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Economia

L’INEGUAGLIABILE ARTE DI FARSI DEL MALE DA SOLI

GIANFRANCO FABI - 25/01/2013

Su di un punto sono tutti d’accordo. Siamo di fronte ad una crisi economica sempre più forte, con pesanti ripercussioni sull’occupazione, con la perdita di potere d’acquisto delle famiglie, con squilibri sociali difficilmente sostenibili. E su di un altro punto sembrano tutti paradossalmente, almeno nei fatti, concordi: dato che la crisi è grave, facciamo qualcosa per aggravarla ancora di più.

Il problema di fondo infatti è la crescita, ma non c’è né una promessa elettorale, né una concreta decisione operativa attuata negli ultimi mesi che vada in questa direzione.

Per la crescita sarebbe indispensabile infatti agire su due fronti: da una parte rilanciare gli investimenti, dall’altra spingere i consumi. Con gli investimenti si sostiene la competitività dell’industria, si finanzia l’innovazione, si pongono le basi per finanziare quell’edilizia che è un grande volàno per tutta l’attività economica. Con i consumi si dà fiato alla produzione industriale e agricola, si sollecitano le imprese a creare posti di lavoro, si aiuta ad innescare un circolo virtuoso nell’economia.

Ma gli investimenti come si realizzano? Con i capitali, con i soldi, provenienti dalle scelte di risparmio interno o dei grandi investitori internazionali. E allora che cosa c’è di meglio per convincere i capitali a stare alla larga dall’Italia che far balenare l’ipotesi di una nuova imposta patrimoniale. Prima proposta, poi rapidamente ridimensionata, poi rilanciata, l’imposta patrimoniale è comunque uno dei cavalli di battaglia della sinistra, ma senza che ci sia alcuna valutazione tecnica accurata sul gettito potenziale, sugli effetti possibili e sulle ricadute probabili. Siamo di fronte ad una scelta unicamente ideologica che rischia di avere effetti negativi enormemente più pesanti dei pochi vantaggi di gettito che si potranno ricavare.

E i consumi? Su questo fronte ci ha pensato il centro-destra a gettare sabbia negli ingranaggi della ripresa. Parliamo del redditometro, quel meccanismo studiato e messo a punto dal Governo Berlusconi e poi varato dal Governo Monti: un modo per incutere timore nei contribuenti a cui potrà venire chiesto di spiegare come mai hanno acquistato un’automobile o un frigorifero se con i guadagni di un solo anno… non avrebbero potuto permetterselo. L’industria automobilistica è in gravissime difficoltà, non solo in Italia, ma in tutta Europa: e allora invece che sostegni si elabora uno strumento che sembra fatto apposta per convincere a non cambiare l’auto per non finire sotto la sempre antipatica lente del fisco.

Patrimoniale e redditometro sono due strumenti che dimostrano l’incapacità della politica (destra o sinistra allo stesso modo) di pensare in modo realistico e costruttivo, di dare fiducia ai cittadini, di offrire risposte capaci di liberare risorse e spirito di iniziativa. Ancora una volta l’Italia si dimostra ineguagliabile nell’arte di farsi del male da sola.

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