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Chiesa

CORAGGIO, CUORE NOSTRO

MASSIMO CRESPI - 29/03/2013

Caravaggio, La chiamata di Pietro e Andrea, Hampton Court, Royal Collection, Londra

Che ci importa che Cristo sia risorto oppure no? Noi non facciamo come le donnette del Vangelo che di domenica presto hanno del buon tempo per andare al cimitero del paese, curiosare e vedere le novità… Che novità poi, tra fosse e morti! Noi, noi siamo stanchi; stanchi di tutto. La domenica vogliamo riposare: è l’unico giorno che possiamo farlo; se no si lavora, quando si può, sperando di tirare la fine del mese. Lasciateci tranquilli: mica abbiamo tempo da perdere con ‘ste storielle da paolotti visionari che credono di vivere per sempre nell’aldilà.

Ci siamo persi l’apparizione dell’angelo che parlava di Gesù? Pazienza, tanto diceva solo che non si poteva vederlo, come sempre, se non in un altro posto, chissà quando… Non ci cambierebbe la vita vedere vivo qualcuno che si pensava ammazzato, nemmeno se ce l’avesse fatta a venir fuori dalla tomba; non cambierebbe nulla tanto, o no?

Okay, dobbiamo dire che è risuscitato Gesù? Va bene, ma a noi che ci dà? Ci toglie dei problemi? Ci risolve qualche cosa? No!

Lo sappiamo che ‘sto Papa, quello nuovo, Francesco, parla di Cristo crocefisso per ciascuno di noi, risorto per ciascuno di noi, però non capiamo perché. Perché l’ha fatto se non cambiano le cose, le nostre cose?

Siamo stanchi di parole, senza senso; vogliamo qualcosa, qualcuno che ci cambi la vita!

A quelle donnette che gli è cambiato?

Gli è stato riferito d’una presunta risurrezione, di guardare dentro là, nel sepolcro dove non ci sarebbe più stato Gesù, poi di raccontare tutto… spettegolare probabilmente. E che si sono portate via? Qualche emozione, qualche momento di notorietà, di primo piano. Poi saranno tornate quelle di prima, povere e tristi donnette senza arte né parte…

Eppure l’angelo sarebbe venuto per loro, per rincuorarle e guidarle sul da farsi… Mah!

Sì, in effetti c’è bisogno di qualcuno che faccia coraggio, consigliandoci sul modo di evitare di fare scemate. Magari capitasse di incontrare chi ci tira su quando siamo confusi, senza prospettiva! Ah come ci vorrebbe!

Se ci pensiamo bene quell’angelo non ha parlato male. Che c’è scritto nel Vangelo delle donnette? Che bisognerebbe fare due cose fondamentali: prendersi il tempo per riflettere bene, senza fretta, nel posto giusto, dove si legge “venite a vedere il luogo dove era deposto”. Quel camposanto forse non è così male; e anche la chiesa va benissimo per meditare, tranquilla, silenziosa.

Poi invece c’è scritto “andate a dire ai suoi discepoli: è risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Cioè che servirebbe muoversi con decisione ed aiutare la gente che spera, che crede, perché veda bene ciò che è capitato loro, sappia cosa fare e dove andare; sostenere la Chiesa anche, perché non si smarrisca, si inganni sul Signore.

Già, ma poi si vedrà Gesù? Sappiamo soltanto che dovrebbe trovarsi in Galilea, come si dice. E andare laggiù garantirà la sua presenza? Vicina a noi? Certo, non c’è che mettersi in cammino per arrivarci, verificando se si farà vedere; e vedere se è risorto, come dice l’angelo nel capitolo di Matteo, ventotto forse: “So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto”.

Ci aveva detto che sarebbe risorto. Gesù Cristo ce l’aveva dichiarato: non resta che scoprirlo. Partiamo? Chissà come sarà da risorto, se sarà pure lui “come la folgore” d’aspetto o col “vestito bianco come la neve”.

Ma che stiamo dicendo? Suvvia, non possiamo crederlo vivo, operante e risuscitato per noi.

Dio, Dio stesso che si è lasciato torturare e crocifiggere solamente per dimostrarci che è Dio risorgendo, tornando da noi, per noi, dopo quel che l’uomo gli ha fatto? Non è pensabile!

Eppure è nella Galilea, dicono. Dove c’è bisogno di lui, tra genti incredule e bisognose, come noi.

Sta qui dunque; è tra di noi, in ogni luogo dove qualcuno può vederlo, vuol sentirlo predicare che è lui, il Cristo di Dio.

Perché non lo riconosciamo?

Forse non vogliamo riconoscere che è già alla porta; sentendolo bussare forse temiamo che vorrà fermarsi per cenare con noi, proprio con noi. Che potrà mai volere? Che potrà dirci? Di non avere paura?

Questa paura magari ci impedisce di riconoscere che è lui il nostro Salvatore e che ci può dare ciò che desideriamo di più. Un po’ di pace! Via la paura, apriamo la porta a Dio, spalanchiamogliela! Abbiamo già sentito questo incoraggiamento. Coraggio cuore nostro, fidati del Signore che è risorto!

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