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Attualità

LE STAZIONI FERROVIARIE UNIFICATE

CAMILLO MASSIMO FIORI - 14/06/2013

Uno dei progetti di unificazione delle stazioni

Il progetto di unificazione delle stazioni ferroviarie di Varese è un intervento importante perché riguarda una zona nevralgica in grado di interagire con l’intera città; esso è stato più volte rivisto in seguito alle critiche e, soprattutto, ai costi preventivati. In larga approssimazione sono tre gli interventi previsti nelle aree liberate dai vecchi edifici e dagli scali in disuso.

Il primo è l’accentramento delle stazioni preesistenti in un unico terminal.

Il secondo consiste nella realizzazione di un autoporto per gli autobus extra-urbani e di un parcheggio.

Il terzo prevede la realizzazione di un complesso edilizio ad alta densità per uffici, abitazioni, attività commerciali, che costituisce la parte preponderante dell’opera.

Il progetto complessivo, a sua volta, prevede tre possibili varianti: uno sviluppo verticale, uno orizzontale ed uno intermedio, ma tutti con consistenti volumi ed una notevole estensione territoriale.

L’ingente costo verrà recuperato con l’offerta ai privati degli edifici commerciali e residenziali; salvo alcuni giardini pensili sulle costruzioni e sulle scarpate delle linee ferrate, non sono previsti spazi verdi; inoltre il mercato cittadino dovrà essere spostato altrove.

Si tratta, come è evidente, di un intervento importante che cambierà la fisionomia di Varese e modificherà molti aspetti funzionali della città.

L’ imponente progetto non risulta inscritto in una complessiva visione urbanistica che consiste nel rendere compatibile l’insieme dei luoghi e la comunità dei cittadini. Così impostato, il progetto è radicalmente sbagliato per tre motivi fondamentali.

In primo luogo, vengono unificati gli edifici per i viaggiatori ma non anche le linee ferrate che si trovano su due livelli differenziati, da collegare con scale mobili, e che sono, salvo una, a binario unico, senza interconnessione. Varese resterà uno scalo marginale con scarse possibilità di intensificare i collegamenti con Milano, i laghi e la Svizzera, mentre altrove si progettano linee ad alta capacità. In pratica viene a cadere la principale ragione dell’intervento che tocca soltanto la parte meno importante del nodo dei trasporti su ferrovia.

Il secondo errore è quello di collocare l’insediamento edilizio all’ingresso della città e in una delle zone già fortemente congestionate dal traffico. Si realizza un mega-parcheggio privato accanto al terminal degli autobus extra-urbani, incentivando i cittadini a raggiungere le stazioni con le autovetture anziché con i mezzi pubblici. Così il traffico aumenta, le strade sono intasate e trasformate in piste di scorrimento dove le auto contendono ai pedoni i marciapiedi e le strisce di attraversamento causando frequenti incidenti. I luoghi pubblici vengono sottratti alla fruizione dei cittadini i quali sono, in un certo senso, espropriati del loro diritto a vivere la città.

Prevale la vecchia e superata cultura di adattare la città all’automobile con la realizzazione di parcheggi urbani, che peggiorano la mobilità saturando le vie d’accesso, sensi unici delle vie con semafori sincronizzati.

Non si tiene conto della più recente esperienza europea che ha constatato come questi mezzi tradizionali non risolvono il problema ed anzi aumentano il degrado. La funzionalità delle tangenziali è discussa: portano fuori il traffico ma anche lo attirano; inoltre incentivano, a lato del loro tracciato, nuovi insediamenti, favorendo l’espansione incontrollata della città.

Da tempo la cultura urbanistica si muove in tutt’ altra direzione. Si tende a ridimensionare il ruolo

dell’ automobile per i percorsi urbani, offrendo l’alternativa di mezzi pubblici efficienti, moderni e competitivi (i tram di nuova generazione, gli autobus ecologici, le metropolitane leggere, le monorotaie sospese).

Si è fatta strada l’idea che il traffico è un problema che si può affrontare soltanto attraverso la pianificazione del territorio, bene prezioso e irriproducibile.

Con l’avvento della motorizzazione di massa la città si è dispersa in spazi infiniti e non è più dominabile neppure sotto il profilo funzionale.

L’urbanistica, che richiama al senso del limite, dell’equilibrio e della sostenibilità, contrappone alla città disgregata il modello di città compatta che abbrevia i percorsi ed è facilmente raggiungibile con i mezzi di trasporto collettivo. Essa è delimitata, all’ esterno, da una fascia verde e, all’interno, è dotata di giardini e parchi pubblici. Il verde ha un’importanza fondamentale per la città: serve a condizionare il clima, ad abbattere l’inquinamento e offre spazi di socializzazione per i cittadini. Tutte le città europee hanno investito nella creazione di nuove aree piantumate.

Il futuro urbano si gioca tra due modelli: la città compatta densificata intorno ai centri storici e delimitata dalla “green belt”, e la città diffusa, frammentata in periferie degradate e spesso violente.

Il progetto delle stazioni non contribuisce alla modernizzazione di Varese. Non risolve i problemi funzionali dei trasporti e ripropone la logica del cemento e dell’asfalto.

Il terzo errore del progetto è quello di confondere il problema del contenimento della città con quello della verticalizzazione delle costruzioni. Densificare la città non significa aumentare l’altezza degli edifici che devono avere un rapporto con la larghezza della strade e non possono essere in stridente contrapposizione con la tipologia prevalente. Viene sconvolta l’identità della città che si basa su tre fattori classici: la multifunzionalità, cioè il contrario della frammentazione in parti separate; la continuità, in quanto la mancanza di unità estetica significa perdita di equilibrio e, infine, la riconoscibilità, cioè il patrimonio paesaggistico, artistico e monumentale.

La specialità dei luoghi è una componente essenziale della città che la distingue e la rende diversa da ogni altra. Viceversa, liberando la città dalla congestione e dall’inquinamento, conservandone i caratteri originari, si contribuisce a sviluppare funzioni essenziali come la vita sociale, il commercio, la residenza e l’insediamento di attività tecnologicamente avanzate.

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