiato l’economia mondiale,  ovvero la “bolla dei mutui subprime”, il vero “cancro” del nostro dopoguerra. E il nuovo Pgt di Varese che fa? Prevede ancora in maniera obsoleta, villette a schiera e altre palazzine dimenticando le aree verdi, ma soprattutto scordandosi della crisi in atto, e sapendo che ci sono circa 10.000, tra case vecchie e nuove, appartamenti, sfitti, disabitati, invenduti, non abitati, da qui a Gallarate che hanno fatto del territorio di Varese tra i più feriti d’Italia. E non mi si dica che Varese è ad alta densità antropica, che è una questione di lavoro, a che pro costruire se poi non si vende? Con questi vani disabitati, esiste una città fantasma di più di 100.000 persone. Infatti come da un recente  studio del Ministero dell’Ambiente, Varese risulta essere tra le province più cementificate d’Italia, e occupa un triste quarto posto (sic!) nella graduatoria nazionale, altro che “Città Giardino” o “Land of tourism”, abbiamo inquinato fiumi e laghi,  coperto prati e boschi di laterizi e cemento per  oltre il 30% del territorio disponibile, cosa vengono a fare qui i turisti?  Peggio di noi hanno fatto solo Monza e la Brianza con oltre il 50% , Napoli con il 43%, e Milano con quasi il 40%  ma i nostri vicini di Como meno del 20%. La cementificazione, dati alla mano, di cui tutti noi siamo responsabili,  si sviluppa più a sud della provincia e ha una densità abitativa, in certe zone, superiore al carico antropico della Cina(!) Le Amministrazione pubbliche, questo nuovo scempio ce lo dovrebbero risparmiare. Già siamo costretti a convivere da quasi trent’anni con una Vergogna pubblica! come la “Caserma Garibaldi” e sono curioso di sentire cosa ci racconteranno  i nostri candidati alle prossime elezioni del 2013. Ci diranno: sono stati “investiti” 2.500.000 (DUEMILIONICINQUECENTOMILA) euro  dal Comune per la sua acquisizione, ma voglio ricordare che quei quattrini  sono dei cittadini di Varese,  quindi solo i varesini hanno il diritto di proporre cosa farne. Politici, uffici, assessorati e tecnici comunali, devono solo vigilare su come verrà, gestito e realizzato il progetto una volta finanziato. Questa è la democrazia! E che ne è del progetto? Che fine sta facendo quest’area? Spero non  ancora in mano ai barbablù del mattone e ai parrucconi che hanno rovinato la città? La mia semplice proposta  di professionista e di uomo di cultura, (Lettera a Varesereport del 21 agosto che ha fatto nascere sui media, un dibattito, ancora in corso nella società civile, (vox populi vox dei…), in cui si prevede un progetto low-cost, per la collettività e al servizio della natura e della bellezza. Al posto della Caserma Garibaldi ho proposto di realizzare con un intervento di moderna  architettura verde,   “Il Giardino della città”.  Un nome-paradigma, con piante e fiori di ogni parte del mondo compatibili con i nostri climi, questo sarebbe un omaggio all’unico vero biglietto da visita che ha contraddistinto per più di due secoli Varese come “Città Giardino”. Un plauso invece nel nuovo Pgt, agli interventi sulle aree dismesse, ai loro cambiamenti di destinazione d’uso, che non consumerebbero altro territorio ma lascerebbero spazio, su zone già degradate, a interventi di riuso per edilizia pubblica e privata, scuole, ospedali, e gli edifici di utilità sociale o religiosa. Propongo oneri di urbanizzazione scontati e mutui agevolati  a chi ristruttura, abbatte e ricostruisce senza consumare terreno, o mantiene parchi verdi di pregio, mentre oneri e interessi superiori e disincentivanti a tutti gli altri.  Questo sarebbe davvero un cambiamento epocale e Varese diverrebbe un esempio per tutta l’Italia. Certo ci vuole coraggio, o forse delle leggi severe che in altri Paesi, come  in Inghilterra, Germania, Svezia, (green belt) sono già attive da anni, o più semplicemente un referendum cittadino, ma è questa una occasione da non lasciar perdere! I varesini devono tornare ad essere interpreti delle scelte della città, se non altro per ripristinare l’armonia tra uomo e natura, tra cittadini e istituzioni, piuttosto che l’orrore urbanistico di questi ultimi cinquant’anni a cui ci siamo alienati,  e che ci ha portato nel baratro in cui siamo precipitati. 

Dino Azzalin (dinoazzalin@virgilio.it)

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