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Attualità

MORTE NEL MARE NOSTRUM

MANIGLIO BOTTI - 11/10/2013

C’erano sul mare scarpe di bambini e merendine che galleggiavano… E sotto morti a centinaia: per lo più giovani donne e ragazzi. Così sul Corriere della Sera, il giorno dopo l’immane tragedia di Lampedusa, il giornalista Gian Antonio Stella ha cominciato il suo articolo, riferendo alcune testimonianze di sopravvissuti e soccorritori. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano è subito corso nell’isola, primo lembo dell’Italia, e dell’Europa, davanti all’Africa. Papa Francesco, accorato, emotivamente sconvolto come tutti, ha tuonato dal suo pulpito: “Vergogna!”. E mentre nel Paese si proclamava il lutto nazionale, lo stesso Alfano dagli scranni del Parlamento affermava che purtroppo nuove tragedie del mare e della disperazione migrante sono sempre possibili. Se non si fa qualcosa.

L’affermazione del ministro, a rigor di logica – ma è dura davvero in casi come questo mantenersi lucidi –, fa pensare che il grido del Papa, ancorché raccolto e registrato, non sia stato del tutto rivolto a noi italiani. Magari anche: piuttosto a un sistema di politica generale sbagliato, di disinteresse, di cinismo, di finto e astratto buonismo. Il ministro ha chiamato in causa l’Europa, e nella fattispecie – si pensa – gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, la Spagna, la Francia, la Grecia, Malta… È vero che questi disgraziati approdano – o cercano di approdare – in Italia, ma l’Italia sarebbe considerata soltanto un territorio di transito, perché altri e più lontani sono – sarebbero – gli obiettivi, le mete dei migranti. Non è, dunque, un carico che dobbiamo prenderci sulle spalle solo noi, ma dobbiamo essere aiutati. Come? Operando negli stati di provenienza (la Siria? la Libia? la Somalia?), presidiando al meglio il mare e le coste con un dispiegamento di mezzi. E il dispiegamento di mezzi costa, ben più dell’acquisto di nuovi cacciabombardieri F 35.

Intanto il cerino – se così, certo inopportunamente, si può definire quella che è stata giudicata la più grande tragedia del mare dalla seconda guerra mondiale a oggi – resta a bruciare tra le nostre dita; le nostre e soprattutto quelle degli eroici lampedusani, dove tutti sono impegnati in questa gigantesca operazione di solidarietà e, oggi, di pietà umana. Dal sindaco al medico dell’isola, sempre al lavoro nonostante sia malato e sofferente per un’ischemia.

Nell’attesa dell’Europa, per quel poco che si può sicuramente fare, i nostri servizi all’estero – se esistono ancora – dovrebbero lavorare per informarci dei barconi che partono ogni giorno con destinazione la Sicilia; dire, scoprire chi sono gli organizzatori (le mafie locali o gli Stati stessi?); i servizi interni, magari, potrebbero fare attenzione nel rimandare tranquillamente a casa gli scafisti che vanno avanti e indietro nei loro percorsi di morte.

Così, d’acchito, fanno un po’ pena per non dire peggio alcune dichiarazioni – da sinistra e da destra – secondo cui sarebbero da cambiare subito il nostro testo unico e la legge sull’immigrazione, la cosiddetta Bossi-Fini che è, con aggiornamenti successivi, del 2002, mentre era meglio la precedente, la Turco-Napolitano. Cioè, i miglioramenti delle leggi sono sempre auspicabili. Ma si può pensare che problemi del genere – le guerre, le “primavere”, la fame, la disperazione – possano essere cancellati o anche solo nella previsione ridotti con qualche trattino di penna e con qualche norma legislativa? Si possono fermare e controllare gli effetti di un’esplosione nucleare alzando muri e mettendo le sbarre alle finestre?

Lasciano il tempo che trovano alcune provocazioni – addirittura da parte di amministratori pubblici – che ormai si stenta anche a ritrovare nelle parole di “spensierati” avventori di bar. I migranti che si stanno affollando alle frontiere, e che si affolleranno, sono milioni. E par di capire che questi disgraziati che hanno affidato le loro vite a dei banditi-traghettatori siano in qualche modo perfino privilegiati, rispetto alle altre centinaia di migliaia di persone in coda, perché almeno disponevano del migliaio di dollari, o poco più, da mettere nelle mani di ferocissimi caronti.

La spiaggia dei Conigli, la spiaggia lampedusana al largo della quale è avvenuta la tragedia, è una delle più belle del mondo. Un acquario, un paradiso del Mare Nostrum che fa a gara con i lidi caraibici. Forse è la spiaggia più bella. Lo era.

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