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Apologie Paradossali

L’ASINO A SOMMA ZERO

COSTANTE PORTATADINO - 28/03/2014

Bertoldo ed il suo asino

Conoscete la storia dell’asino che Bertoldo vendette a caro prezzo al contadino ingenuo, mostrandogli come “produceva” monete d’oro, “bisanti”, dal suo proprio posteriore, ovviamente mescolate insieme a quanto di natura?

E non vi pare che una simile presa in giro della credulità popolare non possa essere messa nuovamente in circolo, anzi, non vi pare che circoli già largamente in tutti i campi delle principali passioni italiane, dalla politica al calcio, dove tutti siamo, ovviamente, i migliori presidenti del consiglio, i migliori Commissari Tecnici della Nazionale, i migliori Amministratori delegati delle Ferrovie dello Stato? Nella maggior parte dei casi l’esercizio di spiegare quali leggi deve fare il governo, come deve giocare una squadra di calcio, come si fa a far arrivare i treni in orario si consuma sul tavolino di un bar; difficilmente veniamo messi alla prova e costretti a confrontarci con la dura realtà.

Se abbiamo a che fare solo con noi stessi, possiamo dire che la prova ci causa un danno limitato, anzi può essere benefica, ci costringe a riconoscerci per quello che siamo, a stare terra terra, ad essere umili. Humilitas, sapere di essere humus, niente altro che terra.

Molte volte ho sperimentato di persona quanto la testarda realtà non ceda al volo leggero del mio desiderio sognante e nemmeno allo sforzo ostinato. Non sto a dire della lontana esperienza in politica, da cui mi sono allontanato all’età in cui molti la iniziano, essendomi accorto che il passaggio dai partiti identitari come la Democrazia Cristiana, che esigevano un’appartenenza consolidata e un lavoro di gruppo a quelli di opinione, che avrebbero messo in primo piano doti di dialettica e di comunicatività, avrebbe messo in luce i miei limiti.

Prima ancora mi ero scoperto limitato nel campo sportivo: il cronometro, la misura, l’asticella, il punteggio che ti infligge l’avversario sono giudici severi ma equi. La più bella scuola di umiltà è stato l’alpinismo: quante volte la scelta di rinunciare a portare a termine una scalata divenuta difficile non è stata una preziosa lezione di saggezza e di umiltà? Altrettante volte la costanza e la fiducia hanno portato la gioia di un successo. Conoscere se stessi, attraverso l’accettazione dei propri limiti, aiuta a conoscere la realtà.

Perciò non mi scandalizzano gli errori e i fallimenti, anche degli altri, anche delle persone più in vista, politici, sportivi, manager super pagati. Affrontano sfide difficili. E se devi stare in primissima fila non ti puoi nemmeno permettere la “virtù” della mediocrità (che non è l’umiltà, è la storia della volpe e dell’uva).

Guardo con simpatia e speranza a quelli che osano sperare cose grandi, che vanno oltre i limiti, non delle proprie capacità, ancora da scoprire, ma del ”buon senso” definito dalla mediocrità della massa. Spero.

Spero, contro il mio stesso scetticismo, che Seedorf faccia giocare il Milan come una volta. Che Valentino Rossi ritrovi la grinta di una volta. Che la Ferrari faccia i motori di una volta. Che Renzi azzecchi una politica economica che ci ridia il gusto di lavorare, di intraprendere, di innovare.

È ovviamente questo il punto cui tengo, il resto sono quisquilie, come direbbero Totò e Sebastiano Conformi. E non vorrei che i nostri eroi facessero come Bertoldo, che di fronte alle rimostranze del contadino, perché dal didietro dell’asino non escono più né zecchini, né bisanti, risponde. “Ma cosa gli date da mangiare?” “Il buon fieno, la paglia, qualche carota…” “Ma brava gente, se volete che l’asino caghi bisanti, bisanti gli dovete dare da mangiare!”

E qui i nostri eroi stiano bene attenti a non mettersi su quella strada, dove già sembra avviato l’allenatore del Milan, che vorrebbe cambiare tre quarti dei giocatori, cioè la dieta dell’asino. E soprattutto Renzi rischia grosso in questo gioco, perché lo Stato mi sembra proprio assomigliare all’asino di Bertoldo, che se non mangia bisanti in tasse difficilmente potrà “produrre” bisanti in scuole, servizi, ferrovie, posti di lavoro e così via. Anzi qualche moneta finisce per rimanere nelle interiora dello stesso.

P.S. Mi giunge notizia che Prandelli e la Federazione Calcio hanno rinnovato il contratto per due anni dopo il Mondiale, stabilendo un programma di lavoro ampio ma preciso. Prandelli non ha mai preteso che il suo asino producesse bisanti, forse proprio per questo ha ottenuto fiducia a prescindere dai futuri, incerti risultati. Premiare il vincente e punire il perdente è una forma di meccanicismo a somma zero, proprio come le finanze dello Stato (quando va bene), e come il posteriore dell’asino di Bertoldo.
C’è ancora qualcuno che crede che il lavoro sia una cosa seria e che occorra il giusto di tempo e di fatica per ottenere risultati. Detto in una famiglia dove c’è stato un allenatore di calcio (e amante della pittura dei Macchiaioli) ci sta a pennello.
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