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Ambiente

TRA LAGO E OLONA

ARTURO BORTOLUZZI - 26/07/2013

Il presidente della commissione Ambiente della Regione Lombardia ha adottato una prassi nuova per la risoluzione dei problemi ambientali del territorio: sentire tutte le diverse categorie degli interessati prima di assumere una decisione istituzionale.

C’è rispetto così per la legge e uno stimolo al senso di responsabilità degli abitanti e degli operatori di un territorio che devono essere parti attive nel perseguire un miglioramento di condizioni ambientali dell’habitat che implica il miglioramento della qualità di vita per tutto il corpo sociale. Ciò è importante, ma ho chiesto qualcosa in più e di nuovo: fare in modo che il territorio interessato possa essere l’esecutore e il controllore di ogni operazione di salvaguardia mentre la Regione abbia il ruolo di organizzatore e il regista delle azioni da intraprendere.

Gli ho chiesto, allora, di affrontare in questo modo il problema di grave inquinamento del lago di Varese per il quale si sono fatte iniziative inconcludenti e buttati via tanti soldi. Non vanno dati contributi a pioggia. Non vanno scelte mete errate.

Occorrendo perciò agire globalmente, ho quindi proposto che la Regione Lombardia dia un’investitura particolare all’Associazione intercomunale dei comuni del lago di Varese, presieduta pro tempore dal sindaco di Bodio Lomnago.

Non chiedo di cambiare quanto stabilito dalla legge in termini di autorità istituzionale, che indica la Provincia quale ente competente. Ho domandato, invece, di prendere atto della giusta iniziativa comunale volta a promuovere interventi per il risanamento del suo ambiente. Come ho detto per l’Olona, c’è la necessità che i comuni nella loro interezza siano primi attori di un’azione volta alla valorizzazione del proprio territorio.

C’è, poi, il bisogno che i giovani possano apprendere la storia e le tradizioni dei luoghi in cui vivono. Sono, per esempio, rimasti assolutamente stupiti che alcuni bambini, che risiedevano lungo il lago di Varese, avessero dei buchi macroscopici nell’educazione ambientale e in quella culturale: non sapevano nulla della presenza delle palafitte ovvero dei pesci autoctoni del lago e delle ghiacciaie. Non si può permettere che una prossima generazione di varesini non conosca le proprie ricchezze e tradizioni.

Per il risanamento delle acque: come si è più volte detto, è fondamentale che ci sia un controllo che parta dal basso sulle fognature esistenti e che venga attivato un piano prolungato nel tempo di volto allo sdoppiamento delle fognature che ancora siano singole. In passato ho già fatto presente come questi lavori potrebbero avere una duplice funzione: costituire un motivo di lavoro delle aziende varesine e, dall’altro, consentire un miglioramento della situazione ambientale.

Ho, poi, più di una ragione per credere che il collettore intercomunale sia palesemente sottodimensionato. Proponiamo alla Regione di accrescere gli sparuti mezzi dell’Associazione dei Comuni del lago che ha proposto di fare una sperimentazione sulla elettrocoagulazione tecnica proposta dal Politecnico di Milano e appoggiata dall’Università dell’Insubria. Sperimentazione che non è stata fatta per un’inspiegabile disinteresse manifestato dalla fondazione bancaria locale cui la Associazione intercomunale si era rivolta.

Ci devono essere un’incentivazione e un sostegno alle attività dell’Università dell’Insubria per il ripopolamento del lago con pesci autoctoni. Eravamo luogo eccezionalmente rinomato per la pescosità di qualità. Siamo, invece, diventati ospiti primariamente dei pesci gatto e dei pesci siluro.

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