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Garibalderie

I NOSTRI BOGART

ROBERTO GERVASINI - 11/04/2014

Si potrà firmare la petizione sabato 12 in piazza Podestà e domenica 13 aprile presso l’arco della Prima Cappella, oppure alla Galleria Ghiggini finché Emilio avrà pazienza. È bene ricordarlo anche se ci intristisce ridire del parcheggio alla Prima Cappella perché il pensiero malinconico va all’immediato dopoguerra, agli uomini che hanno onorato la destra come la sinistra, come amministratori, come professionisti, come imprenditori. Ne rimpiangiamo molti. Quattro nomi a caso, da destra a sinistra, nei consigli comunali di lustri addietro: due avvocati, Bombaglio e Grilli, due sindaci, Oldrini e Cova. E poi altri ancora sulla breccia dell’impegno civile tra i quali Vaghi, Cazzola, Angelo Monti. Per non dire della società civile, piena di esempi – cito Livio Ghiringhelli e Pier Fausto Vedani – che brillano ancora oggi, dopo decenni di fattiva presenza, per il loro sacro fuoco interiore. A Varese non c’è proprio nulla da rottamare.

È sempre attuale il problema di fondo, che è prioritario, irrisolto, di una cultura anche terra terra che renda coscienti gli abitanti dell’intero Bel Paese dei disastri non solo economici, civili, di distruzione di un patrimonio, non solo culturale. Ci stiamo avvelenando nella più totale ignoranza, abituati ed assuefatti a tutto, ormai ciechi, disattenti; anche per stanchezza.

Chi si accorge più, ad esempio. che siamo invasi, sommersi, che camminiamo circondati da rifiuti ed immondizia? Fa ormai parte del paesaggio urbano ogni ben di dio distribuito puntualmente in giardini pubblici, aiuole, marciapiedi, siepi, strade. I peggiori inquinatori sono i fumatori, dati alla mano.

I maschi veri, quelli che non chiedono mai, non sono usciti dalla scuola di portamento della Schulz: camminano a gambe larghe. Il macho fumatore si sente pistolero. Son quasi buffi come quelle donzelle che camminano coi tacchi altezza 12 con le punte delle scarpe in fuori, tipo papera, chinate in avanti. Non si sono allenate sulla trave per camminare con un piede davanti all’altro, in linea. La classe non è acqua.

Giacca abbottonata, capello corto, scarpe nere, braccio destro lasso, da pistolero del far west ma tra il dito medio e l’indice, il macho della cicca tiene la sigaretta, che è una pistola.

Poi c’è l’incallito, quello coi denti gialli, le occhiaie perenni, le dita marroni, la tosse intermittente; poi quelli per i quali la sigaretta è anche mezzo indispensabile per atteggiarsi all’Humphrey Bogart “de la Schiraneta”. Seduti, i fumatori a basso livello di reddito e di cultura stanno flessi in avanti, tipo seduta water dello stitico mentre gli pseudo intellettuali son distesi, spalle all’indietro e il fumo viene indirizzato verso l’empireo. Cosa li accomuna tutti?

Li accomuna l’arricchimento del patrimonio paesaggistico italiano: pacchetti vuoti gettati ovunque, tonnellate di mozziconi sparsi su ogni metro quadrato di aree urbane. I mozziconi di sigaretta sono una minaccia per l’ambiente ai più sconosciuta. La somma degli elementi nocivi dei mozziconi è lunga: nicotina, benzene, gas tossici come ammoniaca, acido cianidrico, acetato di cellulosa e non mancano elementi radioattivi come il Polonio 210.

I mozziconi di sigaretta sono peggio di una legge finanziaria. I numeri sono impressionanti: tredici milioni e oltre di fumatori in Italia gettano a terra settantadue miliardi di “cicche”, 72 miliardi, che son duecentomilioni di mozziconi al giorno che vanno ad aggiungersi a tremilaseicento tonnellate di cenere. Ci son poi i fumatori da spiaggia, quelli che infilano la cicca nella sabbia contribuendo ad incrementare il primato indiscusso delle cicche nell’inquinamento dei mari.

Nessuna discriminante tra gente acculturata o meno. A Varese è sufficiente aggirarsi nei paraggi dell’ingresso della Biblioteca civica di Via Sacco, piuttosto che in uno dei tanti luoghi istituzionali per trovare decine di mozziconi gettati a terra appena fuori l’ingresso. Ora c’è una legge in via di approvazione che prevede troppo pesanti sanzioni per gli inquinatori, per i lanciatori di pacchetti di sigarette vuoti e di cicche fumanti. Ma chi li controllerà mai milioni di imbecilli che si e ci intossicano i polmoni e la vista, insozzano giardini, strade, marciapiedi?

Seguono, nella classifica dell’immondizia che contorna i nostri percorsi quotidiani, le lattine e le bottiglie di birra, la plastica delle bottiglie di bevande velenose e gasate, le bucce di ogni frutto, la cacca dei cani e a volte perfino di umani. Ma siamo assuefatti, in Italia. Gli incivili, quando oltrepassano il confine svizzero, si trasformano, temendo anche sanzioni o semplicemente il rimprovero o lo sguardo di disprezzo di gente civile, magari la stessa che quando viene in Italia non disdegna di provare l’ebbrezza di gettare pacchetti vuoti di sigarette dai finestrini delle auto e mozziconi di sigarette ancora fumanti nel primo vaso di fiori sulla piazza pubblica, come di rito per l’Humphrey Bogart de la Schiraneta piuttosto che del ciucatée de Bium de sott.

 

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