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Ambiente

CAVE: CHE COSA NASCONDE IL RECUPERO

ARTURO BORTOLUZZI - 20/02/2014

In presenza di un impatto ambientale molto evidente, indotto da ogni singolo luogo di escavazione di cui al Piano cave della Regione Lombardia, le Associazioni ambientaliste provinciali, stante l’atteggiamento di assoluta indisponibilità a intavolare un confronto da parte della Regione stessa, si erano rivolte in Europa, trovandovi, invece, ascolto.La Commissioneaudizioni del Parlamento Europeo ha così imposto alla Regione Lombardia di sottoporre il Piano cave alla Valutazione Ambientale Strategica, detta più semplicemente VAS.

La Regioneavrebbe dovuto far partire le attività di VAS nel 2013 ma non l’ha fatto. E ora si è venuti a conoscenza che nell’aprile prossimo queste attività diventeranno realtà. Tutto il vigente Piano Cave, verrà così messo in discussone e, conformemente alla Convenzione di Aarhus, potranno farsi sentire i cittadini interessati. La novità è che verrà applicata, in questo caso,la VASnon prima di assumere un provvedimento – come dovrebbe essere –, ma su un documento già votato in sede politica. La valutazione verrà fatta, pertanto, solo ex post su un documento già assunto.

La convenzione di Aarhus consente l’applicazione di principi innovativi e quasi rivoluzionari che dovrebbero consentirne al popolo sovrano di far pesare il proprio punto di vista. Vorrei chela VASnon venisse applicata in tono minore in sede regionale. È un’applicazione, comunque, di un principio democratico che vorrei fosse condotto applicando il suo carattere innovativo e rivoluzionario al massimo della sua potenza. Da questo punto di vista, ho chiesto, per lettera, ogni possibile garanzia da parte del Presidente regionale. Auspico dunque che tutti gli interessati utilizzino una medesima strada, perché il risparmio territoriale sia un’esigenza non di uno solo ma di tanti. Dovranno, pertanto, essere messi in discussione i piani di recupero sia della Cava ex Coppa di Cantello, sia della cavaLa Rasanei Comuni di Brinzio e di Varese.

La mia opinione è che entrambi i piani di recupero non possono essere attuati per contrarietà agli interessi di lungo periodo della popolazione ovvero per contrarietà alle normative in essere.

Avevo protestato avanti il predecessore dell’attuale presidente della Regione Lombardia già l’8 dicembre2008 aproposito dell’approvazione del piano Cave della Regione Lombardia. Protestavo, riguardo la decisione regionale di consentirne la ripresa della coltivazione della cavaLa Rasanei Comune di Varese e Brinzio, per attuare un suo piano di recupero che rendesse possibile la coltivazione della stessa per quantità inaudite.

Veniva, infatti, consentito, di asportare, in sedici anni, oltre due volte quanto fosse mai stato consentito di cavare nella stessa, dal momento della sua apertura sino ad oggi. Stigmatizzavo la decisione regionale, anche perché, nel fare ciò, il Consiglio regionale non aveva neppure tenuto conto del lungo e problematico dibattito avutosi nel Parco Naturale Campo dei Fiori, che aveva impegnato per mesi, lavorando sempre a costo zero, le associazioni ambientaliste varesine. Associazioni che, con ampio seguito di opinione pubblica, avevano evidenziato importanti problematiche che restano tuttora vive e alle quali non è stato portato alcun riscontro chiarificatore.

Posso ben dire che quello realizzato in sede di Consiglio della Regione Lombardia sia stato, a mio modo di vedere, un vero e proprio colpo di mano. Colpo di mano, che non veniva adottato neppure per rispondere a un bisogno della collettività.

 Sono venuto a sapere che il proprietario della cavaLa Rasa, ha richiesto alla Regione, presentando un apposito progetto, di poter riprendere le escavazioni – ora ferme – finalizzate a poter realizzare il detto piano di recupero.

Un paio di settimane fa sono stato chiamato ad assistere a una pubblica riunione nella sala museale del Comune di Brinzio, dove rappresentanti di detto comune, legali, docenti universitari, presidenza del Parco naturale Campo dei Fiori hanno assunto una posizione di avversità verso il piano di recupero presentato, e quindi verso una ripresa delle escavazioni all’interno della cava in oggetto.

Questa che volge verso la sua rinaturazione ha subito interventi volti a scongiurare qualsivoglia pericolo per persone a piedi o all’interno di mezzi di trasporto. Non vi sarebbe, pertanto, alcuna necessità di attuare una sua messa in sicurezza con una escavazione massiccia.

Molte sono le assonanze tra l’atteggiamento chela Regione Lombardiaha tenuto verso questa cava e quella ex Coppa di Cantello. Per entrambela Regione Lombardiaha previsto una escavazione che il territorio varesino non può sopportare a meno di privarsi completamente delle sue ricchezze e obbligando i suoi abitanti a dover fronteggiare incomodi e pericoli di inaudite proporzioni.

Della posizione contraria all’attuazione dei piani di recupero da parte dei Comuni interessati, da parte della popolazione residente e da parte delle associazioni ambientalistiche, a questo punto, dovrà tener conto in vista della prossima VAS,la Presidenzadella Regione Lombardia. I piani di recupero, a nostro giudizio, altro non sono che permessi di escavazione (con nome tranquillante) per consentire ai proprietari delle cave di raschiare il fondo del barile, prima che questi siano impossibilitati a realizzare ogni ulteriore attività di escavazione delle stesse.

A tale proposito, ancora, ho scritto al Presidente della Regione Lombardia per chiedergli di rendersi protagonista di una azione innovativa, facendo in modo chela Lombardia, al pari delle nazioni del nord Europa possa consentire uno sfruttamento territoriale pari allo zero, caratterizzandosi per capacità di produrre industrialmente il materiale che attualmente viene tratto dalle cave. Materiale fondamentale sia per la realizzazione di strade e ferrovie sia per l’attività edilizia. Materiale che quando prodotto avrebbe una qualità pari al cavato, un maggior numero di operai impiegati nelle cave, un risparmio del territorio le cui ricchezze potrebbero essere tutte rivolte verso i cittadini. Gli ho proposto, intanto, di costituire un gruppo di lavoro regionale con i rappresentanti delle maggiori associazioni ambientalistiche nazionali.

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