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Cultura

LAGO DI VARESE, MARE NOSTRUM

LUISA NEGRI - 14/11/2014

 

Carlo Prevosti (1914-1981), Carluccio per amici e familiari, fu architetto noto in Varese. Di lui ricorre il 25 novembre il centenario della nascita.

Forse meno conosciuta al pubblico è la sua vena pittorica, che applicò a ritratti, paesaggi, fiori, con esiti d’indiscutibile raffinatezza. Gli giovò certo il clima respirato nella bottega di famiglia, nel cuore di Varese, dove si realizzavano mobili artigianali di pregio e si progettavano interni con arredi importanti, destinati ai residenti varesini. Ma le ordinazioni arrivavano spesso anche dal capoluogo lombardo o da oltre confine. La ditta divenne nel tempo anche galleria d’arte. A esporre erano i più bei nomi dell’arte locale, secondo quella tradizione di buone gallerie locali venute in auge anche da noi, nel secolo scorso.

Alcune tra le più interessanti pitture di Carluccio, realizzate negli anni Trenta, in età giovanile, poi nel periodo di internamento – a Herzogenbuchsee in Svizzera, vicino a Berna – a partire dal 1943, infine negli anni Settanta, sono esposte fino al 25 novembre presso la Sala Veratti, in una mostra che rivela il doppio interesse, professionale e artistico, dell’architetto.

Già allievo di Aldo Carpi, Eugenio Pellini e Mario Ornati al liceo artistico di Brera, il Prevosti scelse di laurearsi poi in architettura al Politecnico di Milano, nel 1938. Ma rimase sempre innamorato della pittura, cui si dedicò, negli spazi tra un lavoro e l’altro, tra un progetto di una costruzione e quello di un arredo domestico, per l’intera vita, coltivando in parallelo passione e professione. Non è un caso che la mostra, dotata anche di un video, si apra con le carte di diversi progetti, realizzati o comunque abbozzati da Prevosti nella sua carriera di architetto: per ville e palazzi della città. O per spazi aperti della stessa Varese, come ad esempio Piazza della Repubblica. Dove il mercato dei fiori, e ampie macchie di verde, prevalenti su semplici arredi, sono chiamati a fare da decoro alla città, accanto al monumento del Butti, arretrato sul fondo della Piazza. Altra curiosità in mostra è un progetto dello stesso per Malpensa.

Si deve alla disponibilità degli eredi Giorgio e Franco, e alle cure del conservatore dei musei civici Daniele Cassinelli, la riproposizione in chiave intimistica di questa figura di artista minore, in parte avvicinabile ai più maturi colleghi Domenico de Bernardi e Montanari, cui il Prevosti esplicitamente guarda: paesaggi, colori e atmosfere sembrano “rubate” al primo, mentre è soprattutto nei ritratti che il giovane Carluccio dimostra di aver ben assimilato alcuni insegnamenti dell’amico Giuseppe, che dalle Marche s’era portato a far casa alle pendici del Sacro Monte.

Si veda in proposito la grande opera “Ora serena”, un olio del 1932 coi ritratti delle zie e della nonna, realizzato su compensato ed esposto in rassegna lo stesso anno presso la galleria paterna, assieme ai più importanti nomi locali. Carluccio è nella rosa dei giovani artisti, ma già si fa apprezzare dal critico Manuli della Cronaca Prealpina.

Caratteristica delle opere di Prevosti è di essere dipinte prevalentemente su legno o masonite. Un’unica opera in mostra, “Lo stagno nel verde”, una lussureggiante natura del 1931, dalla resa cromatica molto vivace, è realizzata su cartone. Bello quel Lago di Varese, mare nostrum, un olio su compensato in cui la luce, una lama di luce argentea, rifulge e trascorre sulla superficie dell’acqua sotto un impalpabile ventaglio di nubi. Non è il solo quadro dedicato al lago di Varese, altri se ne vedono in mostra, accanto a una veduta del lago di Lugano, perché l’amore lacustre fu dal Prevosti pittore particolarmente coltivato.

La rassegna della sala Veratti, come ben sanno gli estimatori di queste piccole ma piacevoli mostre realizzate in chiave intimistica, si inquadra in quell’ottica di riproposizione di figure artistiche locali, vissute a cavallo tra Otto e Novecento, note per lo più ai varesini di antiche radici. E si tratta di una catena di bei nomi che vanno da protagonisti, come appunto Giuseppe Montanari e Domenico De Bernardi, Angelo Frattini e Leo Spaventa Filippi, ad artisti meno noti, ma da scoprire: valga per tutti l’omaggio a Teresa Grassi, la maestra pittrice portata all’attenzione dei visitatori in tempi recenti proprio nella bella sala ornata dai pregevoli affreschi di Antonio Magatti. La Grassi, stabilitasi a Varese nel 1923, fu tra l’altro frequentatrice assidua proprio della casa dei Prevosti. “Deve essere stato l’inizio - suggeriscono in catalogo i figli dell’artista – di un insegnamento quasi involontario che stimolò in Carluccio, tra i quindici e i diciotto anni, uno slancio per la pittura che lo portò a risultati più che discreti”.

Mostre come quella di Prevosti, nella continuità di scorci d’interni domestici, di paesaggi noti, di ritratti di volti cari e familiari, hanno insomma anche il pregio, un valore aggiunto, di riavvicinarci al nostro piccolo mondo, facendoci persino riflettere su quanto avevamo e non abbiamo saputo mantenere col dovuto decoro. Basterebbe quel mare nostrum, quel solo quadro: di quel lago, così bello e caro nell’ interpretazione pittorica e onomastica di Prevosti. Così maltrattato e deturpato, nella realtà odierna della pochezza e del colpevole disimpegno per non averne avuto cura.

Carluccio Prevosti (1914-1981). L’amore per la pittura di un architetto varesino
Sala Veratti, Varese
A cura dei musei civici
Testo in catalogo di Daniele Cassinelli
fino al 25 novembre 2014
da martedì a domenica: 9.30-12.30 14.00 -18.00

 

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