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Opinioni

LA SENTENZA CHE FA DISCUTERE

VEZIO ZAFFARONI - 18/01/2013

Venerdì 11 gennaio la Corte di Cassazione ha stabilito di affidare ad una madre che vive una relazione con un’altra donna il suo bambino respingendo la richiesta del padre naturale in quanto persona violenta e che aveva abbandonato madre e figlio quando quest’ultimo aveva dieci mesi.

La questione ha suscitato polemiche e ampio dibattito.

È vero che i giudici della Corte di Cassazione hanno deliberato su un caso particolare optando forse per il male minore e non volendo trasformare la loro decisione in qualcosa di vincolante dal punto di vista legislativo o in una sentenza “ideologica” che apra alla possibilità di adozione per le coppie omosessuali. Ma è, comunque, una sentenza pericolosa che crea un precedente e può aprire la strada o incoraggiare altri casi del genere o i desideri di coppie gay di adottare figli. Per la Cassazione non ci sono certezze scientifiche o dati di esperienza ma solo il pregiudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale.

Occorre obiettare, innanzitutto, che questa teoria è un qualcosa che va contro natura perché è la stessa che richiede come un bambino viva e cresca con un padre e una madre e secoli di storia dimostrano ciò; poi si può scorgere una violazione della Costituzione che riconosce nella famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna la cellula naturale nella quale un figlio cresce.

Qui, allora, entra in gioco il discorso della formazione e dello sviluppo che riconosce indispensabile l’esperienza, le attitudini e il comportamento derivante dalla diversità sessuale dei genitori. Effettivamente, secondo il parere degli esperti, costituisce un limite, per la formazione della personalità, crescere senza avere punti di riferimento dell’altro sesso e quindi i modelli a cui guardare devono essere maschile e femminile; per i bambini è importante l’amore e l’affetto che ricevono ma è fondamentale, per esempio, che le bambine trovino nella figura maschile un punto di riferimento e viceversa i maschietti in quella femminile per sviluppare la loro identità e personalità quando diventeranno adulti. Se poi ci mettiamo i dati di una ricerca scientifica condotta negli Stati uniti secondo cui i figli di omosessuali sono più a rischio di suicidi e malattie…

La sentenza, inoltre, contraddice, bollandolo come “mero pregiudizio”, ciò che ciascuno di noi sperimenta nella sua famiglia, nella famiglia di origine, nella relazione con i propri figli. Quello che appare più sconvolgente è il fatto che si rischia di manipolare il bambino nella sua fase di crescita con arbitrarie sperimentazioni e di fatto cancellando ciò che l’esperienza umana e le scienze psicologiche, pedagogiche hanno elaborato in materia di formazione. Si intravede, in questo atto, un profilo disumanizzante, un venire meno della dimensione umana e affettiva necessaria per una crescita e uno sviluppo armonico se si toglie la naturalità del rapporto con entrambi i genitori ovvero il padre e la madre. Nei rapporti delle relazioni familiari ovvero nella differenza sessuale tra padre e madre e in quella tra genitori e figli ci sono le condizioni per imparare ad amare gli altri e costruire relazioni.

In conclusione appare un po’ troppo forzato il giudizio della Cassazione secondo cui sarebbe solo frutto di pregiudizio il fatto che un bambino non possa crescere bene con una coppia di omosessuali e, se è vero e anche giusto, che bisogna rispettare i diritti di persone che si vogliono bene e vogliono vivere assieme, è fondamentale vedere la questione non con gli occhi e con le esigenze degli adulti ma stando nell’ottica del bambino e del suo completo e armonico sviluppo.

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