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Attualità

TRA TASSE E PROCESSI

MANIGLIO BOTTI - 06/09/2013

Sesterzio con l’effige dell’imperatore Traiano

Lo storico riminese Luigi Tonini (1807-1874), molto noto in Romagna per i suoi studi di storia locale – fu efficientissimo direttore della biblioteca Gambalunga, pubblicamente elogiato dal Carducci per l’impegno nell’Italia nascente – in un volumetto ormai introvabile sulle imposte pagate nella città adriatica nel secolo XIV, in epoca malatestiana, scriveva: “Vorrei che (…) a quanti sono sulla terra Amministratori di popoli intronasse nelle orecchie l’aurea sentenza del buon Trajano: il fisco essere come nell’umano corpo la milza, la quale, se troppo si dilata e cresce, conduce alla morte (…)”.

Non sappiamo se i politici di oggi (da Berlusconi a Prodi, a Monti e a Letta) conoscano l’ “aurea sentenza del buon Trajano”, probabilmente no, stando a quanto si vede, ma è innegabile che il problema delle tasse sia ormai un problema centrale, al punto da far dire a qualcuno che il primo comma dell’Art. 1 della nostra Costituzione andrebbe così modificato: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sulle tasse (ndr, necessarie per pagare stipendi, pensioni e interessi passivi)”, e non “sul lavoro”, com’è scritto.

Il problema delle tasse, dunque. Un aggancio con la condizione attuale dell’ex premier Silvio Berlusconi, colpito giudiziariamente proprio per un caso di “elusione del fisco” (la definizione è del suo avvocato difensore), si trova inevitabilmente. Volendo – la citazione è del tutto accademica – si sarebbe potuto fare un “raffronto” addirittura con il famoso gangster di Chicago durante l’epoca del proibizionismo, Al Capone, il quale nonostante gli innumerevoli crimini commessi fu infine raggiunto dalla giustizia in seguito a una storia di redditi mai dichiarati e di tasse mai pagate, e portato ad Alcatraz. La fantasia corre (specie tra gli avversari politici del Berlusca, contriti e garantisti in audio-video, pronti a ghignare e a fregarsi le mani dalla gioia appena i riflettori si spengono), ma è solo per dire che l’ex premier oggetto negli anni di raffiche di procedimenti processuali, mai viste prima a carico di un politico, da ultimo è stato centrato. E dai e dai, dopo annullamenti, prescrizioni, leggi ad personam, il colpo l’ha trapassato da parte a parte.

Una questione di tasse, e non solo di quelle. Indipendentemente da ciò e da come la storia si concluderà (ci si sta scervellando per trovare una via d’uscita) si conferma il dato che la legge… non è uguale per tutti. In teoria (forse) lo è, ma non nella pratica e nei fatti. Dipende da come uno si chiama e da che cosa egli rappresenta nei riguardi degli altri.

E quando il presidente della Corte rientra nell’aula e sentenzia “In nome del Popolo Italiano”, si avverte che quel Popolo magari non è tutto della medesima opinione.

Il punto è proprio questo: trovare una sentenza che vada bene per ognuno e soddisfi l’intero Popolo. Ma più passa il tempo, più ci si rende conto che l’arduo compito non è degli uomini. Del Padreterno, almeno. Per chi ci crede.

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