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Attualità

UNA DATA CHE INSEGNA

ROSALBA FERRERO - 08/11/2013

Il 4 novembre sono tornati i bambini, come negli anni Cinquanta e Sessanta, quando, sventolando il Tricolore, frotte di scolaretti accompagnavano in corteo gli ex-combattenti che sfilavano per le vie delle città italiane imbandierate a festa e compunti riascoltavano le parole del generale Armando Diaz, pronunziate alle ore 12 del 4 novembre 1918 ‘La guerra contro l’Austria-Ungheria che l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta’.

Celebravano la fine della Prima Guerra Mondiale, l’orrendo massacro che aveva lasciato sul campo oltre settecentomila italiani, e più di un milione di feriti e mutilati, perpetrato per completare la ‘liberazione’ delle terre italiane che erano ancora occupate dall’Impero Asburgico e tenute in condizione di sudditanza politica ed economica, che nei libri di testo di storia era definita ‘quarta guerra di indipendenza’. Il 4 novembre era un momento fondamentale del percorso didattico; sottolineava lo spirito di sacrificio degli Italiani che avevano combattuto per una giusta causa: la libertà.

Poi l’oblio, complice la contestazione del ’68, con la conseguente ‘obiezione di coscienza’ e l’antimilitarismo, in nome di una politica pacifista: la ricorrenza del 4 novembre fu svuotata di significato, derubricata a “festa mobile” con la legge 5 marzo 1977, che sanciva la soppressione di alcune festività per favorire la ripresa economica con l’aumento delle giornate lavorative. Il declino si è arrestato negli anni 90, per volontà del Presidente Ciampi; le celebrazioni sono riprese, inizialmente in sordina: accanto ai Monumenti ai Caduti figure istituzionali e rappresentanti delle Forze armate, qualche anziano, qualche giovane curioso, attratto da bandiere e labari di cui non conosceva la ragione.

Quest’anno qualcosa è mutato. A Varese il prefetto, il dottor Zanzi, con intelligente sensibilità educativa, ha chiesto che la ricorrenza fosse ricordata con una solenne celebrazione cui fosse presente una rappresentanza delle scuole elementari, perché, come ha sottolineato nella sua allocuzione, “Il 4 novembre è una tappa fondamentale della nostra storia patria, e per noi è doveroso fare memoria di coloro che hanno manifestato l’attaccamento alla Patria fino all’estremo sacrificio della perdita della vita … è fondamentale ricordare e insegnare alle nuove generazioni i fatti della storia in cui sono le radici dell’Italia e della nostra società. Ricordare i militari che portarono alla vittoria l’Italia contro l’esercito Austro-Ungarico, e tutte le Forze Armate che hanno combattuto, e continuano a farlo, per difendere la nostra libertà è un dovere morale, che rafforza la comune identità: fare memoria significa continuare ad assumere un impegno concreto, agire più che chiacchierare per il bene comune”.

Le generazioni che ci hanno preceduto ci hanno trasmesso valori ineludibili, ci hanno insegnato a compiere ‘grandi sacrifici per il Bene comune’ e il loro spirito di sacrificio deve essere riconosciuto soprattutto ora che tutti gli Italiani sono chiamati a fare sacrifici.

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