Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

In Pellegrinaggio

TRA SANTUARI E MONASTERI

Don ERMINIO VILLA - 20/06/2014

Al santuario di Caravaggio

In estate, per tradizione, si è soliti andare in vacanza, per un tempo più o meno lungo. Tra le mete più gettonate ci sono i Santuari, che vengono preferiti perché danno l’opportunità di raggiungere nello stesso tempo due obiettivi: godersi un po’ di tranquillità esteriore e di pace interiore!

Ai partecipanti ad un convegno dei rettori dei Santuari, San Giovanni Paolo II dava queste indicazioni: “Ho potuto visitarne molti soprattutto in Italia, a motivo del mio ministero, e ho notato che i Santuari costituiscono un’eloquente testimonianza della storia religiosa della Nazione”.

Poi così ha richiamato il grande valore che rivestono per il popolo di Dio: “Se offrono ai fedeli e ai pellegrini momenti preziosi di verifica, di approfondimento, di indispensabile ricerca interiore, per quelli meno assidui, o in difficoltà, o in ricerca, invece, sono una provvidenziale occasione di incontro con Dio e un forte richiamo alle esigenze della fede”.

Registrando il notevole afflusso di pellegrini e di turisti verso questi luoghi santi, favorito anche dalle accresciute possibilità offerte dai mezzi di comunicazione, osservava che “l’evoluzione della società e l’influsso di una diffusa mentalità consumistica non sembrano aver frenato, bensì per certi versi piuttosto accentuato, questo fenomeno. Sempre più persone, in effetti, bisognose di silenzio, di quiete, di distacco dalla frenesia quotidiana e dal mondo degli interessi materiali, ricercano la pace, l’armonia con se stessi, con la natura e con Dio, ultimo fondamento dell’esistenza”.

Nell’odierno contesto socio-religioso la funzione dei Santuari, mèta di continui pellegrinaggi, è sempre più di essere luoghi dell’essenziale, dove si va ad attingere la grazia, prima ancora che “le grazie”.

“Più si diffonde la cultura secolarizzata e più questi ambienti acquistano un’intrinseca valenza evangelizzatrice, perché invitano a convertirsi. Lontano dal groviglio delle occupazioni quotidiane, l’uomo ritrova anzitutto la possibilità di pensare, di riflettere, di lasciar emergere dentro di sé quegli interrogativi che, se possono inquietarlo, si rivelano però salutari per la sua anima. Tutto, insomma, nel Santuario deve tendere a far sì che il reciproco ricercarsi di Dio e dell’uomo possa diventare incontro”.

La stessa cosa – con le debite differenze – si può dire dei monasteri, che, insegnava San Benedetto, “ricevono l’ospite come Cristo”: ne è segno l’accoglienza aperta a tutti, che comincia dall’ascolto, tante volte richiesto da chi – come succede anche dalle Romite al Sacro Monte – è mosso da un impulso insopprimibile ad aprirsi, confidando i suoi dubbi e necessità, perché cerca luce, calore, conforto, guida… La vita comunitaria che lì si condivide nelle forme della celebrazione eucaristica e della liturgia delle Ore aiuta a ricentrare la vita su Dio e fa diventare “luminosi” come lui.

Un crudele pascià aveva proibito agli Ebrei di accendere qualsiasi lume durante la notte. Le città erano nella più completa oscurità, ma le finestre del rabbino Joseph Caro splendevano nelle tenebre. Il rabbino leggeva le Scritture. Le guardie riferirono al pascià ciò che accadeva. Questi si recò subito alla casa del rabbino e lo vide chino sulla Bibbia, mentre tutta la stanza risplendeva di luce, sebbene nessuna lampada fosse accesa. Allora il rabbino spiegò al pascià che la Legge di Dio illumina non solo la vita di coloro che la studiano, ma è luce per tutto il mondo.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login