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Garibalderie

ADORABILE PIRATA

ROBERTO GERVASINI - 10/03/2023

vedaniNon eravamo ancora  in quaresima. La notizia della morte di Pier Fausto Vedani mi ha fatto sperare in suo micidiale scherzo orchestrato a Casina, con gaudenti complici, per allungarsi la vita. Pier Fausto era capace anche di questo perché aveva due doti almeno, la serenità interiore e una gran voglia di ridere, di giocare col grottesco, il surreale, l’assurdo.

Avrebbe potuto lavorare sulla traccia di una famosa battuta di Woody Allen che, ossessionato dal pensiero della morte, si chiedeva se nell’aldilà gli avrebbero cambiato un biglietto da cinquanta. Pier Fausto era capace di questo, anche.

Lo vedo ridere. Vecchio  pirata! Me lo vedo, dato per defunto, sulla nave corsara, scrutare al largo col cannocchiale la riva dove gli amici e i figliocci, raccolti ed afflitti in tristi pensieri, guardano l’orizzonte: “Va che cumpagnia de ciulandari,  hanno abboccato come pescioni”, con una gran risata delle sue. Giornalista, era arrivato a Varese in Prealpina da Como, portato da Mario Lodi. Già un comasco che si trasferisce a Varese ed ama questa città come pochi varesini è cosa assai rara, quasi come un bustocco che non invidi Varese. Si formò in breve un quartetto Cetra di grandi giornalisti, professionali, onesti, rigorosi: Vedani con Morgione, Giannantoni e Tresca. Vedani farà da balia ad un altro eccellente quartetto della generazione successiva: Bonoldi, Botti, Massimo Lodi e Gianni Spartà ed è in quel tempo, fine anni 70 e prima metà degli anni 80 che ci incrociammo spesso in Prealpina. Pier Fausto era arrivato nella prima metà degli anni 60 e si occupò di sport, calcio e basket. Chi scrive era allora già azzurro e campione italiano dei 1500 metri ma non abbiamo mai parlato di sport. Fu l’impegno politico coi radicali pannelliani, anarcoidi e provocatori non violenti a portarmi al giornale dove Pier Fausto si divertiva delle insolite trovate e cominciò a darci spazio. Portammo un Asino militarista in piazza Monte Grappa, regalammo ai compagni del PCI un’enorme sveglia durante una campagna referendaria, chiedemmo alla Famiglia Bosina di aprire una sezione gay, uscimmo costantemente con comunicati stampa su temi delicatissimi e con esposti alla Magistratura.

Pier Fausto non negava mai lo spazio. Allora mi chiamava con simpatia “Cicciolino” perché era stata eletta alla Camera dei Deputati Ilona Staller, in arte Cicciolina. Poi quando le uscite goliardiche lo divertirono oltre misura passò a “ Jerry “. Quando mi presi una pausa per gravosi impegni sentimentali fece fare a Morgione una grande vignetta: due uomini in auto e uno chiede all’altro “Ma che fine ha fatto Cicciolino? Questo silenzio è preoccupante”. Ripresi e un giorno telefonò alla segreteria dei radicali per assicurarsi di non ricevere querela per la pubblicazione del curriculum che gli avevo spedito come candidato varesino del PR per le elezioni alla  Camera dei Deputati dove apparivo in foto con la Kefiah modello Arafat e due sci, uno per mano. Mi presentavo come Musulmano “sciista” con un curriculum assurdo, con molte mogli e tanti figli, puntando tutto sull’esser stato un bambino prodigio che a 9 anni era salito dal centro città al Sacromonte con la bici del nonno “senza mani”. “Jerry sei fantastico, ma devo avere il nulla osta del partito”, e rideva. Glielo diede Massimo di Gioia al quale non riusciva a leggere il testo per le risate irrefrenabili. Immagino altri direttori al suo posto, tra quelli arrivati dopo di lui, era un grande. Laico davvero, fino al midollo, Pier Fausto sapeva apprezzare l’individuo al di là di qualsiasi schieramento politico ed avere sempre, anche coi peggiori elementi finiti nelle patrie galere, nessuna cattiveria, forse era spinoziano, nel senso che era convinto che siam tutti obbligati a compiere ciò che per noi è scritto dalla Natura.

Non abbiamo mai parlato di colpa, di pena, di carcere. Grazie a Pier Fausto ho abbattuto un paio di volte il muro delle due ore di telefonata che però mi parvero alla fine brevi. Gli piaceva raccontare di suo padre, della guerra, del dopoguerra e quando il discorso stagnava su avvenimenti tristi scattava una battuta ridanciana e si tornava a sorridere. Naturalmente si prendeva tutto il tempo. Mi ha sempre dimostrato grande simpatia e mi commossi leggendo un suo pezzo su Varesenews dove dichiarava che nel suo cuore aveva spazio per due varesini, due pazzi giusti, Mauro della Porta Raffo e chi scrive.

Vecchio Pirata, uomo libero, che tu possa avere il vento in poppa e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle (George Jung).

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