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Politica

STAZIONI UNIFICATE VERSO IL REALISMO

OVIDIO CAZZOLA - 17/12/2011

 

il trambus di Grenoble, a suo tempo preso a modello per Varese

Non può che fare piacere il ripensamento del programma di coordinamento fra le due stazioni a servizio della città. L’accordo di programma fra la Regione Lombardia, la Provincia e il Comune di Varese, la Rete Ferroviaria Italiana (RFI), le Ferrovie Nord per l’unificazione delle stazioni ferroviarie di Varese risale al 2007.

Molto cambierà, come si è già scritto, con la realizzazione del collegamento ferroviario Stabio-Arcisate le cui opere sono in corso, pare rispettando i tempi previsti. L’assessore regionale Cattaneo lo ha recentemente confermato.

Questo collegamento modificherà sostanzialmente il ruolo delle stazioni varesine: la linea ferroviaria verso Arcisate avrà infatti, finalmente, una continuità – da sempre desiderata – verso Lugano e il nord europeo. Ma vorrei ricordare alcuni aspetti che il nuovo programma deve proporsi di realizzare con chiarezza.

Il suo compito principale è quello della soluzione di un problema che abbiamo ereditato dall’Ottocento con il mancato coordinamento tra le due linee ferroviarie. La difficoltà di raccordo su rotaia dei due livelli di percorso oggi viene infine accettata, puntando su percorsi pedonali fra le due stazioni esistenti facilitati e protetti per i viaggiatori con ascensori e scale mobili. Con luoghi adeguati di sosta e di incontro, di offerta di servizi diversi anche commerciali. La soluzione non può che trovarsi nella misura degli interventi, perché i costi siano contenuti, affrontando anche la riorganizzazione dell’intera area adiacente le attuali stazioni con il rispetto delle volumetrie previste dal vigente Piano regolatore o con una loro auspicabile riduzione.

Non potrà mancare un’area a parcheggio in un coerente quadro di mobilità urbana che deve definitivamente escludere grandi parcheggi nelle aree centrali. Attualissima è in questi giorni la ripresa della tentazione di fare un grande parcheggio multipiano in via Staurenghi.

Esiste finora un solo piano della mobilità cittadina redatto negli anni ’90 del secolo scorso a cui fare riferimento. L’ho richiamato più volte e lo condivido per la sua chiarezza propositiva: la mobilità veicolare nell’area urbana va drasticamente ridotta a favore della pedonalità e della ciclabilità; va potenziato un trasporto pubblico “moderno” fondato sulle esistenti ferrovie riorganizzate come metropolitane di superficie, integrato, si proponeva allora (idea da verificare), da una linea tramviaria ‘moderna’ silenziosa e di facile accessibilità, in sede propria, da Bizzozero a Masnago, su cui innestare le linee degli autobus anch’essi da rendere attuali per comodità e accessibilità.

Vanno realizzate fermate ferroviarie all’esterno del nucleo urbano, dotate di adeguati percheggi.

Non si tratta evidentemente di un processo riorganizzativo di breve durata, ma è necessario deciderne, dopo quasi vent’anni, l’avvio. Ciò richiede il coinvolgimento urgente delle società ferroviarie. Richiede l’approfondimento delle compatibilità da garantire fra il collegamento ferroviario con Lugano e la trasformazione in senso metropolitano del sistema ferroviario locale.

Con tutta evidenza la città deve avere la precedenza nelle soluzioni che si andranno a proporre.

Finalmente lasciando da parte la “pensata” dei “grattacieli” (e dei loro ingombri volumetrici senz’anima), che resta nella matita di coloro che forse avevano perduto di vista il valore tuttora permanente dei segni della storia e la necessità di quelli che dobbiamo immaginare e realizzare per il nostro futuro.

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