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Politica

QUESTO PAPA PARROCO

LILIANO FRATTINI - 22/03/2013

Il sigillo di un papato: misericordia, messaggio della Chiesa di oggi. Così può riassumersi l’impegno che l’inviato di Dio, Jorge Mario Bergoglio ha assunto davanti a milioni di fedeli di tutto il mondo dopo la sua elezione a “Vescovo di Roma”, a Papa. E lo ha fatto nel nome di Francesco d’Assisi, di cui ha preso il nome, il gigante del cristianesimo che si era spogliato di sé per donare tutto agli altri, al prossimo, ai poveri. E qui va fatto un inciso: donare ai poveri non è esaltare la povertà ma ravvisare nel singolo povero una creatura di Dio per il quale Gesù il Cristo è venuto a condividere la sorte, secondo il piano di salvezza dell’uomo. Quindi niente pauperismo e facile pietismo.

È una grande novità questo Papa, insolito nelle sue manifestazioni e per le sue convinzioni che si saldano con la Parola di Dio come la troviamo nell’Antico e specialmente nel Nuovo Testamento, nei Vangeli. Scriveva Ovidio che “la novità è la più cara di tutte le cose” (Est quoque cunctarum novitas carissima rerum) e di questi tempi magri per la Chiesa, per tutto il cristianesimo una prorompente novità che scuote le coscienze di cattolici e non, atei e agnostici è come lo splendore di un arcobaleno dopo lo scatenamento di una tempesta.

Un Papa-parroco dentro bagni di folla che lui saluta, abbraccia, bacia. Un Papa che chiede a tutti di pregare per lui, anche a un bambino; un vescovo che augura la buona sera quando si presenta alle migliaia di persone raccolte in piazza San Pietro per il discorso di presentazione e il buon giorno ai fedeli durante l’Angelus. Ho avuto occasione di ascoltarlo, inghiottito dall’immensa folla che domenica 17 marzo si era raccolta per il primo appuntamento domenicale dopo la sua elezione di mercoledì 13. Oltre l’immensa piazza, anche via della Conciliazione era invasa da gente di ogni condizione e nazionalità, multicolore, festosa, gioiosa che sentiva di essere accolta da un prete che ha fatto della vita una missione consacrata a Dio e donata agli indigenti delle “ruas” di Buenos Aires, a fratelli e sorelle che mancano di tutto e trovano conforto e speranza in sacerdoti che si mischiano nelle loro miserie morali e materiali per annunciare il Verbo della misericordia e della compassione (patire assieme).

“Sta con la gente”, “è uno di noi”, “finalmente capisco cosa dice”, “è come se fosse venuto a casa mia”: questi gli scampoli di impressioni raccolti mentre mi sentivo stringere in un abbraccio corale di solidarietà e rispetto.

Trascuro tutte le novità introdotte da Papa Francesco, novità riferite da giornali e televisioni. Mi preme sottolineare gli effetti contagiosi che hanno avuto i suoi comportamenti e non solo le sue parole. Anche la politica, quella tanto vituperata, ha cominciato a mostrare i primi segni di riaggiustamento: la neoeletta presidente della Camera, Laura Boldrini, ha raggiunto a piedi il Quirinale per il colloquio con Napolitano, senza avvalersi dell’auto blu; i politici parlano seriamente di riduzione degli stipendi, emolumenti, gratifiche, finanziamento dei partiti. Tutti i privilegi vanno a casa? Altrimenti ci vanno i parlamentari a casa. Al Senato è stato eletto un baluardo contro la mafia.

Ma l’opera insidiosa del Maligno non cessa nella sua opera ingannatrice lusingando a destra e a manca. C’è chi pensa solo alle ambizioni personali imbrattando un periodo di indubbio valore e chi stretto nella morsa della giustizia minaccia di ricorrere alle sommosse popolari per contestare decisioni democratiche adottate dal Parlamento. Poi c’è chi ha delirio di potere e scomunica chi non osserva i suoi comandamenti. Ma è un argomento che angustia le nostre giornate e questo scritto vuole esaltare un accadimento che Dio benedice e con lui tutti coloro che amano la giustizia e la pace.

Ha detto Papa Francesco: “Dio non si stanca mai di perdonare. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono”.

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