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Editoriale

IL LAMPO

ROMITE AMBROSIANE - 07/04/2023

??????????????????????????Nella luce di Pasqua possono esserci ombre? Ascoltando le nostre attese rispondiamo certamente no, no grazie, si fermi almeno un giorno per la vittoria di Cristo sulla morte il logorio del tempo che ci distrugge, tacciano le ansie e le preoccupazioni, si nascondano le incomprensioni, il dolore allenti la sua presa, il dubbio si sciolga in certezza.

Ma, leggendo i Vangeli, ci accorgiamo che non fu così: la luce della risurrezione fu al più un lampo che lasciò tramortiti, incerti e bugiardi i soldati che custodivano il sepolcro; le donne che ricevettero per prime l’annuncio della risurrezione furono secondo l’evangelista Marco tanto spaventate da tenere per sé la cosa, incapaci di gioirne, e per Luca portarono l’annuncio ai discepoli, ma non furono credute. E quante strade dovette fare il Risorto, quante porte chiuse attraversare per convincere infine, almeno i suoi, che era spuntata l’alba di un giorno nuovo!

Certo vien da pensare “povera gente di Galilea, cosa vuoi che capissero, e poi dopo tanta improvvisa sofferenza … ma noi, noi veniamo da 2000 anni di Vangelo, noi crediamo, noi sappiamo che Gesù è risorto”.

Eppure un tarlo mi rode, mi ricordo di aver sentito un giorno dentro di me un dubbio ed una paura e poi pensieri, giustificazioni e ragionamenti a custodire una pietra che non volevo fosse scoperchiata (era forse la pietra di una relazione troncata, di una dedizione interrotta, di un perdono impossibile). E poi quante volte ho pensato “troppo bello per essere vero” o “bello, ma non è per me né per lui” ovvero quante volte ho creduto a niente di più delle possibilità umane? E quante volte ho pensato “ne ho fatte troppo – io lei o lui – per ricominciare”?

Sì, è vero, se certo la pietra del sepolcro è stata scaraventata in terra, non solo quaggiù è successo qualcosa. L’evento della risurrezione è stato innanzitutto un fatto in cielo, una cosa da Dio. Il Padre ha finalmente riabbracciato il Figlio, così che, facendoci voce di Gesù, noi cantiamo Resurrexi et adhuc tecum sum (sono risorto ed ora sono con te). Sì, il Figlio è nuovamente presso il Padre, sì, nuovamente: nella sua carne umana e con sé ha portato le nostre ferite.

Che strana luce è allora questa di Pasqua, da che lontananza ci giunge! Non deve essere tanto diversa dalla luce che fu in principio quando Dio disse “sia la luce” e separò la luce dalle tenebre. La luce esiste accanto alle tenebre, come ora in cielo esiste l’umanità in Dio ed in terra il diventare figli di Dio degli uomini. La luce esiste accanto alle tenebre e ci permette di comprendere la profondità della realtà proiettando ombre. E quando le ombre si allungano a dismisura è perché la fonte della luce si è abbassata sulla superficie della terra. Dunque la luce di Pasqua fa tante ombre, e lunghe! La lunghezza di quelle ombre ci fa vedere quanto è lungo il cammino che la risurrezione di Gesù ci dischiude per essere, infine, con Lui ed insieme a tutti i fratelli presso il Padre.

Il cammino è lungo tanto da fiaccare a volte la fiducia, da lasciarci increduli ed impauriti. Il cammino è lungo e la stanchezza a volte ci fa cadere. Il cammino è lungo, ma mano a mano che percorriamo la strada tracciata dall’intreccio di ombre e di luci, di umanità e di figliolanza divina, ci possiamo accorgere che quel sottile filo di luce diviene pian piano più puro. Con Dante Questa montagna è tale / che sempre al cominciar di sotto è grave, / e quant’om più va su, e men fa male (Purgatorio IV, 88 – 90). Con san Gregorio Magno “La strada del giusto è come la luce dell’alba, che aumenta fino al meriggio”(Prov 4, 18). Nel loro animo, infatti, il buon desiderio e l’intelligenza della luce intima fa già parte del giorno, ma poiché essi progrediscono fino al termine della vita, arrivano al giorno pieno soltanto quando, giunti al regno celeste, sono finalmente in possesso di una luce che non è inferiore al loro desiderio (Omelie su Ezechiele, I, 5, 5). La luce della Pasqua purifichi in noi il desiderio, così che anche le ombre di questo mondo divengano scala per il cielo. La luce della Pasqua purifichi in noi il desiderio, così che le ferite della nostra umanità si sappiano attese in Dio.

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