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Società

CARI FIGLI DIGITALI

CARLA TOCCHETTI - 01/12/2011

 

Cari figlioli nativi digitali… grazie a voi, fino a pochi anni fa, ci chiamavano migranti digitali: sospesi in quel limbo di ignavia tecnologica che avvolge noi arcaici, nati prima degli anni ‘90. In realtà, rispetto a voi nativi dell’era digitale, stiamo già migrando a specie in via di estinzione. Ci consideriamo gutemberghiani: cresciuti nel silenzio delle biblioteche, a pane e libri; mentre voi avete la possibilità di ottenere con un semplice clic miliardi di ebooks: in treno in salotto in aereo al bar… Dappertutto. Ci prendete in giro perché il nostro linguaggio è superato, e fatichiamo a stare al passo con l’evoluzione delle macchine nella nostra vita. Perché compriamo tonnellate di quotidiani e ne divoriamo i supplementi. Perché facciamo ancora i conti a mente, e ci divertiamo a convertire i prezzi in euro con le lirette. Perché scattiamo le foto con calma studiando in anticipo il risultato, come se avessimo ancora a che fare con un negativo indelebile.

Grazie alle nuove tecnologie, che hanno plasmato il mondo in formato digitale, la vostra generazione ha saltato parecchi stadi evolutivi e vive, si relaziona, ragiona in un modo completamente diverso da noi. Perfino il vostro cervello è diverso dal nostro. A dire la verità, il professor Knudsen di Stanford, che studiava il comportamento cognitivo dei gufi, lo aveva da tempo confermato: a furia di stimoli percettivi precoci, si modificano le strutture stesse del giovane cervello. Tradotto: siete nati con una enorme quantità di neuroni, quella che nei primi due anni vi consente di immagazzinare esperienze e infrastrutture per costruire le mappe mentali che sono alla base della visione di vita. Ma siamo stati noi digitosauri, quando eravate piccolissimi, a offrirvi mille possibili esperienze, sperando che qualcuna vi emozionasse e vi desse quel qualcosa in più. In questo modo avete potuto apprendere più facilmente rispetto a noi e ora correte avanti a noi.

Quando vi vediamo ore e ore davanti a uno schermo, a sfiorare la realtà contenuta in una custodia di plastica (Steve, grazie!, ma non di tutto), magneticamente fissi ma catturati da una fretta planetaria, ripensiamo al significato che sta avendo la vostra avventura educativa.  La vostra vita, sotto sotto lo sapete, rivuole una scansione naturale, ritmata ai tempi della vostra età. Può soddisfarvi una esplorazione visuale e frettolosa del mondo in modo principalmente virtuale? Che dire di tutti i vostri sensi e della vostra anima, che a quell’età dovrebbe succhiare goccia a goccia l’essenza delle cose?

Cari figlioli digitali, fino ai venti anni il vostro cervello non sarà ancora perfettamente evoluto. Significa che per voi “vecchiotti” (adolescenti fino ai quindici anni) c’è ancora un po’ di tempo. Per voialtri più piccoli c’è una infinità di tempo in più. Soprattutto: per restare insieme, a scoprire quanto sta cambiando la realtà intorno a tutti noi. Per condividere le emozioni: quelle spinte benefiche che ci aprono al nuovo, ci incuriosiscono, ci fanno ideare progetti e diventare creativi. Per aprirci e dialogare; per incontrarci, non su facebook o twitter. Per condividere il fatto di essere diversi l’uno dall’altro, e accettarlo reciprocamente.

Nessun altro mondo virtuale può offrirvi tanto.

Con affetto

Carla Tocchetti

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