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Apologie Paradossali

IL CAPRO ESPIATORIO, UNA FUNZIONE SOCIALE

COSTANTE PORTATADINO - 19/10/2012

Il “capro espiatorio” Beppe Sannino

Parlare di allenatori esonerati, in casa nostra è come parlare di corda…

Il fatto è che capitò a mio suocero per due anni consecutivi, dopo venti  anni marcati da continui e importanti successi. Finì la sua carriera e forse, io non lo conoscevo ancora, cambiò anche il suo carattere, il suo modo di rapportarsi con i “capi”.  Aveva vissuto la vicenda del  “capro espiatorio”.

Mi è tornata alla mente questa lontana vicenda in occasione dell’esonero di Sannino da allenatore del Palermo, e delle chiacchiere intorno alla sorte di Allegri al Milan.  A Palermo, il canovaccio della recita era già scritto. Per sua natura Zamparini è un sacerdote immolatore; sospetto che tenga la squadra per questo, come altare per l’immolazione rituale dell’allenatore. Spontanea sorge la domanda: perché  allenatori capaci, seri professionisti, accettano di correre questo rischio, così alto da diventare quasi certezza? Non solo per i soldi, tanto meno per il riposo a pagamento conseguente all’esonero, perché questo ti svaluta la quotazione per l’anno successivo.

Prima di rispondere, mi accosto al caso Allegri.  Un livornese dal carattere forte, capace di tener testa ad un Berlusconi, di fargli rinunciare al prediletto Ronaldinho, capace di vincere uno scudetto giubilando Pirlo dopo un infortunio e di sfiorarne un altro. Eppure… lo vedo già nel recinto accanto all’ara. Dopo aver accettato gli  smontassero la squadra vendendogli i campioni, sostituiti con uno scarto dell’Inter e uno del Villareal retrocesso dalla Liga spagnola, candidamente dichiara di poter competere per i primi tre posti. Astuta diplomazia? Non hai fatto i conti con Galliani, che qualche volta fa l’immolatore per conto terzi, che ti mette tra i piedi due altri scarti, (dalla Roma e dal Manchester City: ne taccio i nomi perché  ne ho stima) e provocatoriamente dichiara: “Adesso si lotta per lo scudetto”.

Attento Allegri! Vedo già i preparativi… Seguono i risultati prevedibilmente negativi, le voci su Inzaghi,  la lite, le sceneggiate… Mi sa che non mangi il panettone… Che El Shaarawi ti aiuti!

Sannino, Allegri e chissà quanti altri finiscono per desiderare di diventare “capri espiatori”. Spesso è veramente una via d’uscita da situazioni insostenibili, come sembra sia successo a Schwazer nel caso doping, ma c’è di più che un inceppamento psicologico.

Eccomi pronto per l’apologia del capro espiatorio.

Del calcio m’importa poco, è sul capro espiatorio che voglio indurvi a riflettere.

Simbolo mistico nel sacrificio d’Isacco, ma funzione sociale rilevantissima in tutte le civiltà, dagli antichi popoli senza scrittura all’oggi globalizzato, passando attraverso Ifigenia omerica e Alcesti euripidea, per non dire di Gesù e di Caifa.

La psicologia sociale riscontra frequentissimamente la sindrome del capro espiatorio anche in ambienti relativamente ristretti, come una classe scolastica o un ufficio poco numeroso. Può essere il ragazzo più debole, oggetto di scherzi e di piccole sopraffazioni, il collega disistimato perché timido, il capo intermedio schiacciato tra le opposte prepotenze del superiore e dei sottoposti organizzati. La sorpresa è che questo ruolo sacrificale è quasi sempre accettato, qualche volta, più spesso di quanto non si creda, volontariamente scelto. Conosciamo tutti persone che si “sacrificano” per assistere un parente ammalato, per aiutare un amico, per i bambini africani, e li stimiamo sul piano morale e sociale. Vediamo persino che molti, in questo sacrificio realizzano se stessi meglio che non in una vita vissuta egoisticamente o anche solo, come tutti, opportunisticamente, badando ai propri legittimi interessi.

Ma in tempi difficili come questi, il mestiere di capro espiatorio è proprio richiesto! E, cari amici, l’incarico è svolto alla grande dai politici!  Lo ammetto, parlo con cognizione di causa, come democristiano ho già vissuto questa vicenda vent’anni fa, benché personalmente incolpevole.

L’espiazione collettiva della crisi economica e sociale di allora (la “stangata” data dal governo Amato fu decisamente più forte di quella di Monti) fu subita da DC e PSI e aprì la strada all’accettazione veloce di una normalizzazione tranquillizzante. Qualcosa del genere è già successo. L’uscita di scena di Berlusconi è stata un classico rito espiatorio-propiziatorio, di cui il protagonista farebbe male a pentirsi, ritornando sui suoi passi. Ci ha consentito di accettare i provvedimenti sociali ed economici che nessuno avrebbe altrimenti accettato, da nessun governo, né di destra né di sinistra.  Oggi però il rito espiatorio continua ad allargarsi e rischia di travolgere ancora una volta il sistema, insieme a qualche soggetto meritevole di castigo. Sarebbe perciò saggezza non andare troppo oltre, imparando ancora una volta dal calcio (!) che per salvare se stesso non va mai troppo oltre nel sacrificare i propri protagonisti, forte di una giustizia “privata” più correttiva che apocalitticamente punitiva.

Più importante ancora sarebbe non dimenticare che l’espiatore paga sempre le colpe di un altro, nella nostra fattispecie i grandi protagonisti dell’economia mondiale da un lato e i beneficiari in passato dell’accumulo del debito pubblico, diventato oggi il grande Moloch al quale è necessario sacrificare tutto, cioè tutti noi, o quasi. Quindi l’unico errore da non fare, per non ripetere il ventennio trascorso, è accontentarsi del rito sacrificale e non desiderare un cambiamento reale del mondo e di se stessi.

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