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Attualità

LA TRAGEDIA AIDS

ARTURO BORTOLUZZI - 10/10/2014

aidsUna tragedia che continua. Non ho potuto non leggere con forte preoccupazione l’articolo pubblicato su La Prealpina del 4 ottobre scorso con il seguente titolo “Allarme Aids. Dilagano gli untori”, che seguiva un altro articolo di quattro anni fa (2 dicembre 2010) intitolato “Aids. La nuova epidemia contagia Varese”. Avevo, allora, scritto agli enti pubblici interessati, auspicando fossero posti in essere provvedimenti risoluti da parte delle Istituzioni, come da parte del Provveditore agli studi. Non avevo, però, ricevuto risposte, né per iscritto e neanche pratiche, come se non vi fosse interesse ad affrontare la materia.

Forse qualcuno ai quali mi ero rivolto, si è stoltamente chiesto: perché un rappresentante di un’associazione del terzo settore interviene in materia di Aids pretendendo una risposta? Credendo sia un mio diritto di porre domande e avere un riscontro, ho interrogato, appena ho terminato di leggere l’articolo, il professor Paolo Grossi (confermato nella Commissione regionale Hiv). Allo stesso, mi sono rivolto per conoscenza, perché convocasse, cortesemente, una riunione con Regione Lombardia, Comune di Varese, Provveditorato agli studi, Arpa e Asl, Centro servizi volontariato. Conto che nella stessa ogni rappresentante degli enti citati possa ottenere tutte le informazioni necessarie e prendersi le proprie responsabilità al riguardo.

Ho chiesto ai rappresentanti degli enti, che mi aspetto si mettano assolutamente a disposizione del professore Grossi, che queste riunioni si possano fare stabilmente, così da poter avere una informazione continua e si sappia come migliorare il nostro agire per venire incontro ai problemi della comunità. Il luogo migliore dove convocarle è, a mio modo di vedere, la Regione Lombardia, sede territoriale di Varese, alla presenza, anche, del presidente della Commissione regionale Hiv che confido possa portarci esempio delle migliori pratiche nazionali ed europee. Ho chiesto vengano cortesemente assunti provvedimenti risoluti, soprattutto da parte delle istituzioni in relazione alla competenza sanitaria in capo al sindaco.

Una volta per tutte, ho domandato che il Provveditore possa concordare con tutti gli interessati una soluzione operativa e che, pertanto, venga messo all’ordine del giorno di una sperabile riunione, la individuazione per ogni istituto scolastico un docente che possa diventare una sorta di presidio per informare i giovani sull’Aids e su come evitare il disagio. Ritengo, che, come per la guida sicura di un auto, proprio i giovani possano essere veicolo di trasmissione in casa di notizie informative. Il professor Grossi lo ricordava nella sua intervista: l’Aids comporta certamente la nascita di drammi personali e familiari. Vi sono anche, però, ricadute sulla collettività e un costo sociale enorme. Basti pensare che, soltanto all’Ospedale di circolo di Varese, vengono spesi poco meno di 5 milioni di euro l’anno per cure e farmaci retrovirali.

Non ci si interroghi, pertanto, sul perché abbia deciso di scrivere in materia di sanità. L’eventuale risposta è semplice e non è l’eventuale voglia di protagonismo della mia persona. Ho ritenuto doveroso che non solo il Comune di Varese assumesse i suoi opportuni e doverosi compiti di fronte al crescere della malattia. Penso che debbano farlo, anche, coloro che come me, sono esponenti di associazioni del terzo settore.

Ho, infatti, messo per conoscenza della mia lettera anche il presidente del Centro servizi di volontariato di Varese. Ho proposto che all’ordine del giorno di una sperabile riunione che ho caldeggiato, oltre a quanto già indicato, si pongano i seguenti argomenti: la distribuzione in tutte le scuole un depliant sulla malattia e sui comportamenti che devono essere tenuti per evitare di contrarla; la distribuzione ai soci dell’Associazione Varese Europea richiedendo agli stessi di diffonderlo capillarmente (ricordiamo come anche Amici della terra sia parte di Varese Europea e come della stessa faccia parte anche il sindaco di Varese). Non ho avuto né ho alcuna pretesa sulla bontà di questi oggetti che possono essere liberamente cancellati previa spiegazione del perché. Resta chiaro che, qualunque iniziativa possa essere assunta all’ente pubblico, questa avvenga di concerto con l’ospedale e la competente Asl.

Credo che il primario Grossi possa cortesemente individuare appositi bandi di finanziamento (nazionali e europei) attraverso i quali sostenere iniziative di prevenzione che egli stesso vorrà indicare. Il professor Grossi, se lo ritenesse opportuno, è chiaramente libero di mutare qualunque punto all’ordine del giorno.

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