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Chiesa

TEMPO DI SPLENDORE

ROMITE AMBROSIANE - 29/03/2013

Abbiamo ascoltato il grido dell’abbandono: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Matteo 27, 46), e la paura per una salvezza lontana, quasi inaccessibile ma quanto mai necessaria ha invaso il nostro cuore: tenebre e grida di dolore ci circondano.

Abbiamo contemplato la sofferenza umana innalzata a vessillo di ogni egoismo, menzogna, indifferenza, ricerca del proprio benessere.

Abbiamo contemplato “un uomo” che ha portato anche la nostra solitudine, la nostra domanda di perdono, il nostro desiderio di un ricordo che vada oltre la morte, oltre quanto di morte abbiamo nel cuore.

Abbiamo atteso in un grande silenzio che domanda le luci di un nuovo giorno.

Ed ecco un luogo e un tempo in cui noi non possiamo entrare, lo rivestiremo di luce a dire di uno splendore che non possiamo fissare a lungo ma che proietta chiarore, e novità di sguardi, e capacità di vedere, e nuova vita.

In quel luogo, in quel tempo, in quella luce inaccessibile “là costui è nato” (salmo 87, 6), rigenerato da quella sorgente fresca e zampillante da cui aveva attinto ogni gesto, ogni parola, ogni passo del suo dimorare tra noi: dalla sua relazione con il Padre.

Anche nel gelo della morte Gesù ha sperimentato un Tu al quale affidarsi incondizionatamente: “Dio mio, resti tu” (secondo un’altra possibile traduzione di Matteo 27, 46), al quale ritorna cantando “sono in te tutte le mie sorgenti” (salmo 87, 7) e ce lo addita perché si accenda anche in noi il desiderio di una sorgente, di una novità di vita.

Possiamo ancora sperare qualcosa di nuovo per la nostra vita? Una luce che rischiari le nostre tenebre? Un perdono che trasformi in vita ogni angolo di morte del nostro cuore? Una verità che smascheri la menzogna? Un amore che redima il male e la violenza? Un prendersi cura che lotti contro ogni indifferenza? Una capacità di dono e di gratuità che mandi in fallimento ogni egoistica ricerca di benessere o di ricchezza? Una voce da ascoltare nel cuore? Una presenza che vinca ogni abbandono ed ogni solitudine?

Non temete, “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28, 20), ci dice il Risorto. Questa è la nostra fede, la speranza che ci prende per mano e ci accompagna verso la pienezza di un incontro. La nostra gioia.

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